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Crimini ambientali per finanziare i terroristi internazionali

I crimini ambientali come commercio illegale di specie protette,di carbone, diamanti e petrolio, taglio illegale dei boschi, in Africa e Asia danno ai terroristi i soldi per i loro attacchi in Occidente.

L’Europa è ancora sconvolta per quanto successo al giornale satirico Charlie Hebdo, vittima di un attentato terroristico per diverse vignette sull’Islam e Maometto. Finita la guerra fredda, la contrapposizione non ha più riguardato Occidente e Blocco comunista, bensì Occidente e Medio Oriente. Con una serie di guerre (due volte in Iraq, in Afghanistan, in Libano, in Libia) e attentati (il primo a New York nel 1993).

Crimini ambientali per finanziare i terroristi internazionali

Ma qui tralasciamo le pur importanti questioni che stanno dietro a questo conflitto che ormai non ha più confini geografici, per porci una domanda: chi e come finanzia i gruppi terroristici? Sicuramente un ruolo importante li hanno alcuni Paesi arabi, anche se, occorre anche aggiungere, che molti terroristi si sono proprio formati nella CIA e in Gran Bretagna. Ma un ruolo importante lo giocano anche i reati ambientali.

Quasi tutti, se non tutti i gruppi terroristici principali si finanziano mediante deforestazioni e relativa vendita illegale del legno; bracconaggio; commercio di specie animali protette, vendute interamente o per singole parti, come l’avorio o il corno di rinoceronte. Il tutto, per un volume d’affari che stando alle stime dell’United nations environment programme vale tra i 70 e i 213 miliardi di dollari l’anno.

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Il WWF ha ideato una vera e propria cartina geografica di questi commerci, mediante il rapportoNatura Connection”. Vediamo di seguito i vari gruppi terroristici e le rispettive zone dove operano.

Partiamo dal commercio illegale dell’avorio, delle corna di rinoceronte,  parti di tigre e di altri animali protetti. Non sono solo gli elefanti e i rinoceronti ad essere vittime di stragi, per il loro prezioso avorio. Ad essi vanno aggiunti anche ippopotami e gorilla.

I separatisti del Bangladesh si finanziano con questo tipo di attività illegale ai danni dell’eco-sistema, così come le milizie tribali operanti in India; in Africa, il Lord Resistence Army (gruppo di matrice cristiana) della Repubblica Centro africana, e i gruppi ribelli dell’alleanza Seleka fanno anch’essi commercio illegale di specie protette.

La Somalia, paese da decenni travagliato da una pesante guerra civile, vede come attrici principali diverse milizie somale, tra cui Al Shabaab, le quali pure si finanziano con il commercio dell’avorio di elefanti uccisi in Kenya, ma anche commerciando carbone prodotto illegalmente. Alcuni ricorderanno Al Shabaab per l’attentato al centro commerciale di Westgate, a Nairobi, nel settembre 2013. Secondo i ben informati, anche quell’atto criminale fu finanziato dal commercio di avorio.

wwf contro corni rino
Crimini ambientali per finanziare i terroristi internazionali: pubblicità del WWF contro il commercio dei corni di rinoceronte

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Nigeria, altro Paese africano tormentato da fame, sete, carestie e guerre civili. Qui la parte del leone la fa il gruppo Boko Haram, diventato famoso per il maxi sequestro di molte donne diversi mesi fa. Esso si finanzia principalmente con il commercio dell’avorio ricavato dagli elefanti del Camerun. Ma nigeriani sono anche i miliziani Janjaweed, che si finanziano, manco a dirlo, con il commercio dell’avorio e del corno di rinoceronte di animali cacciati in paesi limitrofi nella Repubblica democratica del Congo e la Repubblica Centro Africana. E ancora, i Mai Mai, sempre con il commercio dell’avorio. Ma ci sono anche gruppi armati filo-governativi, che fanno lo stesso con gli elefanti del Ciad, Camerun, Repubblica democratica del Congo e Repubblica Centro Africana. Chiude la triste carrellata dei commercianti illegali di avorio il Gruppo di resistenza nazionale (Renamo) in Mozambico.

Ma, come dicevamo, non è solo il commercio dell’avorio a finanziare i gruppi terroristi, bensì anche la deforestazione.

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Come fanno i narcotrafficanti, che stanno distruggendo importanti zone e corridoi biologici del Centro-america, e il gruppo più noto di tutti, Al Quaeda, che si finanzia con il commercio illegale di alcune risorse forestali, ma anche l’avorio. Poi ci sono quelli specializzati nella vendita diretta del legno delle foreste, come i Kmer rossi in Birmania. Ma anche la Costa d’Avorio e il Congo sono vittime di questi reati.

WWF-appello
Crimini ambientali per finanziare i terroristi internazionali: appello del WWF a non alimentare il commercio degli animali esotici

Poi c’è il commercio illegale di idrocarburi e minerali preziosi, come diamanti, coltan, onice. Specializzati in questo sono i Talebani, come noto molto attivi in Afghanistan, e il gruppo terroristico dell’Isis che utilizza i pozzi di petrolio a proprio beneficio, per ritornare ad Al Quaeda e ai suoi profitti derivanti anche dal traffico di diamanti.

I reati ambientali comportano un altro fenomeno ad essi legato: la schiavitù infantile. Nel luglio dello scorso anno è stato pubblicato su Science uno studio effettuato dai ricercatori di Berkeley, il quale sottolinea come la manodopera infantile a basso costo diventi un importante strumento per contribuire al saccheggio di risorse sempre più scarse.

Poi comporta anche una strage di quanti sono preposti alla difesa degli animali maggiormente appetiti dai terroristi. Basti pensare che negli ultimi 10 anni più di mille ranger sono stati uccisi in servizio in 35 Paesi diversi. Chi non è stato ucciso, non se l’è cavata molto meglio, essendo stato sottoposto a continue minacce, ma anche torture e sevizie.

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Evitare questi commerci illegali, non solo difenderebbe animali, foreste e minerali, ma ridurrebbe anche la corruzione, la prevaricazione dell’accesso di tali risorse alla comunità, oltre che le destabilizzazioni politiche di quei Paesi.

Certo, bisogna anche aggiungere che pure l’Occidente ci sguazza nei guai dei Paesi Africani e fomenta l’odio di questi gruppi e, di conseguenza, il loro cattivo agire. Ma questo è un altro discorso.

 

Luca Scialò

Nato a Napoli nel 1981 e laureato in Sociologia con indirizzo Mass Media e Comunicazione, scrive per TuttoGreen da maggio 2011. Collabora anche per altri portali, come articolista, ghost writer e come copywriter. Ha pubblicato alcuni libri per case editrici online e, per non farsi mancare niente, ha anche un suo blog: Le voci di dentro. Oltre alla scrittura e al cinema, altre sue grandi passioni sono viaggiare, il buon cibo e l’Inter. Quest’ultima, per la città in cui vive, gli ha comportato non pochi problemi. Ma è una "croce" che porta con orgoglio e piacere.

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