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Depurare l’acqua delle piscine con un metodo naturale: l’idea di un giovane designer italiano

Abbiamo in passato parlato più volte delle biopiscine o piscine naturali e dei sistemi di fitodepurazione: per questo ci è molto piaciuta l’idea che ci è stata presentata da un giovane neolaureato in Design & Engineering al Politecnico di Milano, Davide Severgnini.

Depurare l’acqua delle piscine con un metodo naturale: l’idea di un giovane designer italiano

Si tratta di un sistema modulare e flessibile di trattamento dell’acqua tramite fitodepurazione, applicabile a qualsiasi piscina senza intervenire con opere edili lunghe e costose, che Davide ha chiamato MACRO

Si tratta di un sistema alternativo che consente di depurare l’acqua delle piscine, eliminando l’utilizzo di qualsiasi elemento chimico all’interno della vasca: derivati del cloro, antialghe, correttori di acidità.

Permette di realizzare ex novo o “convertire” qualsiasi tipologia di piscina tradizionale in una biopiscina, solamente eliminando gli impianti esistenti e sostituendoli con i vari moduli che compongono il sistema.

Nello scenario economico ed ecologico attuale le piscine tradizionali si pongono come elementi energivori e grandi consumatori di risorse. Un’ampia ricerca nel settore ha portato alla luce una situazione di contrasto, che vede:

  • il mondo delle piscine (private e pubbliche) fermo a tecnologie e metodi ormai datati, che abitua l’uomo a un rapporto con l’acqua sterile, piatto e innaturale, spreca risorse preziose e fatica a evolversi verso nuovi scenari di utilizzo;
  • la necessità di un ritorno ad uno stile di vita naturale, più rispettoso della natura, che conservi le risorse del pianeta e di benessere psico-fisico per l’uomo;

L’intento del progetto è di fornire un’alternativa ai classici metodi depurativi che permetta di:

  • risparmiare tempo nella gestione;
  • risparmiare denaro;
  • risparmiare e sfruttare al meglio risorse fondamentali;
  • dare un approccio più naturale alla balneazione;
  • dare un approccio più naturale alla risorsa acqua in generale.

SPECIALE: piscine naturali, perché no?

Il sistema è composto da tre elementi differenti, ognuno con la sua funzione specifica. E’ sufficiente disporli nell’ambiente e collegarli in serie per costruire un sistema depurativo. Al di la della sequenza con cui predisporre i moduli nel sistema (elem. START, mod. FILTRANTE e elem. END) per garantire un corretto flusso, non esiste una forma del percorso prestabilita, ma è possibile adattarlo allo spazio a disposizione.

La concezione modulare permette l’applicazione a piscine sia di piccole dimensioni, sia grandi, semplicemente aumentando il numero di moduli filtranti e quindi il potere depurativo. I calcoli in riferimento alle norme sanitarie nazionali hanno permesso di individuare in una piscina di 3x6x1,25m la dimensione minima dello specchio d’acqua al quale applicare il sistema, ottenendo ottimi risultati di gestione.

Il modulo cosiddetto di “START” preleva l’acqua direttamente dal bacino, sfruttando la gravità e la forte pressione presente nelle bocchette di uscita. La sua forma e le dimensioni conferitegli permettono di impiegarlo anche come piccolo piano d’appoggio/tavolino.

Il modulo “END” contiene invece la pompa elettrica che riporta l’acqua depurata all’interno della vasca, all’altezza del pelo libero dell’acqua. Anche questo elemento ha una seconda funzione di seduta/sgabello per esterni. Il modulo filtrante, posto in mezzo agli altri due, è il principale elemento che permette il funzionamento di questo sistema per la depurazione delle acque. Al suo interno avvengono tutte le reazioni chimiche e fisiche operate dall’apparato radicale della vegetazione e dai microorganismi.

La grande conca ricavata all’interno può essere allestita a piacere dall’utente senza alcun vincolo, seguendo le regole base dettate dagli specialisti del settore per la messa a dimora delle piante. Lo schema di funzionamento è quello applicato nei sistemi di fitodepurazione a flusso orizzontale dove l’acqua attraversa orizzontalmente il substrato (composto da zeolite, lapillo vulcanico, ghiaia, …) entrando da un estremo del bacino e uscendo da quello opposto, passando attraverso l’apparato radicale delle macrofite acquatiche.

Il progetto vuole porsi come soluzione alternativa per la gestione delle piscine soprattutto per i modelli semi-interrati e fuori terra per i quali non esistono metodi di conversione in biopiscine. Inoltre (e soprattutto) portare anche nel nostro paese il dibattito sulla piscina naturale, il cui sviluppo ad oggi è fermo solo ad alcune regioni dell’estremo nord. Il vero auspicato sviluppo verso il futuro non deve arrivare solo dalle aziende e dai professionisti che ruotano intorno a questo settore, ma soprattutto dall’utente finale.

C’è bisogno di un cambiamento, di un passo in avanti nella concezione del mondo delle piscine, quel passo in avanti che alcuni stati dell’Europa vicini a noi hanno già fatto e continuano a praticare. Dobbiamo svincolarci dall’idea di piscina stereotipata alla quale siamo abituati ormai da molto tempo, una piscina statica, asettica, da controllare in ogni momento per garantire delle caratteristiche estranee alla natura del suo elemento fondamentale. Si è perso di vista il contatto lo l’acqua, elemento vitale per la sopravvivenza dell’uomo. Quell’acqua, considerata oggi alla stregua di un bene di consumo che possiede solo un valore di scambio economico e che nonostante i continui avvisi continuiamo a sprecare a nostro piacimento.

Attualmente il progetto non è brevettato (non sappiamo nemmeno se qualcuno l’abbia brevettato prima o se sia brevettabile in tutti i suoi aspetti essenziali), ma la sua fattibilità ci sembra altamente plausibile e l’idea buona davvero: come successo in altri casi di “giovani inventori” siamo contentissimi di fare un po’ di pubblicità a Davide, che incoraggiamo a seguire i suoi sogni!

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