Notizie

Gli hippy erano già eco-sostenibili!

La controcultura hippy nata negli anni ’60 è passata alla storia per i suoi ideali di libertà sessuale, uno stile di vita libero da costrizionil’amore per il rock psichedelico e le droghe leggere.

Gli hippy erano già eco-sostenibili!

Oltre a quest’aspetto di superficie però c’era un’ importante filosofia alla base, che privilegiava un rapporto sano e rispettoso con la natura, tanto che molte delle pratiche green che oggi stiamo riscoprendo erano in realtà già  in uso presso le comunità di questo movimento.

Mangiare cibo biologico, per esempio, coltivato direttamente nell’orticello di casa, era una necessità rispetto alla diffidenza che man mano si stava diffondendo rispetto ai prodotti confezionati dell’industria. Ma anche l’attitudine ad una vita più frugale, che rigettasse il consumismo esasperato che viveva allora il suo boom, era parte della filosofia hippy.

LEGGI ANCHE: Un sito per la condivisione del cibo: ecco la novità tedesca di food sharing contro lo spreco alimentare.

La vita comunitaria, magari in alloggi ispitati alla natura, e spesso auto-costruiti, per usufruire dell’aiuto reciproco, magari imporntate al baratto delle risorse e dei prodotti disponibili era un altro dei principi ispiratori di questo movimento.

Oggi si sta verificando una inversione di tendenza a favore del recupero di questi valori. La cultura ecologica hippy degli anni ’60-’70 sembra dunque trovare nuove forme sotto diverse e numerose iniziative che spuntano, dal food e car sharing al baratto di oggetti e abiti usati.

SCOPRI: Dal Ticino a facebook il gruppo ‘Te lo regalo se vieni a prendertelo’

Si cercano rimedi naturali per prendersi cura del proprio corpo e della casa. Molti di noi leggono con attenzione l’etichetta degli alimenti ed sono attenti alla provenienza del cibo acquistato, alcuni prediligono gli alimenti biologici e c’è che si coltiva il proprio orto.

L’idea stessa di eco-quartiere ed eco-villaggio, in fondo non è che la visione più moderna dalle comuni degli anni ’70, in cui gli abitanti vivevano in una piccola comunità a misura d’uomo, spesso eco-sostenibile, energeticamente auto-sufficiente in cui la mobilità dolce era la regola, limitando così l’auto per privilegiare bici e mezzi pubblici.

GUARDA QUI: L’Orto diffuso: un orto per riappropriarsi della città

Quello che conta è che l’uomo sta imparando a guardare indietro, recuperando valori che in un tempo non lontano erano bistrattati perché legati ad un mondo vecchio o fuori dalla società ‘civile’.

E se è vero che i fenomeni di massa influenzano e modificano gli stili di vita, ben venga che questo accada per avere una vita a impatto zero.

LEGGI: Vauban, Friburgo: la città ecologica esiste

Alessia Fistola

Nata in Abruzzo nel 1982, si trasferisce a Roma per conseguire una laurea e un master in psicologia, ma dopo una decina d'anni rientra nel suo piccolo paese ai piedi della Majella, fuggendo dalla vita metropolitana. Attualmente coniuga l'attività di psicologa libero professionista con la passione per la scrittura, un hobby coltivato sin dalle scuole superiori. Collabora con la redazione di Tuttogreen dal 2011, cura un blog personale di taglio psicologico e scrive articoli per un mensile locale. Nel tempo libero ama passeggiare nei boschi e visitare i piccoli borghi, riscoprendo le antiche tradizioni d'un tempo.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Pulsante per tornare all'inizio