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Golfo del Messico: caso chiuso con British Petroleum che pagherà 20 miliardi di dollari

Ogni tanto, in questo Mondo, qualcuno paga per quanto ha commesso. E pure profumatamente. Sebbene i soldi non restituiscono ciò che c’era prima e non possano bastare per sistemare il futuro.

Golfo del Messico: caso chiuso con British Petroleum che pagherà 20 miliardi di dollari

Nello specifico la British Petroleum è stata infatti condannata a pagare 18,5 miliardi di dollari (ossia 16,4 miliardi di euro) di risarcimento per il più grave disastro ambientale della storia americana. Quello consumatosi nel Golfo del Messico nel 2010 a causa di una massiccia fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon.

Nel disastro morirono anche undici operai, ma la portata dell’incidente è enorme, perché sono stati coinvolti tutti i Paesi che affacciano nel Golfo del Messico, gli Stati americani del Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida e il Messico naturalmente.  E’ considerato il disastro ambientale più grande della storia. I barili scaricati sono stati 4,9 milioni, cioè 780.000 m3.

La fuoriuscita di petrolio dalla Deepwater Horizon è iniziata il 20 aprile 2010. Sulla piattaforma si è verificata una ancora non chiarita esplosione, che ha provocato la fuoriuscita di petrolio per 87 giorni e l’affondamento della piattaforma petrolifera stessa. La fuoriuscita è stata arrestata solo il 15 luglio 2010. Il pozzo è stato definitivamente chiuso il 19 settembre 2010. Tuttavia, nei primi mesi del 2012, fuoriusciva ancora petrolio.

Si cercò subito di mettere in salvo le spiagge, le zone umide e gli estuari, mediante navi skimmer, cordoni galleggianti che fungessero da barriere, incendi controllati e migliaia di metricubi  di Corexit, una sostanza che contiene le chiazze di petrolio, che galleggiano sulla superficie marina, e non lasciano passare luce e ossigeno, distruggendo la vita acquatica. Tuttavia, il danno per i pesci e la flora marina è stato comunque ingente, e anche l’industria della pesca e del turismo ne sono rimaste coinvolte, mettendo in ginocchio l’economia della zona.

Solo in Louisiana, sono stati rimossi 21.000 quintali di materiale oleoso dalle spiagge nel 2013. Qui le squadre di pulizia hanno lavorato quattro giorni alla settimana su 90 km di costa. Nello stesso anno, delfini e altre specie marine hanno continuato a morire in numeri da record, con i delfini neonati che sono morti sei volte la velocità normale. Uno studio pubblicato nel 2014 ha riferito che il tonno e la ricciola esposti al petrolio fuoriuscito hanno sviluppato deformità del cuore e di altri organi.

Le città contaminate sono state centinaia e il risarcimento sarà così suddiviso:

  • 5,5 miliardi di dollari agli Stati Uniti mediante il Clean Water Act, divisi in 15 anni
  • 7,1 miliardi di dollari al governo degli Stati Uniti e ai cinque Stati in 15 anni
  • 4,9 miliardi di dollari da versare in più di 18 anni per liquidare i danni realizzati sulla costa dei cinque stati del Golfo
  • 1 miliardo di dollari a 400 enti locali

Ma cosa ha provocato quell’enorme fuoriuscita? Probabilmente il cemento difettoso su cui poggiava la piattaforma, come già sentenziato da una relazione stilata nel settembre 2011. Le principali colpe sono addossabili a BP, ma anche all’operatore di impianto di perforazione Transocean e all’appaltatore Halliburton, secondo il parare di una commissione organizzata dalla Casa Bianca, che ha addossato a BP e ai suoi partner la colpa di  una strategia di riduzione dei costi e di un sistema di sicurezza insufficiente.

A questa storica sentenza si è arrivati dopo un lungo iter che parte nel 2012, quando il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha dichiarato BP colpevole di 11 capi di imputazione per omicidio colposo (per gli 11 operai morti), due reati ambientali e omissione di informazioni al Congresso. Nel settembre 2014 un giudice federale americano ha stabilito che BP fosse il principale responsabile per la fuoriuscita di petrolio a causa della sua grave negligenza e condotta sconsiderata e oggi, dopo aver condannato l’azienda petrolifera, BP fa sapere di aver accettato di pagare 18,7 miliardi di dollari di multa, la più grave condanna nella storia degli Stati Uniti.

Oggi BP -che capitalizza all’incirca la metà di quello che valeva in Borsa il giorno del disastro- ha accettato di subire quattro anni di monitoraggio da parte del Governo delle sue pratiche di sicurezza ed etica. Mentre l‘Environmental Protection Agency ha annunciato che a BP è temporaneamente vietato di avere nuovi contratti con il Governo degli Stati Uniti.

Non basterà per fare tornare tutto come prima, ma speriamo che serva come monito per il futuro…

Luca Scialò

Nato a Napoli nel 1981 e laureato in Sociologia con indirizzo Mass Media e Comunicazione, scrive per TuttoGreen da maggio 2011. Collabora anche per altri portali, come articolista, ghost writer e come copywriter. Ha pubblicato alcuni libri per case editrici online e, per non farsi mancare niente, ha anche un suo blog: Le voci di dentro. Oltre alla scrittura e al cinema, altre sue grandi passioni sono viaggiare, il buon cibo e l’Inter. Quest’ultima, per la città in cui vive, gli ha comportato non pochi problemi. Ma è una "croce" che porta con orgoglio e piacere.

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