Harmonia 57

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3 Commenti

  1. Non per rompere le uova nel paniere ma…. i “giardini verticali”, intesi come elemento di un progetto ecologico più ampio, dovrebbero essere, e per fortuna in tanti casi lo sono, tutt’altra cosa. Una sola osservazione tra tante obiezioni che si potrebbero fare: se gli ambienti interni, come sarà, verranno abitati, la prima preoccupazione doveva essere quella della tenuta degli infissi. Per chi non conoscesse il clima di San Paolo è molto umido, piovoso e le temperature possono anche abbassarsi fino a 5 o 8°C per un paio di mesi l’anno. Dai cubi di cemento sporgenti che fanno da finestra vedo che sono stati semplicemente fissate delle lastre di cristallo, probabilmente antisfondamento, ma sicuramente prive di qualsivoglia elemento capace di garantire un minimo di tenuta termica. Le altre vetrate e porte di vetro anche peggio: fonte di spifferi garantiti. In pratica è una scatola di giaccio e di dispersione termica d’inverno e una stufa d’estate. E come se non bastasse, sulle tamponature delle facciate, sempre di calcestruzzo, il tocco “green” delle piante, fonte di ulteriore umidità. In poco tempo, anche all’interno cominceranno ad affiorare le macchie marroni della ruggine dei ferri della armatura del calcestruzzo. La bioarchitettura, la casa passiva, sono argomenti seri e non questioni di maquillage. Sono proprio interventi come questo che danneggiano lo sviluppo di una diversa cultura architettonica, dalla scelta dei materiali, del recupero e anche dell’utilizzo del verde, verticale od orizzontale che sia. Quello che non capisco è cosa c’entri questo progetto con la “green economy”!

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