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In Italia c’è voglia di auto elettriche, ma le infrastrutture scarseggiano

In Italia le auto elettriche cominciano a farsi timidamente strada, sebbene siamo ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi europei come Francia e Norvegia, che negli ultimi anni hanno messo in campo ingenti incentivi statali.

In Italia c’è voglia di auto elettriche, ma le infrastrutture scarseggiano

In realtà, anche nel Belpaese qualche anno fa vi è stato un timido tentativo di incentivare il settore, sebbene molti dei fondi messi a disposizione sono letteralmente ‘mangiati’ da altre tipologie di energia alternativa alla benzina, soprattutto metano e GPL.

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Infatti, sulle strade italiane la presenza di auto con queste due tipologie di alimentazione è cresciuta a dismisura, mentre le auto elettriche sembrano qualcosa destinato a pochi temerari, considerati come fossero hippy.

Il Governo Renzi sembra però voler dare una scossa al mercato delle auto elettriche, mediante la presentazione della «Carta di Arese» nell’ambito dei rEVolution Electric Drive Days, lo scorso 27 maggio. In tale carta sono inseriti gli intenti sottoscritti dai quattro sperimentatori della rete di ricarica, ossia Enel, A2A, Hera e Class Onlus. I cinque Ministeri coinvolti sarebbero già al lavoro e novità importanti per il comparto dovrebbero arrivare nella prossima Finanziaria.
Si starebbero così studiando incentivi sul prezzo di acquisto, riduzione dell’IVA e detrazioni fiscali.

Ma non è solo la riduzione del peso fiscale la leva su cui appoggiarsi per lanciare le auto elettriche. Infatti, esse già oggi godono di altri vantaggi: non pagano il bollo, in alcune regioni per sempre, in altre per cinque anni; hanno spesso assicurazioni più economiche ed offrono agevolazioni sul piano della circolazione. Poi mettiamoci il risparmio sulla manutenzione, dovuto alla semplicità del motore elettrico e di tutto il powertrain. Anche se, a medio termine, bisogna tenere conto del problema del cambio delle batterie.

Il vero problema è soprattutto di tipo infrastrutturale: le colonnine di ricarica sono troppo poche (in alcune aree del paese inesistenti) e in parte pure obsolete. Solo tre regioni sono all’avanguardia: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Ma c’è anche da dire che gran parte delle colonnine presenti sono in corrente alternata e solo poche vetture utilizzano questo metodo per la ricarica veloce.

Per ovviare a ciò, si stanno mettendo in campo auto con il cosiddetto motore ibrido «plugin». Come nelle normali vetture ibride, hanno un motore termico e uno elettrico che lavorano in parallelo. Ma nel caso dei modelli plug-in le batterie a bordo sono più capienti e – cosa importante – possono essere ricaricate anche attraverso una presa (anche casalinga) così da aumentare l’autonomia anche di diverse decine di chilometri.

Infine, c’è la questione legislativa non certo di secondaria importanza. Quella italiana è obsoleta e non prevede disposizioni che regolamentino le auto elettriche in città. Su tutte, la questione parcheggio. Ciò per ora non sembra costituire un problema, ma potrebbe diventarlo quando inizieranno a diffondersi queste vetture nelle nostre città.

Come del resto auspichiamo.

 

Luca Scialò

Nato a Napoli nel 1981 e laureato in Sociologia con indirizzo Mass Media e Comunicazione, scrive per TuttoGreen da maggio 2011. Collabora anche per altri portali, come articolista, ghost writer e come copywriter. Ha pubblicato alcuni libri per case editrici online e, per non farsi mancare niente, ha anche un suo blog: Le voci di dentro. Oltre alla scrittura e al cinema, altre sue grandi passioni sono viaggiare, il buon cibo e l’Inter. Quest’ultima, per la città in cui vive, gli ha comportato non pochi problemi. Ma è una "croce" che porta con orgoglio e piacere.

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