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La Concordia a Genova sarà riciclata all’80%

Ferro, acciaio, rame e legno recuperati e riutilizzati per i più svariati impieghi: dopo il terribile naufragio al largo dell’Isola del Giglio, le complesse operazioni per il raddrizzamento e il trasferimento nel cantiere del porto ligure, la Concordia a Genova sarà riciclata all’80%

La Concordia a Genova sarà riciclata all’80%

Nel cantiere del Ponente cittadino son già iniziate le operazioni di smantellamento del gigante del mare che è costato la vita a ben 32 persone, e si protrarranno per 22 mesi.

Sono 53 le aziende coinvolte, 2.000 le persone addette ai lavori, 100 milioni di euro il costo totale della demolizione a cui provvederà il Consorzio formato dalla San Giorgio del Porto e dalla Saipem.

Dopo lo scandalo degli smantellamenti illegali di imbarcazioni europee nei Paesi asiatici, denunciato anche dal recente dossier di Shipbreaking Platform,  la Concordia sarà la prima nave demolita nel rispetto della Convenzione internazionale di Honk Kong del 2009, che prevede l’adeguamento a precetti rigorosi al fine di un riciclo sicuro ed ecologico. Quest’importante strumento normativo, sottoscritto per ora da cinque Paesi tra cui l’Italia, entrerà definitivamente in vigore dopo la ratifica di almeno 15 Stati, la cui flotta mercantile rappresenti non meno del 40% della stazza lorda della flotta mercantile mondiale.

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Genova ha messo in campo spazi, conoscenze, tecnologie e certificazioni che hanno sbaragliato la concorrenza. Il porto del capoluogo ligure, è l’unica struttura attrezzata con impianto di trattamento acque dedicato nel Mediterraneo, e dispone del primo cantiere italiano con certificazione Iso 30000:2009 per  la gestione dei processi di smantellamento e riciclo delle navi non più in esercizio. Lo stesso Consorzio ha tutte le certificazioni e autorizzazioni per i Sistemi di gestione della qualità, sicurezza e ambiente (9000, 14000, 18000) e la San Giorgio del Porto è al primo posto dell’Albo speciale delle imprese di demolizione navale, tenuto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Le operazioni di smantellamento si svolgeranno in 4 fasi in tre differenti poli, tra lo scalo di Prà-Voltri dove si trova attualmente e quello di Sampierdarena. Alla fine, soltanto il 20% dei resti della Concordia verrà avviato alle discariche, mentre il restante 80% potrà esser riciclato e riutilizzato.

Nella prima fase il relitto sarà alleggerito degli arredi interni, del materiale non ferroso e degli allestimenti dei ponti, per alzare il pescaggio a 15 metri, e raggiungere l’area delle riparazioni navali.

La seconda fase prevede lo smontaggio delle strutture dei ponti e la rimozione degli arredi interni e degli allestimenti.

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Eccoci quindi alla fase tre, in cui sarà necessario realizzare di ‘volumi di spinta’ che alzino la nave, una sorta di airbag che contribuiscano a mantener a galla la Concordia senza i cassoni, che saranno così rimossi, mentre cambuse e celle frigo verranno smantellate.

Finite tali operazioni, quel che resta della Concordia sarà trasferito nel bacino di carenaggio principale, dove si procederà al vero e proprio smantellamento a secco, e la rimozione definitiva degli allestimenti interni e il trasporto dei materiali derivati dalla demolizione per lo smaltimento o il recupero.

Si cercherà di garantire la massima sicurezza e il minimo impatto ambientale. Le aree saranno protette con barriere di contenimento, per limitare la dispersione di sostanze nocive, mentre per il controllo ambientale verranno effettuati monitoraggi dell’acqua, dell’aria, del rumore e dei sedimenti marini. Sul rischio provocato dai materiali chimici contenuti a bordo è stato perfino avviato un sistema preventivo che prevede due unità di decontaminazione, allestite all’esterno del Pronto soccorso dell’ospedale genovese di San Martino. Ciascuna fase dei lavori prevede la rimozione dei materiali pericolosi, la pulizia dei magazzini che contengono alimenti e la separazione e l’impacchettamento dei rifiuti a bordo, che verranno poi inviati agli impianti esterni autorizzati.

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Alla fine potranno esser riutilizzati numerosi materiali riciclati dallo scheletro della Concordia, quali il ferro (si calcola un recupero di ben 50mila tonnellate), l’acciaio, gli arredi non danneggiati, il rame inserito nei cavi elettrici e perfino gli olii esausti che potranno esser rigenerati.

Il Consorzio ha già siglato un accordo con due aziende siderurgiche, Duferco e Feralpi, per ritirare l’acciaio derivato dalle demolizioni. Lo stesso Consorzio ha anche la possibilità di indire un’asta.

Sfumato l’eco della tragedia, si torna a parlare di business: con la vendita potrà essere incassata una cifra intorno ai 12-13 milioni di euro. La rinascita segue alla distruzione, ma in quell’acciaio che formerà travi e tondini per nuovi palazzi, lamiere per automobili ed elettrodomestici o scafi per nuove navi, continuerà ad esser nascosto e impresso il marchio di dolore della Concordia.

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