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La patata OGM approvata negli USA

Dagli USA è in arrivo la prima patata OGM che non è cancerogena dopo la frittura: Ma è pur sempre un OGM!

Arriva direttamente dagli Stati Uniti una notizia destinata ad animare il dibattito internazionale sulle coltivazioni geneticamente modificate: il Dipartimento dell’Agricoltura americano (USDA) ha recentemente approvato la coltivazione di una patata OGM considerata potenzialmente meno cancerogena di quelle attualmente utilizzate per la produzione di patatine fritte.

La patata OGM approvata negli USA

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La patata ‘Innate’ è un legume transgenico di seconda generazione, il cui DNA – che non contiene tracce di altri organismi – è stato modificato internamente con una tecnica in grado di neutralizzare il gene responsabile della produzione di acrilamide, sostanza che viene rilasciata durante la frittura delle patate. Ciò significherebbe ridurre in maniera direttamente proporzionale (50-75%) la cancerogenicità delle patatine fritte, nonché evitare il caratteristico inscurimento della polpa non appena sbucciata.

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Dal momento che ‘Innate’ non è la prima patata OGM autorizzata dal Governo americano, la vera notizia probabilmente consiste nel fatto che sia la prima a non essere prodotta dalla Monsanto, il più noto produttore di sementi geneticamente modificate che negli ultimi anni ha attirato su di sé le ire di agricoltori e consumatori per le politiche monopolistiche e al limite della legalità imposte al mercato mondiale. La patata transgenica, infatti, è nata nei laboratori della J.R. Simplot Company (Idaho) ed è sponsorizzata addirittura dal gigante dei fast food McDonald’s che fin dagli anni Sessanta utilizza la Simplot come fornitore ufficiale di patate.

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Mentre in America la coltivazione di ‘Innate’ veniva ufficialmente approvata, dall’altra parte dell’oceano la commissione del Parlamento Europeo ha approvato la nuova normativa che consente agli stati membri di decidere autonomamente di limitare o bandire le coltivazioni di OGM, comprese quelle già approvate dall’UE. Un provvedimento accolto con soddisfazione dai rappresentati italiani che parlano di ‘normativa fondamentale per tutelare in maniera efficace le filiere agroalimentari nazionali di qualità”.

Il dibattito continua, e sempre intorno allo stesso dilemma: ‘OGM sì, OGM no’.
Voi da che parte state?

Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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