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Nuove batterie al litio riutilizzano lo zolfo di scarto della raffinazione del petrolio

Anche dal riciclo delle sostanze di scarto più impensabili si può ottenere qualcosa di buono, specie se è la scienza a indicare la strada da percorrere. È quello che hanno dimostrato alcuni ricercatori dell’Università dell’Arizona che sono riusciti a trasformare gli scarti di zolfo derivanti dalla raffinazione del petrolio e del gas naturale in un materiale plastico leggero utilizzabile nelle batterie al litio per aumentarne l’efficienza.

Nuove batterie al litio riutilizzano lo zolfo di scarto della raffinazione del petrolio

Una scoperta doppiamente interessante, dunque, poiché da una parte potrebbe aprire la strada ad un uomo metodo di smaltimento dello zolfo di scarto generato dai processi di lavorazione dei combustibili fossili (che ad oggi non trova nessun impiego), dall’altra ottimizzerebbe la resa e la capacità di accumulo delle batterie agli ioni di litio attraverso l’impiego di un polimero molto più  performante rispetto allo zolfo elementare.

Il processo chimico utilizzato dagli scienziati è quello della ‘vulcanizzazione inversa’ e consiste nell’addizionare lo zolfo di scarto a piccole quantità di gomma fino ad ottenere una plastica ‘utile’ e dalle proprietà elettrochimiche superiori.

La nuova generazione di batterie al litio-zolfo detta anche ‘Li-S’ potranno essere utilizzate fin da subito nelle auto elettriche e in quelle ibride, ma potrebbero trovare applicazioni interessanti anche nei dispositivi ottici. Inoltre, risolverebbero in parte il problema dello stoccaggio dei residui sulfurei che nelle raffinerie di petrolio diventano montagne gialle di rifiuti inutilizzabili; basti pensare che per ogni 20 litri di benzina prodotti il residuo di zolfo è superiore ai 20 milligrammi.

Recentemente, un altro gruppo di ricercatori del Slac National Accelerator Laboratory, in collaborazione con la Standford University, è riuscito a progettare una batteria a forma di ‘guscio e tuorlo d’uovo’  il cui particolare design permette di immagazzinare nel catodo solforoso una quantità di energia 5 volte superiore a quella ottenibile con le tecniche tradizionali.

La nuova batteria ricaricabile garantisce ottime prestazioni anche dopo 1000 cicli di carica/scarica rivelandosi potenzialmente decisiva per la produzione di veicoli e apparecchiature elettroniche ad alta efficienza. Un enorme passo avanti per il futuro dell’energia e delle batterie riciclabili che, grazie alla ricerca scientifica, potrebbe conoscere ulteriori margini di miglioramento.

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Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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