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Nuove regole internazionali sul mercurio per ridurre l’inquinamento

Un taglio deciso alla produzione di mercurio, soprattutto nei processi industriali. A seguito di lunghe trattative, 140 paesi riuniti a Ginevra hanno sancito un accordo internazionale che limita fortemente l’uso del mercurio, metallo nocivo per l’ecosistema globale e per la salute umana. Le trattative, coordinate dall agenzia Onu per l’Ambiente (UNEP), è il faticoso risultato di negoziati che si protraggono da oltre 10 anni.

Nuove regole internazionali sul mercurio per ridurre l’inquinamento

Tanti sforzi dovrebbero essere premiati. D’ora in avanti aumenteranno i controlli sulle emissioni e verrà limitato l’uso di mercurio in un numero elevato di prodotti, dal bando globale dei termometri (in Italia già in vigore), alle amalgame dentali usate per le otturazioni, all’uso nelle lampadine a basso consumo.

Miniere, cementifici e centrali termoelettriche a carbone verranno sottoposte a serrati controlli, obiettivo limitare la dispersione del metilmercurio, la forma in cui il composto si trova nell’ambiente. Se correttamente adottate, le misure potranno limitare l’accumulo di metalmercurio nell’Artico, pari a 200 tonnellate ogni anno.

A trarre giovamento sarà tuttavia soprattutto l’organismo umano, che a causa del MeHg (questo il nome chimico del composto) da decenni registra tumori, malattie respiratorie, perdita dei denti e infezioni cardiovascolari. Con danni ancora più gravi e permanenti a livello cerebrale, e disordini psichici.

SPECIALE: Avvelenamento da mercurio: quali rischi e come proteggersi

Un progetto di ricerca europeo ha quantificato in 10 miliardi di euro all’anno il costo dell’effetto neuro tossico del MeHg. Interessati sono anche i nuovi nati, solo in Italia si stima che ogni 12 mesi 380mila neonati vengano al mondo con esposizioni sopra il livello di sicurezza.
Numeri spaventosi, da vera piaga.

Questo perchè il mercurio permea ancora molte attività della nostra vita quotidiana. Grandi quantitativi sono poi immessi nell’ambiente da cementifici, centrali elettriche a carbone, fonderie e miniere d’oro di piccola-media scala.

L’accordo serve come una manna dal cielo, ma il percorso per la sua entrata effettiva in vigore è ancora lontano dall’essere coronato. Il passo più grande è stato compiuto, ma ora i promotori dovranno riunirsi a ottobre, in Giappone, per le firme ufficiali.  Seguiranno le ratifiche da parte dei singoli stati, da apporre entro tre anni.

Lungaggini burocratiche che nascondono qualche malcontento, l’opposizione di molti paesi sviluppati e l’ostracismo delle economie emergenti. India e Cina hanno mal sorbito una legislazione che li obbligherà a usare dei filtri per catturare il mercurio emesso dalle centrali a carbone, mentre il Cile dovrà controllare le fuoriuscite di mercurio legate alle mega-miniere di rame. Ostilità anche da parte della lobby delle miniere d’oro, che negli ultimi anni hanno raddoppiato il giro di affari (e purtroppo anche le emissioni). Un dato: il settore estrattivo aureo rappresenta (secondo una ricerca UNEP dl 2012) il 35% totale delle emissioni di mercurio.

Di fronte alle resistenze dei poteri forti e dell’economia, sarà un’opera non semplice completare l’iter di entrata in vigore del trattato. Semplici non saranno nemmeno le operazioni di monitoraggio.

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