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Oggi ben 4 delle 7 sorelle sono in declino?

Per la serie ‘anche i ricchi piangono’, la crisi globale non risparmia nemmeno i grandi colossi petroliferi che per la prima volta dopo decenni di crescita inarrestabile devono fare i conti con un calo della produzione di greggio senza precedenti.  Quattro delle ‘sette sorelle’Exxon, Shell, BP e Total – dichiarano che mantenere la produzione sui livelli di qualche anno fa “è una sfida quotidiana tutt’altro che semplice”.

Oggi ben 4 delle 7 sorelle sono in declino?

Per la compagnia petrolifera americana ExxonMobil, il calo è iniziato già nel 2007, dopo più di un secolo di forte crescita. La relazione annuale diffusa dall’azienda denota una sensibile diminuzione dell’estrazione del greggio (del 4,5% nel 2011 e del 11,6%) rispetto  al 2007. Dati in netto contrasto con il numero di nuovi pozzi creati nel mondo (Africa, Medio Oriente e Mare del Nord) dalla major statunitense, che dal 2007 ad oggi sono cresciuti del 65%.

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Il calo si trasforma in ‘crollo’ se consideriamo che nel secondo trimestre del 2009 gli utili netti erano pari a  3,95 miliardi di dollari (0,81 centesimi per azione) contro gli 11,68 miliardi (2,22 dollari per azione) dell’anno precedente.

Non va meglio alla Royal Dutch Shell, la n° 2 tra le maggiori compagnie petrolifere del mondo, che tra il 2010 e il 2011 ha visto diminuire l’estrazione di petrolio e  gas naturale del 9,5% . Secondo i ben informati il calo della produzione sarebbe imputabile anche ad una serie di investimenti sbagliati nei mari aperti del nord dove le difficoltà legate alle difficili condizioni ambientali avrebbero complicato un quadro già fortemente compromesso.

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Un po’ come è successo alla BP (British Petroleum) che, dopo il disastro nel Golfo del Messico, nel 2012 ha dovuto interrompere le perforazioni in Alaska per motivi analoghi. Ma per la British Petroleum, come noto, i problemi giudiziari e il danno d’immagine sembrano difficilmente sanabili.

Il punto è che per mantenere gli stessi trend del passato la produzione di greggio nei prossimi 15 anni  dovrebbe aumentare esponenzialmente; missione impossibile se si considera che le estrazioni nel mondo non potranno aumentare all’infinito.

La francese Total ha dichiarato di puntare alla messa in produzione di almeno 45 milioni di barili al giorno, più della metà dell’attuale produzione di greggio, l’equivalente della produzione di 4 ‘Arabie Saudite’ o di 10 ‘mari del Nord’. Una proiezione a dir poco utopistica per gli esperti, e al tempo stesso, l’unica ancora di salvezza per mantenere l’offerta al livello attuale.

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Riusciranno, questi giganti petroliferi a continuare a estrarre abbastanza oro nero per ‘sfamare’ la sete energetica che divora il mondo o dovranno cedere il passo a nuove fonti più rispettose dell’ambiente e vedere finalmente diminuito il loro potere?

Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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