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Polo Nord ricco di oro nero, ora a rischio trivellazione

Lo scioglimento dei ghiacciai sta rendendo il Polo Nord appetibile per le trivellazioni petrolifere. Quest’estate si è toccato il record di sempre, secondo i dati rilevati dall’Ice Data Center dell’Università del Colorado: nell’Artico si sono sciolti oltre 70 mila km quadrati di ghiaccio. Un ritmo che se resta tale renderà il Polo Nord completamente libero dai ghiacci tra qualche decennio.

Polo Nord ricco di oro nero, ora a rischio trivellazione

Alle superpotenze questo ovviamente non interessa, visto che sotto quei ghiacciai si trova all’incirca un quarto di tutte le riserve mondiali di idrocarburi: il 13% dei giacimenti di petrolio e il 30% di quelli di gas. Secondo uno studio del Servizio geologico Usa, perforando i fondali artici si potrebbero estrarre circa 90 miliardi di barili di petrolio, 44 di gas liquefatto e oltre 1.000 miliardi di metri cubi di gas naturale, presenti in 25 aree definite.

SPECIALE: Per chi non crede allo scioglimento dei ghiacci, ecco questo video!

La prima a colonizzarlo per l’estrazione petrolifera fu la Russia. Nell’agosto del 2007 due minisottomarini russi che partecipavano alla spedizione Arktika, piantarono con un braccio meccanico sul fondo del mar Glaciale artico, a una profondità di 4 mila metri, due bandiere del loro Paese.

Ma quali sono le convenzioni internazionali relative al Polo Nord? Le norme della convenzione Onu per il diritto marittimo, sancite nel 1982, si mischiano con le regole stabilite nel 1996 con la costituzione dell’Arctic Council, Forum internazionale di cui fanno parte i Paesi che si affacciano sul mare Artico: Canada (che rappresenta i territori del Nord-Ovest, il Nunavut e lo Yukon), la Danimarca (che rappresenta Groenlandia e isole Far Øer), Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Stati Uniti (che rappresentano l’Alaska) e la Svezia. Poi c’è un’altra lunghissima lista di Paesi inseriti nel Consiglio Artico, in qualità di osservatori, tra cui la Cina e i principali Paesi europei.

Insomma tutti vogliono tenere un piede sul ghiaccio, probabilmente sperando che si sciolga il prima possibile.

Le rivendicazioni dei Paesi che si affacciano sull’Artico fanno riferimento alla cosiddetta «zona economica esclusiva» fino a 200 miglia dalle proprie coste, con diverse sovrapposizioni e tensioni diplomatiche conseguenti. Il confronto internazionale nell’Artico è stimolato dall’incertezza dello status giuridico internazionale.

Dunque una nuova corsa all’oro nero sta per iniziare. Anzi, è già iniziata da qualche anno. E cosa importa se il livello dei mari e degli oceani si sta alzando pericolosamente, se gli animali si stanno estinguendo e se il clima sta radicalmente cambiando. L’importante è che dal ghiaccio sciolto sgorghi petrolio.

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Luca Scialò

Nato a Napoli nel 1981 e laureato in Sociologia con indirizzo Mass Media e Comunicazione, scrive per TuttoGreen da maggio 2011. Collabora anche per altri portali, come articolista, ghost writer e come copywriter. Ha pubblicato alcuni libri per case editrici online e, per non farsi mancare niente, ha anche un suo blog: Le voci di dentro. Oltre alla scrittura e al cinema, altre sue grandi passioni sono viaggiare, il buon cibo e l’Inter. Quest’ultima, per la città in cui vive, gli ha comportato non pochi problemi. Ma è una "croce" che porta con orgoglio e piacere.

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