Notizie

Oceani divisi tra grandi Stati per le loro ricchezze naturali del mare

Zitte zitte le grandi nazioni si stanno spartendo gli oceani, per impadronirsi delle ricchezze naturali del mare.

Le superpotenze si stanno spartendo gli oceani, in nome di ciò che chiamano “estensione della piattaforma continentale” ma che volgarmente potremmo indicare come l’impadronirsi senza clamore delle ricchezze naturali del mare.

Oceani divisi tra grandi Stati per le loro ricchezze naturali del mare

Forse non tutti sanno che ogni Paese costiero dispone, oltre le acque territoriali, di una zona economica esclusiva, sulla quale, per circa 200 miglia (370 km) dalla costa, vige la sovranità sulle risorse disponibili. Meglio ancora: in virtù della Convenzione sul diritto del Mare di Montego Bay, questo vale fino a 350 miglia (648 km).

Ma come fa un Paese a dimostrare fino a che punto l’acqua che lo bagna gli appartiene? Tramite rilievi sottomarini e perizie costosissime, che danno vita a dossier.

Russia, Canada e Danimarca si stanno contendendo parti di suolo del Polo Nord, in particolare, il dorsale di Lomosonov, un’enorme giacimento di petrolio e gas. Ma anche di uranio e metalli preziosi, utili per le nuove tecnologie. Ma c’è anche un quarto incomodo: la Cina, che ha contributo a finanziare il progetto di cartografia dei fondali lanciato agli inizi del 2000 dall’Islanda, al fine di costruirci un suo bel porto.

Leggi anche: Polo Nord ricco di oro nero, ora a rischio trivellazione

Tutti questi interessi economici, ovviamente, mettono in secondo piano la salvaguardia dei ghiacciai e l’innalzamento conseguente del livello dei mari. E non bastano i tanti disastri ambientali già in corso da tempo. Anzi, nell’ottica profittatrice dei Governi, più i ghiacciai si sciolgono, più i giacimenti sono facilmente accessibili. E non ci si va a guadagnare solo in termini di estrazione: si stanno aprendo anche nuove vie navigabili fino ad oggi inesistenti: vere e proprie scorciatoie tra le coste del Pacifico e l’Europa. Pensiamo a quali vantaggi economici in termini di turismo e commercio via mare.

A Ottawa nel 1996 è stato fondato il Consiglio Artico, proprio per permettere ai Paesi di coordinare le loro mosse. Una sorta di ‘ONU per i ghiacciai’. Tra i membri permanenti troviamo USA, Russia, Canada, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Islanda, ovvero gli Stati più interessati. Ma proprio come l’ONU, fino ad ora si è mostrato inutile.

Potrebbe interessare: Polo Nord senza ghiacci nel periodo estivo entro 20 anni?

Luca Scialò

Nato a Napoli nel 1981 e laureato in Sociologia con indirizzo Mass Media e Comunicazione, scrive per TuttoGreen da maggio 2011. Collabora anche per altri portali, come articolista, ghost writer e come copywriter. Ha pubblicato alcuni libri per case editrici online e, per non farsi mancare niente, ha anche un suo blog: Le voci di dentro. Oltre alla scrittura e al cinema, altre sue grandi passioni sono viaggiare, il buon cibo e l’Inter. Quest’ultima, per la città in cui vive, gli ha comportato non pochi problemi. Ma è una "croce" che porta con orgoglio e piacere.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Pulsante per tornare all'inizio