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Sprechi: si buttano 17 tonnellate di rifiuti che potrebbero diventare bio-combustibile

In Italia ogni anno si gettano in discarica 2,8 miliardi di euro di potenziali combustibili che invece potrebbero essere impiegati in produzioni industriali. Un’opportunità non sfruttata che inevitabilmente ci fa rimanere indietro rispetto agli altri paesi europei.

Sprechi: si buttano 17 tonnellate di rifiuti che potrebbero diventare bio-combustibile

Si tratta di 17 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno che si rivelano un totale spreco e una bomba ambientale: secondo la ricerca elaborata da Nomismaenergia e Aitec Confindustria (Associazione italiana tecnico economica cemento), in discarica ogni 12 mesi finiscono 3,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

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L’Italia importa al momento l’80% del fabbisogno di energia. Ecco che allora l’indagine evidenzia i benefici derivanti dall’impiego dei Combustibili Solidi Secondari (CSS), ottenuti dai rifiuti urbani (RU), nel settore industriale, in particolare nei cementifici. La combustione di Css nei processi di produzione del cemento rappresenta la soluzione più sostenibile sotto il profilo sociale, ambientale, energetico ed economico.

Nel Belpaese – dati 2010 –  solo l’8% dell’energia termica necessaria per produrre il cemento e’ stata ottenuta da combustibili alternativi (ovvero i rifiuti), mentre il restante 92% e’ stato ottenuto da combustibili fossili non rinnovabili, prevalentemente di importazione e soggetti all’andamento dei prezzi del petrolio.

Il mix di combustibili alternativi utilizzati nelle cementerie italiane (312.000 tonnellate nel 2010) è costituito per circa il 15% da combustibili liquidi e il restante 85% da CSS. Il tasso medio europeo di sostituzione termica in cementeria dagli ultimi dati disponibili è pari al 19%: questo ha consentito alle cementerie europee di risparmiare 5 milioni di tonnellate di combustibili fossili e di evitare 8 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. L’Italia nel 2010 risulta essere il primo produttore di cemento in Europa, seguito dalla Germania che ne ha prodotto circa il 12% in meno.

Sempre secondo lo studio, le cementerie italiane sono pertanto ad oggi già in grado, con gli opportuni investimenti necessari, di raggiungere il 50% di sostituzione calorica media ottenendo un risparmio di 1,3 milioni di tonnellate di combustibili fossili e una diminuzione di emissioni di CO2 di 3,6 milioni di tonnellate annue.

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