Territori a rischio frana: il Ponte di Messina peggiorerà la già difficile situazione della Sicilia
Forse non tutti lo sanno ma la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina non non è affatto ‘sospesa’! Il governo Monti ha sì dichiarato, per bocca del ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che “Non esiste l’intenzione di riaprire le procedure per il Ponte sullo Stretto, anzi al contrario, il governo vuole chiudere il prima possibile le procedure aperte anni fa dai precedenti governi e per farlo deve seguire l’iter di legge” ma il 31 ottobre 2012 ha deliberato di prorogare, per circa 2 anni, i termini per l’approvazione del progetto definitivo, così da verificarne la fattibilità tecnica e le effettive condizioni di finanziamento.
E come se non bastasse, a novembre 2012, la China Investment Corporation, fondo sovrano di Pechino, e la China Communication and Construction Company, si sono rese disponibili a finanziare l’opera…
LO SAPEVI? Terre da scavo, ovvero come un geologo riutilizza la terra che viene dai cantieri
Dunque potremmo assistere nei prossimi anni all’avvio dei lavori. Cosa significa per l’ambiente e quale impatto avrebbe un’opera ciclopica come questa?
Quando i TIR scaricheranno migliaia di tonnellate di terre di scavo – rimosse dal sottosuolo del tratto di costa interessato – sui versanti siciliano e calabrese – il territorio messinese, che da oltre 2 anni stà franando sotto il peso dell’acqua e di un dissesto idrogeologico a dir poco preoccupante, subirà il suo vero e proprio colpo di grazia.
Tutta la terra rimossa durante gli scavi per il ponte sarà riversata a ridosso di alcuni pendii per un totale, si calcola, di 6 milioni di metri cubi di terra solo sul versante siciliano. Praticamente una montagna artificiale che peserà come un macigno sulle spalle di questo territorio martoriato.
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E poco importa se i tecnici hanno attribuito a questo progetto a ridosso del Ponte, il titolo di ‘sito di recupero ambientale’ e dove hanno in mente di costruire un parco e del verde pubblico per la cittadinanza. L’idea è comunque poco praticabile, visto il pericolo incombente che alla prima violenta pioggia i fragili declivi messinesi scivolino direttamente a valle, trasformando il tutto in una gigantesca montagna di fango che investirebbe la città e la costa.
Speriamo, dunque, che primo tra tutti lo Stato e la Regione Sicilia, prendano atto di questi rischi e decidano di affrontare con serietà la situazione, cioè chiudere questo immane progetto che pur con tutte le misure precauzionali ed i correttivi possibili, può solo trasformarsi nell’ennesimo disastro ambientale – e finanziario – annunciato.
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