Rinnovabili

Un distretto dell’Uganda punta al 100% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020

C’è anche l’Uganda nella corsa alle rinnovabili. Il sindaco del distretto di Kasese, Godfrey Baluku Kime, ha dichiarato che punta al 100% di energia pulita entro il 2020. Un obiettivo ambizioso che nasce dall’esigenza di salvaguardare il patrimonio naturalistico dell’area montuosa Rwenzori, seriamente minacciata dalle conseguenze del cambiamento climatico.

Un distretto dell’Uganda punta al 100% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020

Il programma 100% rinnovabili è partito nel 2012 e mira a trasformare Kasese in un vero e proprio distretto verde, dove tutte le esigenze energetiche sia delle aree urbane che di quelle rurali siano coperte dalle rinnovabili. Si tratta di una politica lungimirante che cerca di garantire l’accesso energetico a tutti gli abitanti, consentendo al contempo la tutela delle risorse naturali, il miglioramento della salute pubblica e l’incremento dell’economia locale.

Attualmente solo il 7,6% delle circa 134mila famiglie che vivono nel distretto di Kasese può accedere alla rete elettrica nazionale. Per migliorare questi numeri così deficitari, che purtroppo riguardano l’intero Paese, il governo ha deciso di affidarsi alle potenzialità delle fonti rinnovabili, quali il solare, il geotermico, le biomasse e le tecnologie del micro-idroelettrico. La conversione all’energia pulita è divenuta così un fattore fondamentale per l’accesso ai progetti finanziati dal governo, di cui possono beneficiare sia le aziende che i più vari enti.

Il consiglio del distretto di Kasese ha varato delle norme che prevedono dei forti sgravi fiscali per tutti coloro che decidono di investire sulle rinnovabili, nonché la necessaria formazione per tutto ciò che riguarda l’installazione, la manutenzione e la distribuzione delle tecnologie legate a questo settore. Visto che l’unione fa la forza, il consiglio sta lavorando in collaborazione con le Università, le imprese e varie Ong per realizzare nel modo migliore questa svolta green, grazie anche al sostegno del governo nazionale, delle organizzazioni della società civile e dei leader regionali. Solo per citare un esempio, la partnership col Wwf e col Barefoot Power Uganda ha permesso alle aziende locali di accedere a dei prestiti per progetti riguardanti il solare in piccola scala nei villaggi montuosi.

A tre anni dall’inizio del programma, decine di migliaia di abitanti di Kasese hanno avuto accesso per la prima volta all’energia elettrica, mentre il 26,8% delle esigenze energetiche del distretto sono coperte dalle rinnovabili. Numeri destinati a crescere e già di straordinaria importanza, se pensiamo che in precedenza il 97% della popolazione locale ricorreva alla carbonella e alla legna da ardere per cucinare, col rischio dei fumi tossici che una volta inalati provocano seri problemi alla salute, e che l’85% si affidava al kerosene per l’illuminazione interna, ossia a una fonte fossile costosa e inefficiente, che aggravava il bilancio economico già critico delle numerose famiglie povere.

Oggi il solare sta gradualmente provvedendo alle esigenze di illuminazione delle abitazioni, mentre il biogas si sta imponendo in cucina, con vantaggi notevoli non solo per l’ambiente, grazie alla minor deforestazione e alla diminuzione dell’inquinamento, ma anche per le famiglie più povere, che possono fruire di fonti più economiche e quindi destinare i risparmi ad altre importanti spese prima coperte con difficoltà, come quelle per l’alimentazione, l’abbigliamento e l’educazione. La stessa ricerca di legna da ardere costituiva un forte motivo di conflitto nella comunità locale, mentre ora il tempo che veniva destinato a quello scopo può essere impiegato per altri più proficui lavori.

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Può un piccolo distretto dell’Uganda diventare attraente per l’investimento in rinnovabili? La risposta è sì

La progressiva elettrificazione del distretto ha permesso agli abitanti prima sforniti di energia di apprezzare beni mai conosciuti in precedenza, quali Tv, radio, computer e telefoni cellulari. L’accesso a nuove forme di intrattenimento e comunicazione procede poi di pari passo con lo sviluppo dell’economia locale e l’incremento delle possibilità lavorative, mentre nuovi scenari si aprono anche per il turismo, perché le strutture destinate all’ospitalità possono munirsi di energia elettrica e quindi attrarre più visitatori, che sicuramente rimarranno colpiti dalle innumerevoli bellezze naturalistiche del Paese africano.

Kasese e già in marcia verso il 100% rinnovabili: il costante supporto finanziario al programma e il mantenimento delle misure a favore delle famiglie più povere dovranno essere le garanzie per il raggiungimento di questo straordinario obiettivo, che potrà costituire un esempio positivo e da imitare non solo per il resto del Paese e gli altri Stati del Continente nero, ma anche per quelli del resto del mondo.

L’Uganda può e deve investire nelle rinnovabili, visto che da anni sta registrando tassi di crescita economica importanti ed ha enormi risorse naturali da sfruttare, a partire dal sole, che garantisce un livello medio quotidiano di irradiazione a terra di 5,1 kWh per mq, con 2.500-3.000 ore di luce l’anno. Le prospettive di crescita sono enormi, poiché questo Paese ancora prevalentemente rurale registra uno dei tassi più bassi al mondo per quanto riguarda l’accesso all’energia elettrica (soltanto il 15% della popolazione è collegato alla rete con un consumo procapite di 215 kWh l’anno) e vanta una capacità di produzione installata decisamente modesta, pari a soli 822 MW.

La svolta verso le rinnovabili pare inevitabile. Per la produzione di energia fino ad oggi la popolazione ha utilizzato prevalentemente le biomasse (carbonella e legna), che hanno provocato una deforestazione selvaggia (la superficie forestale dell’Uganda si è dimezzata dal 1990, ogni anno vengono persi 90mila ettari), mettendo anche a repentaglio la salute umana, a causa delle malattie respiratorie e cardio-vascolari provocate dalla loro combustione.

Solare e biogas sono le principali chiavi per un futuro di sviluppo economico sostenibile, come dimostrato da importanti progetti sostenuti dal governo, in uno dei quali c’è pure lo zampino italiano. Building Energy, società nostrana operante nelle rinnovabili, è impegnata nella costruzione di un impianto fotovoltaico da 10MW a Tororo (Uganda orientale), che genererà 16,5 GWh di energia all’anno per soddisfare le esigenze di circa 3mila famiglie. Un progetto del valore di 20 milioni di dollari, finanziato parzialmente mediante il Get Fit program del governo ugandese, che mira a incentivare gli investimenti nelle rinnovabili e a contrastare la povertà. La nuova infrastruttura gioverà sia all’ambiente che all’occupazione, perché permetterà di risparmiare 8.500 tonnellate di emissioni di CO2 l’anno, creando oltre 100 posti di lavoro nella fase di costruzione, più altri 20 per 20 anni per tutto ciò che riguarda la sua operatività e il suo mantenimento.

Il futuro energetico dell’Uganda vira verso le rinnovabili. Incredibile, ma vero…

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