Di energia geotermica, si sa, gli islandesi se ne intendono, ma la notizia è che anche il Giappone, secondo l’autorevole parere dell’ambasciatore islandese Stefan Larus Stefansson, potrebbe sfruttare un enorme potenziale geotermico per riconvertire ben 25 centrali nucleari.
Al contrario di quel che avviene in Giappone dove la strada dello sviluppo geotermico non è ancora stata percorsa, in Islanda il 90% dell’energia totale necessaria al riscaldamento domestico viene prodotta tramite geotermia e il governo continua ad investire in questa direzione con notevoli vantaggi per le tasche dei cittadini e dello Stato (dal 1970 ad oggi l’Islanda ha risparmiato ben 7,2 miliardi di dollari grazie all’energia geotermica).
Il punto è che il paese del sol levante ha a sua disposizione il terzo più alto potenziale geotermico del mondo che potrebbe essere impiegato per spegnere un cospicuo numero di reattori nucleari.
Una situazione ancora più bizzarra se pensiamo che gli stessi islandesi utilizzano la tecnologia giapponese per fa funzionare i loro impianti. E mentre in Islanda le turbine made in Japan sono richiestissime, i giapponesi che vivono nelle zone più interne e fredde del paese riscaldano le loro abitazioni con il kerosene.
E pensare che se solo volesse, il Giappone non solo potrebbe ridurre l’impatto ambientale e la pericolosità delle centrali nucleari attive, ma potrebbe diventare il più importante produttore mondiale di turbine destinate alla geotermia.
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