A Boston vietata vendita nei negozi di animali domestici, perfino di cani e gatti
Fino ad oggi abbiamo assistito a provvedimenti politici o giudiziari nei confronti di circhi, zoo, acquari, ecc., dove si perpetuavano maltrattamenti fisici e psicologici contro i poveri animali destinati ad essere esibiti per divertire il pubblico pagante. Ma mai avevamo assistito ad un provvedimento contro la vendita di animali domestici nei negozi. Perfino di conigli, cani e gatti. Attività commerciali che siamo abituati a vedere nelle nostre città e che reputiamo normali.

Invece, lo scorso 2 marzo, l’amministrazione comunale della città di Boston ha varato una delibera che vieta la vendita di cani, gatti e conigli nei negozi di animali e negli allevamenti commerciali. Non solo, il provvedimento ne vieta la vendita anche in parcheggi e mercati.
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- Weimaraner
- Staffordshire Bull Terrier
- Cane pastore del Caucaso
- Jack Russell Terrier
- Bulldog francese
- Lupo cecoslovacco
- Cane di San Bernardo
- Boerboel
- American Staffordshire Terrier o Amstaff
- Golden Retriever
- Leonberger
- Dogo argentino
A Boston sono sempre di più le catene di negozi che vendono animali allevati per scopi commerciali. Ciò non significa che questi animali non potranno più essere acquistati; bensì, che si solleciterà l’affidamento di quelli che purtroppo vivono già in rifugi e canili.
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Infatti i negozianti potranno lavorare a stretto contatto con queste strutture, raggiungendo un duplice scopo: da un lato si aiuteranno le associazioni animaliste nelle adozioni, dall’altro non si danneggerà quella che è comunque un’attività economica. Il più delle volte fatta anche con passione e trasparenza.
Ma Boston è solo l’ultima città ad adeguarsi a questo provvedimento. Sono infatti già 120 le amministrazioni che hanno emanato tale divieto, tra le quali anche agglomerati importanti quali Chicago e Los Angeles.
Purtroppo dietro la vendita di animali, soprattutto cuccioli, esiste un commercio spietato. I poveri malcapitati vengono tenuti in situazioni pessime: sovraffolamento, igiene precaria, poca o nulla assistenza veterinaria, perfino poco cibo e acqua. Sono sottoposti a lunghi ed estenuanti viaggi (in Italia arrivano soprattutto dai paesi dell’Est, stipati in camion senza luce e con poca aria). Oltre al maltrattamento fisico, c’è anche quello psicologico, giacché i cuccioli crescono in ambienti isolati, privati della possibilità di socializzare sia con i suoi simili che con gli esseri umani.
I cuccioli vengono altresì strappati alla madre quasi subito. Quanto a queste ultime, sono anch’esse trattate in modo vergognoso. Devono produrre ad ogni calore e quando diventano improduttive gli allevatori se ne liberano. In genere abbandonandole in mezzo a qualche terra isolata o, peggio ancora, sopprimendole.
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Anche in Italia questo commercio è molto fruttuoso e lo finanziamo ogni qualvolta acquistiamo un cucciolo in un negozio senza particolari controlli o licenze. Come detto, il più delle volte questi animali provengono dall’Est Europa. Pertanto, anche da noi urge un simile provvedimento. Come d’altronde urge anche in altri settori come i circhi, gli acquari, gli zoo…