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A un anno dalla marea nera: cosa è rimasto del più grave disastro ambientale della storia

Era il 20 Aprile di appena un anno fa, il 2010, allorché ebbe inizio nel Golfo del Messico uno dei più gravi disastri ambientali della storia umana.
Una fuoriuscita di petrolio che durò per tre mesi abbondanti, sotto lo sguardo attonito di un’opinione pubblica sconcertata e indignata e coi cosiddetti Grandi della Terra, Obama in primis, ridotti all’impotenza mentre erano costretti a seguire questo disastro annnunciato.

A un anno dalla marea nera: cosa è rimasto del più grave disastro ambientale della storia

Una storia di straordinaria grettezza, avidità e incompetenza, dalla quale si spera siano state apprese alcune lezioni. Senza troppe illusioni, in verità, tant’è vero che è notizia delle ultime settimane che il Governo Federale USA ha ripreso a concedere i diritti di estrazione del greggio in acque profonde.

Ma cos’è rimasto di questo disastro a 12 mesi dalla data in cui la piattaforma Deepwater Horizon esplose, dando il via alla più scellerata fuoriuscita di petrolio della storia?

E’ rimasta una situazione ambientale che alcuni biologi definiscono “permanentemente compromessa“.
Una situazione compromessa in maniera talmente grave, che per capirne gli impatti saranno necessari anni di studi, rivolti a comprendere gli effetti sulla flora e la fauna marina, il clima, la catena alimentare e tutte le altre componenti del complesso e variegato ecosistema del Golfo del Messico.

E se non bastasse, è recente la notizia secondo cui la British Petroleum riprenderà a trivellare proprio nel Golfo.

Un disastro le cui proporzioni l’uomo non è nemmeno in grado di comprendere approssimativamente ad oggi.

Ripercorriamo ora questi le tappe principali di questi tre mesi di agonia, per ricordarci tutti che il disastro è sempre lì, anche se non è più in prima pagina:

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