L’Amazzonia, con la sua impenetrabile foresta, è un patrimonio naturale di inestimabile valore da cui dipende l’ esistenza del Pianeta Terra.
Ancora oggi la foresta amazzonica è una delle aree naturali più importanti e meno conosciute al mondo, un regno quasi intatto, ricco di biodiversità, sistemi idrologici, e dove ancora a fatica vivono popolazioni indigene a stretto contatto con la natura, come non accade in nessuna altra parte del mondo.
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Con il nome di Amazzonia si indica una vasta regione geografica dell’America Meridionale, che si estende per 7 milioni di chilometri quadrati in zona equatoriale, con clima caldo umido. Quest’area è quasi interamente ricoperta da foreste pluviali – per 6 milioni di chilometri.
L’Amazzonia confina a nord con il massiccio della Guiana a Nord, a est tocca l’Oceano Atlantico, a ovest con la cordigliera delle Ande e a sud con l’Altopiano del Brasile.
La sua superficie appartiene per la maggior parte al Brasile, in misura minore a Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana Francese.
L’origine del nome – in portoghese Amazonas – deriva dal fiume che la attraversa: il Rio delle Amazzoni, il fiume più lungo del mondo, seguito dal Nilo.
La storia dei conquistatori vuole che i primi a navigarlo siano stati il fiorentino Amerigo Vespucci e lo spagnolo Yanez Pinzon, tra il 1499 e il 1500.
Il primo a percorrere gran parte del suo tracciato fu Francisco de Orellana che partecipò nel 1541 alla spedizione di Pizzarro, l’uomo che, tra le altre cose, distrusse l’impero Inca.
Inizia così una lunga storia di occupazione e sfruttamento del suolo amazzonico.
L’occupazione e lo sfruttamento dell’Amazzonia, iniziato nel 1960 con l’appoggio della Banca Mondiale, ha prodotto molti effetti negativi in termini ecologici, soprattutto disboscamento senza sosta, e sociali, con la decimazione delle tribù indigene.
I nove stati, esclusa la Francia per la Guyana, che comprendono l’Amazzonia, hanno sottoscritto nel 1978 un trattato di cooperazione, il Patto Amazzonico, con lo scopo dichiarato di promuovere l’economia della regione, cercando di tutelare la storia indigena del Paese.
Negli ultimi decenni ha avuto luogo una sistematica distruzione della foresta per la produzione di legname pregiato e per la messa a coltura delle ampie aree diboscate, soprattutto per far largo a piantagioni di soia.
Le forme di sfruttamento del territorio perpetrate nel corso degli anni, hanno portato a risultati allarmanti, intaccando la foresta che, privata della fitta protezione della vegetazione e del suo complesso ecosistema, tende oggi a impoverire la biodiversità e diffondere fenomeni di desertificazione.
Lo Stato brasiliano negli anni ha avviato la costruzione di numerose strade che attraversano proprio la foresta: queste infrastrutture, seppur necessarie per un mondo moderno, non hanno portato allo sviluppo della regione, ma hanno aumentato lo sfruttamento delle immense risorse del territorio.
Enormi piantagioni hanno preso il posto della foresta, e c’è stato un aumento anche degli allevamenti di bestiame. Si calcola che l’area deforestata abbia raggiunto gli 800.000 kmq.
A partire dalla fine degli anni ’70 è iniziato lo sfruttamento intensivo dei giacimenti petroliferi. Ma non solo: il territorio vanta le più ricche riserve di ematite del mondo, giacimenti di bauxite, di cassiterite, di manganese, di uranio, cobalto, titanio, oltre a diamanti, oro e altri minerali preziosi.
Il Brasile ha poi attuato la costruzione di grandi centrali idroelettriche e di conseguenza di dighe che hanno allagato vasti bacini, vista la potenza del Rio Amazzoni e dei suoi affluenti.
Il piano di sfruttamento idroelettrico aveva lo scopo di rifornire di energia industrie progettate e in parte installate all’interno e all’esterno della regione.
Morfologicamente è costituita da una pianura alluvionale che corrisponde per gran parte al grande bacino del Rio delle Amazzoni. Nasce nelle Ande ed è lungo a 6992 km e sfocia con un grande estuario largo più di 200 km, nell’Oceano Atlantico.
Il terreno della pianura alluvionale è costituito quasi interamente da sedimenti di sabbie e argille portati dai fiumi:
L’Amazzonia gode di un clima caldo-umido equatoriale con scarse escursioni termiche; la media delle temperature è di 26°.
Le precipitazioni sono molto abbondanti, superano una media di 2500 mm annui. Proprio all’elevato tasso di umidità e alla frequenza delle piogge si deve la rigogliosa foresta pluviale.
La pioggia pluviale si scatena tra febbraio e maggio ed il livello dell’acqua nel Rio delle Amazzoni aumenta drasticamente, causando pesanti inondazioni. In questo periodo dell’anno il trasporto fluviale diventa pericoloso.
Nella foresta amazzonica si contano oltre 60.000 specie arboree e convivono numerose specie di uccelli, mammiferi, insetti e rettili. In particolare, ospita:
Questa regione è estremamente vasta, ma in realtà è conta solo 12 milioni di abitanti e le popolazioni sono per lo più concentrate lunghe le rive dei fiumi principali. I centri sono le città di Belém, Manaus e Santarém.
In Amazzonia vivono quasi 305 tribù indios, circa 900.000 persone che corrisponde allo 0,4% della popolazione brasiliana. Il governo ha riconosciuto alla sua popolazione indigena 690 territori, circa il 13% del territorio brasiliano.
La maggior parte dei popoli amazzonici vive oggi una vita allo stato semi-primitivo in zone protette, in comunità stanziali lungo i fiumi. Si occupano di coltivare piccoli orti, cacciano e pescano. Alcuni indigeni purtroppo oggi si sono dotati di armi per cacciare, altre utilizzano ancora mezzi rudimentali.
Esistono anche piccole tribù semi-nomadi che vivono all’interno delle foresta, lontano dal fiume in gruppi isolati. Sono quelli più primitivi, perché più isolati. Fino a pochi anni fa esistevano ancora tribù che non erano mai venute a contatto con al civiltà.
Gli indios che resistono in Amazzonia sono suddivisi in piccole tribù che hanno lingua, tradizioni e modi di vivere differenti, alcune composte da meno di 1000 individui. Altre sono ormai quasi scomparse, e sopravvivono solo alcuni rappresentanti.
Le più grandi sono:
Ma ci sono tribù piccolissime come:
Quest’area è ufficialmente riconosciuta dal mondo occidentale come la zona con il biosistema fondamentale per la protezione de clima e la riduzione del cambiamento climatico del Pianeta. Ospita, infatti, il 15% del totale delle specie conosciute, e ben il 75% è presente solo qui.
Viene chiamata anche il ‘Polmone del Pianeta’ perché, con i suoi 6,7 milioni di kmq (di cui il 60% si estende in territorio brasiliano) rappresenta 1/3 dell’intero sistema mondiale di foreste pluviali ed è in grado di trattiene tra 140 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio. Per questo svolge un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico.
In media ogni anno una superficie di foresta tropicale pari a 12.000 kmq, con dei picchi di 28.000 kmq viene distrutta: le cause sono la deforestazione e gli incendi.
Solo nel territorio brasiliano si stima una perdita della foresta pluviale equivalente a oltre tre campi da calcio al minuto!
Entro il 2030, il 27% dell’Amazzonia sarà senza alberi.
Negli ultimi anni si è affermato sempre più il fenomeno degli incendi. Secondo l’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile quest’anno gli incendi in Brasile sono aumentati dell’83% rispetto allo stesso periodo del 2018, mentre sono circa 73mila i roghi registrati in tutta la foresta amazzonica.
Il 75% degli incendi appiccati si stima che siano di natura dolosa, per consentire l’avanzata dell’agricoltura intensiva nella foresta, ma anche per far spazio a pascoli per il bestiame e alle colture finalizzate agli allevamenti.
Circa il 20% degli incendi si è verificato in aree naturali protette, il 6% delle quali appartengono a popoli indigeni.
Oggi in Amazzonia non si fermano gli incendi che stanno devastando la foresta: questa estate sono stati 30mila i roghi registrati, con un aumento del 196% rispetto all’anno precedente.
In alcune regioni come Pantanal e Cerrado l’allarme è elevatissimo
In Bolivia nella regione di Santa Cruz sono stati 3,5 milioni di ettari distrutti e 4.000 le famiglie interessate allo sgombro e innumerevoli specie colpite.
Potremmo dire tutti noi!
Nella pratica il Brasile è responsabile della metà della deforestazione nell’area
Bolivia e Perù sono responsabili della deforestazione nei paesi dell’foresta andina che è in aumento.
Quest’area conta una grande quantità di specie animali e vegetali che causa degli incendi e del disboscamento rischiano di scomparire.
In particolare gli incendi minacciano:
Le fiamme interessano adesso anche le aree protette, dove vivono 55 specie a rischio, 24 delle quali endemiche, come l’armadillo gigante, il pecari labiato e il formichiere gigante.
Ma chi davvero è a rischio è l’Umanità. Senza questa foresta pluviale si rischia di perdere:
Per tutelare la foresta amazzonica bisogna iniziare a fare qualcosa di concreto. Tra le priorità immediate:
A lungo termine è necessario:
Per affrontare le cause e le conseguenze di questa terribile emergenza è intervenuto anche Papa Francesco, che ha convocato un Sinodo dedicato all’Amazzonia.
L’incontro ha affrontato il tema del profondo legame tra la Natura e l’Uomo, soffermandosi sulla minaccia rappresentata dagli incendi che minano la sopravvivenza delle popolazioni indigene, oltre che del Pianeta.
Un tour sul Rio delle Amazzoni e un’escursione nella foresta pluviale più vasta del mondo è per molti viaggiatori davvero un sogno.
Un’avventura unica grazie alla ricca biodiversità e alla presenza di rare specie animali.
Di solito le escursioni organizzate da tour operator in questa regione sono composte da birdwatching, trekking attraverso la foresta, gite in kayak sul Rio delle Amazzoni. Ma vediamo quale è il periodo migliore per andarci, e cosa portare con sé.
In questa enorme regione esistono due stagioni:
In generale, il periodo migliore per viaggiare è durante la stagione secca. Tra luglio e ottobre si potranno osservare le numerose specie di volatili, mammiferi e farfalle. Tra giugno e ottobre invece è possibile l’avvistamento del giaguaro.
Le temperature sono abbastanza uniformi durante tutto l’arco dell’anno e raramente superano i 28°: in compenso il tasso di umidità supera l’80% e questo aumenta la sensazione di calore.
Il centro vaccinazioni internazionali consiglia le seguenti vaccinazioni:
Nel caso di escursione in foresta o trekking si consiglia anche
Nelle foreste pluviali vivono migliaia di specie di insetti, animali, piante e microrganismi. Il posto è dunque un po’ ostile per chi non è abituato a tanta natura selvaggia.
Diverse aree della foresta sono limitate ai soli indigeni e in queste zone è impossibile arrivare, se non si hanno le conoscenze e le abilità necessarie.
Per recarsi in escursione nella foresta amazzonica è importante avere un abbigliamento adeguato:
Amazon. Quando Jeff Bezos la fondò nel 1994 si chiamava cadabra.com ma presto il nome venne cambiato in Amazon. Perché? Si dice che il fondatore volesse una parola che iniziasse con la A, così da comparire ai primi posti negli elenchi, ma c’è chi dice che volesse che il nome richiamasse la maestosità del Rio delle Amazzoni.
Guerriere amazzoni. La parola amazzone sarebbe composta da un prefisso «a» privativo seguito da «mazon» che vuol dire seno: quindi «senza seno». Le leggende tramandate da uomini sulle amazzoni riportano infatti che le selvagge guerriere si tagliavano via la mammella destra per poter meglio tendere l’arco. Nulla di vero. Le testimonianze artistiche dell’antica Grecia, vasi, altorilievi, le raffigurano con prosperosi seni mentre combattono le loro battaglie.
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