Anche gli Icefish a rischio per il surriscaldamento globale
Cambiamento climatico e rischio estinzione per molte specie animali, un binomio che si ripropone sempre più spesso nei rapporti allarmanti redatti da scienziati ed esperti di tutto il mondo. Questa volta tocca ad alcune varietà di Nototenioidei, più comunemente noti come ‘Icefish’ (o pesci-ghiacciolo o Cannictidi), vale a dire i famosi pesci polari che popolano le gelide acque dei mari antartici grazie alle loro incredibili capacità di adattamento anche alle condizioni più estreme.

Questi pesci-ghiacciolo sono una delle specie animali più particolari tra quelle a noi conosciute, in quanto il loro sangue è privo di globuli rossi ed emoglobina ed è praticamente incolore. Questi pesci, infatti, per adattarsi ai climi gelidi, si sono evoluti, eliminando queste sostanze dal sangue, al fine di renderlo meno viscoso e quindi di ridurre il dispendio di energia del proprio organismo: non solo, sono in grado tramite una fitta rete di capillari di assorbire ossigeno dall’acqua marina, una vera e propria respirazione cutanea che si affianca a quella branchiale.
La rivista scientifica statunitense PNAS ha da poco pubblicato i risultati degli studi effettuati da un team di scienziati dell’università di Yale che dimostrano come la sopravvivenza di questi pesci sia appesa a un filo. La causa è l’innalzamento della temperatura e la conseguente diminuzione di ossigeno nelle acque dell’Oceano Meridionale che circonda l’Antartico, una delle regioni del mondo che, a detta degli esperti, si sta riscaldando più velocemente.
I Cannictidi, infatti, possono sopravvivere a temperature non superiori ai -2 C° grazie alla loro straordinaria capacità di produrre proteine antigelo che consentono loro la sopravvivenza in una delle zone più ostili della Terra. Ma è proprio tale capacità che rischia di diventare il ‘tallone di Achille’ di questi ‘mutanti’ naturali, sensibilissimi alle minime variazioni di ipossia e ai cambiamenti termici.
La scomparsa degli Icefish potrebbe avere pesanti ripercussioni sulla catena alimentare antartica, essendo il cibo preferito di animali come pinguini, foche e cetacei.
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