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Anche il restauro dei monumenti può essere rispettoso dell’ambiente

Il restauro dei monumenti e dei manufatti antichi è uno dei settori più legati all’uso della chimica. E’ infatti grazie all’uso massiccio di solventi e soluzioni altamente tossiche che i resti del passato che si treovano in pessime condizioni ritornano allo splendore originario (a volte con risultati discutibili o filologicamente incoerenti ma lasciamo perdere…).

Anche il restauro dei monumenti può essere rispettoso dell’ambiente

Da un pò di tempo però si è provato a cercare tecniche diverse, che utilizzassero anche prodotti di origine organica, per fare quello che prima era affidato esclusivamente ai derivati chimici del petrolio e a sostanze aromatiche decisamente volatili e pericolose per la salute dic hi le maneggia (il restauratore) e per l’ambiente in cui poi vengono disperse.

Dunque, per contrastare gli effetti dello smog e dalle piogge acide sui monumenti, e cancellare le tracce del tempo su quadri preziosi e mobili antichi, ecco l’arrivo di nuovi prodotti che inaugurano la specializzazione del restauro biologico, a base cioè di microbi aerobici e anaerobici.

Il “Desulfovibrio vulgaris” è infatti un batterio in grado dimangiare” letteralmente i depositi neri che ricoprono statue, portali, facciate di chiese e monumenti. Una scoperta tutta italiana, opera dei ricercatori del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche della Facoltà di Agraria di Milano.

Come lavora questo agente? Il Desulfovibrio trasforma i solfati in idrogeno solforato, i nitrati in azoto molecolare e la sostanza organica in anidride carbonica, tutti gas che poi si disperdono nell’aria. Finora, questa tecnica è stata usata per curare la Pietà Rondanini, alcune guglie del Duomo di Milano e parte della facciata dell’Università Statale e di Santa Maria delle Grazie.

I batteri, fatti crescere in coltura, e del tutto eco-compatibili, sostituiscono efficacemente i metodi tradizionali di restauro. Fino a oggi, infatti, le tecniche utilizzate per riportare le opere d’arte al loro originario splendore hanno fatto uso di  prodotti chimici (reagenti acidi, alcalini, tensioattivi ed agenti solubilizzanti) o mezzi meccanici (laser, sabbiature).

Efficaci si, ma con dei limiti: possono rovinare la superficie di partenza e sono potenzialmente dannosi per la salute degli operatori. L’intuizione del gruppo di ricerca ha preso le forme di uno spin-off, ovvero un’azienda ad alto contenuto di ricerca, denominata Micro4you e vincitrice del premio Gaetano Marzotto.

Un riconoscimento istituito quest’anno per individuare e sostenere lo sviluppo di nuovi progetti imprenditoriali che siano in grado di rispondere a criteri di sostenibilità economico-finanziaria e allo stesso tempo di generare benefici rilevanti per il territorio italiano. Che, lo ricordiamo, possiede tra i suoi confini oltre il 50% del patrimonio artistico mondiale.

E le risorse, naturali e umane, per poter operare un’efficace opera di conservazione.

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