Spesa biologica

Arancia ed etanolo, mela e carta, acqua pulita e banane: il lato nascosto della frutta

Le proprietà benefiche della frutta sembrano non avere mai fine. A breve, infatti, potrebbe diventare realtà l’impiego intelligente anche dei loro scarti. Potrebbe, infatti, essere una vera svolta per i biocarburanti la scoperta di alcuni scienziati americani che hanno trasformato gli scarti della frutta, in particolare le bucce d’arancia e altri rifiuti facilmente reperibili in grossi quantitativi come la carta di giornale, la canna da zucchero e la paglia, in carburante pulito (etanolo) per alimentare i veicoli.

Arancia ed etanolo, mela e carta, acqua pulita e banane: il lato nascosto della frutta

La tecnica, per ora solo sperimentale, utilizza un mix di enzimi derivato dalle piante per trasformare le bucce d’arancia, e altri materiali di scarto, in zucchero, che, fermentando, dà poi origine all’etanolo. Attualmente, la tecnica più utilizzata è quella di trasformazione dall’amido di mais che, però, produce emissioni di gas serra addirittura superiori rispetto a quelle della benzina. Al contrario, l’etanolo ricavato dalle bucce di arancia produrrebbe emissioni di gas molto più basse rispetto alla benzina.

Inoltre – e non è certo un aspetto secondario – l’abbondanza di prodotti di scarto da utilizzare a questo scopo non ridurrebbe l’offerta mondiale di cibo e nemmeno influirebbe sui prezzi finali degli alimenti.

Un’altra idea rivoluzionaria, questa volta tutta italiana, è quella di Alberto Volcan, ingegnere elettrotecnico di Bolzano, che utilizza gli scarti delle mele per produrre fogli di carta, nota perciò come ‘cartamela’: in formato A4 e di colore giallognolo puntinato, essa è composta da farina di mele (50-70%), ottenuta dal processo di essicazione e macerazione dei loro scarti, e per il resto da comune carta riciclata.

La cartamela è già una realtà ed è stata adottata dalla Provincia di Bolzano e dall’Arcivescovado; lo stesso ingegnere ha realizzato pure colle vegetali, pannelli isolanti e sacchetti per la raccolta differenziata, utilizzando sempre gli scarti vegetali delle mele.

Infine, è di un chimico brasiliano, Milena Boniolo, l’idea di utilizzare le bucce di banana per ‘pulire’ l’acqua inquinata. Durante la sua tesi di dottorato, infatti, ha scoperto che le bucce di banana sono ricche di molecole a carica negativa, e perciò in grado di attrarre efficacemente la pesante carica positiva presente nell’acqua inquinata da metalli.

Ogni buccia di banana essiccata e trasformata in polvere sarebbe in grado di decontaminare l’acqua fino al 65% ma il processo può essere ripetuto più volte fino a purificarla quasi completamente. Se la tecnica fosse resa disponibile su scala industriale, potrebbe diventare una valida alternativa ai metodi attuali di tipo chimico o meccanico, oltre ad essere un efficace metodo di smaltimento di uno dei rifiuti organici in assoluto più invasivi e ingombranti.

La tecnica sta facendo grandi progressi anche in ambito di riutilizzo di scarti che altrimenti sarebbero da smaltire.

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