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Avorio vs armi, come il traffico dell’avorio finanzia le guerre

La caccia di frodo agli elefanti che alimenta il traffico dell’avorio illegale si configura come una vera e propria maledizione: non solo minaccia seriamente una specie già in via d’estinzione, ma coi suoi sporchi proventi finanzia gruppi terroristici e formazioni militari che alimentano guerre e conflitti in tutta l’Africa. Lo sostiene il recente rapporto Ivory’s Curse, realizzato dall’organizzazione ambientalista Born Free Usa e dalla Ong C4ADS, che analizza minuziosamente i legami tra le milizie illegali, la criminalità organizzata, la corruzione di vari governi africani e il commercio di avorio verso i Paesi asiatici, giungendo a conclusioni sconcertanti.

Avorio vs armi, come il traffico dell’avorio finanzia le guerre

25 anni fa, la Convenzione sul commercio internazione delle specie in pericolo (CITES) inseriva gli elefanti nel gruppo degli animali più a rischio (Appendice 1), vietando la commercializzazione dell’avorio ricavato dalle loro zanne. Un accordo fondamentale, che ha permesso di lottare più efficacemente contro il bracconaggio e di agevolare il ripopolamento di questa specie minacciata. Nonostante la legge scritta, però, molti Stati meridionali del Continente nero (Botswana, Namibia, Sudafrica, Zimbabwe) stanno cercando da anni di riattivare questo commercio e, in seguito alle notevoli pressioni politiche, son riusciti a vendere le scorte accumulate di “oro bianco” a vari Paesi asiatici, quali Cina e Giappone. Un pericoloso dietrofront, che ha nuovamente incrementato la domanda internazionale di questo bene, accentuando la caccia illegale.

caccia elefanti
Il bracconaggio è la causa principale dell’estinzione degli elefanti

Ogni singolo elefante produce 10 Kg di “oro bianco”. A causa dell’avorio, i cui prezzi son vertiginosamente saliti dai circa 4,7 euro/Kg di 30 anni fa agli attuali 2.300 euro del mercato asiatico, si calcola che siano uccisi tra i 35mila e i 50mila esemplari all’anno. Il commercio dell’avorio vale una cifra annuale di circa 1 miliardo di dollari: un business all’origine della ripresa di una caccia spietata e sregolata tesa a realizzare ingenti profitti illeciti, in un circolo vizioso che minaccia la sicurezza pubblica in molti Stati africani.

«La caccia illegale per l’avorio ha un impatto umano significativo. Il traffico dell’avorio è una pratica illecita su larga scala trasferita dall’Africa all’Asia; l’avorio costituisce la moneta corrente per militanti, miliziani e terroristi ed è considerato uno dei amteriali di maggior valore nel contrabbando illegale, da parte delle organizzazioni criminali e delle élite governative corrotte», si legge nel dossier.

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La caccia di frodo agli elefanti ha raggiunto livelli storici e, scandalosamente, alcune popolazioni di elefanti rischiano l’estinzione. Le modalità con cui individui corrotti e destabilizzatori, assieme alla rete della criminalità organizzata africana, mettono a rischio la sicurezza umana e commerciano l’avorio ricavato da animali massacrati. I leader politici addetti agli affari esteri, alla difesa e alla sicurezza nazionale dovrebbero agire per fermare il massacro degli elefanti lungo tutto il continente.

L’avorio insanguinato sta procurando danni incalcolabili. Alcune popolazioni di elefanti africani sono ormai a rischio estinzione e non potranno sopportare ancora a lungo questi ritmi di caccia. Anche quest’ipotesi catastrofica non basterà però a fermare la corsa all’oro bianco. Se infatti non verrà combattuto e sbaragliato il  traffico dell’avorio, a causa di una domanda crescente le operazioni di bracconaggio si sposteranno dal centro verso l’est ed il sud del continente, con conseguenze disastrose sulle popolazioni di elefanti lì presenti.

elefante e cucciolo
Fermiamo il traffico dell’avorio

Si attendono così nuovi massacri coi soliti metodi più o meno rudimentali, dalle trappole sul terreno  al veleno nelle riserve d’acqua, fino alle bande di cacciatori che si muovono su vaste aree con le frecce avvelenate ed un vero e proprio armamentario militare, che comprende sia i fucili da caccia che quelli militari d’assalto.

E pensare che le foreste dell’Africa centrale potrebbero ospitare fino ad 1 milione di elefanti. A causa del bracconaggio, però, oggi non ve ne rimangono che soli 50mila esemplari, concentrati soprattutto in Congo e Gabon. In contemporanea alle diminuzioni delle popolazioni centro-africane, il dossier rileva  significativi incrementi della caccia illegale nell’est del continente, in particolar modo in Tanzania e Mozambico, con pericolosi segnali di escalation ravvisati anche in ampie aree del Sudafrica.

L’avorio è quindi materia di criminalità, corruzione e guerra che ha pesanti ripercussioni a livello politico: da decenni è una risorsa che alimenta conflitti, così come i diamanti e il coltan, ma a differenza di quest’ultimi non attira la stessa attenzione e risonanza a livello globale.

Attraverso la consultazione di una vasta mole di fonti, in modo analitico e puntuale il dossier ricostruisce il ruolo dell’avorio nella miriade di sanguinosi conflitti diffusi in tutto il continente nero. In Paesi come Zimbabwe, Mozambico, Tanzania e Kenya, i cacciatori di frodo si muovono impunemente attraverso i confini, massacrando gli elefanti nella totale indifferenza e usando l’avorio per finanziare operazioni violente in tutto il continente.

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Ci sono svariati punti caldi dove imperversa la caccia illegale, che non ricevono la stessa attenzione delle vere e proprie zone di guerra. In Camerun, ad esempio, Paese di per sé piuttosto stabile e tranquillo rispetto ai vicini, spadroneggiano i terroristi islamici nigeriani di Boko Haram, che tramite la caccia illegale nella parte settentrionale del Paese e la successiva commercializzazione dell’avorio, finanziano tutte le loro losche attività.

Ivory’s curse ha focalizzato quindi l’attenzione su alcune situazioni particolarmente allarmanti. Vediamone alcune.

avorio
Avorio vs armi

Africa Centrale. Molti Stati fragili e instabili dell’Africa Centrale si prestano alle scorrerie di varie milizie illegali armate, che qui cacciano gli elefanti per finanziare le loro attività violente commesse altrove (è questo il caso, ad esempio, delle milizie filo-governative del Nord Sudan che si sono rese complici del genocidio in Darfur).

Congo. Paradossale il caso di questo Paese, dove le forze di sicurezza statali hanno stretto un’incredibile alleanza con le milizie antigovernative, che in realtà sarebbero chiamate a combattere. In pratica, le prime forniscono armi e supporto alle seconde, ricevendo in cambio avorio.

Zimbabwe. Molte forze politiche, tra l’altro  già colpite da sanzioni, stanno accaparrandosi illegalmente vaste aree naturali al fine di utilizzarle per le operazioni di caccia illegale, mentre altre vaste zone poste in prossimità delle popolazioni di elefanti vengono vendute all’asta a compagnie cinesi, che le sfruttano senza alcuna trasparenza. Un caso simile a quello della Tanzania, un’area al di fuori delle zone di guerre, dove però il malaffare delle élite politiche ha causato l’impoverimento della più grande popolazione di elefanti dell’Africa orientale.

Kenya. Qui la vicinanza al confine fra la rete per il traffico dell’avorio e le comunità contadine impoverite e marginalizzate – ma ben armate – crea le condizioni per l’emergere di un altro punto caldo in termini di caccia di frodo. I terroristi islamici somali di Al Shabaab,  e altre organizzazioni criminali dello stesso Paese, traggono infatti profitto dalle operazioni di bracconaggio in Kenya, dove i cacciatori di frodo si avvalgono perfino delle armi provenienti dalle forze di sicurezza locali.

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Gabon. Forti pericoli si registrano per via dell’ampliamento delle aree di sfruttamento forestale, in mano a compagnie asiatiche e spesso in prossimità di zone popolate da elefanti, sta mettendo rischiosamente in contatto i lavoratori provenienti dall’Asia orientale, la criminalità organizzata asiatica, vari intermediari e i cacciatori di frodo, con un potenziale incremento della domanda di avorio, che alimenterà ancora la caccia illegale di questa specie in via d’estinzione.

Tirando le somme, il report spiega che il commercio dell’avorio è una gigantesca risorsa illecita trasferita dall’Africa all’Asia, che sta depredando le comunità locali di una fonte di potenziale benessere, distruggendo le potenzialità di un settore importante quale il turismo e finanziando una vasta platea di attori corrotti e sfruttatori.

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Coccle tra due elefanti, a rischio per la domanda d’avorio sempre più pressante

Non sono infatti le comunità locali e i cacciatori di frodo ad avvantaggiarsi dei prezzi sempre crescenti dell’avorio, bensì le organizzazioni criminali poste al vertice di questa rete, che gestiscono tutte le operazioni, dalla caccia alla commercializzazione dell’oro bianco. I locali si imbattono in rischi maggiori, sostengono i costi più alti ed ottengono solo una minima parte del profitto, che invece va ad arricchire questo network del malaffare, che mina la stabilità politica dei Paesi africani e, col terrorismo, perfino la sicurezza pubblica a livello mondiale.

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Bisogna esercitare maggiori pressioni sulle autorità interessate, affinché concentrino le loro attenzioni, risorse e sforzi sui punti caldi della caccia di frodo già identificati. Urge un’azione immediata, forte ed esplicita da parte di tutti i Paesi interessati per combattere i cacciatori degli elefanti e gli sfruttatori del commercio dell’avorio.

Il primo obiettivo sarà quello di porre un freno alla sempre crescente domanda di avorio, che alimenta questo sporco mercato. Fino a quando la catena resta integra e la richiesta dei consumatori rimane inappagata, i cacciatori di frodo continueranno ad alimentare il loro commercio mortale per soddisfare il mercato.

L’avorio sanguina e tutti dovremmo essere in prima fila in questa battaglia di civiltà, che non riguarda solo la tutela degli elefanti e la lotta alla corruzione ma anche la nostra sicurezza.

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