Le aziende con la loro attività produttiva inquinano realizzando un danno non solo ambientale ma anche economico, quantificabile in quasi 50 miliardi di euro ogni anno. Questo valore corrisponde al 3,1% sul PIL nazionale, considerando che nel 2013 è stato valutato a 1.566 miliardi di euro.
A rilevarlo è ECBA Project, società specializzata nell’analisi costi-benefici degli investimenti sull’ambiente, che utilizzao un metodo quantitativo che si chiama appunto Environmental Cost-Benefit Analysis e che consente di quantificare il valore economico per la collettività dei principali elementi di costo e di beneficio riconducibili ad una determinata attività.
Il settore che inquina di più è quello dei servizi di trasporto e logistica, il quale presenta la maggiore intensità di danni ambientali e sanitari delle emissioni in atmosfera in relazione al beneficio economico direttamente generato, con un valore di 49 euro ogni 1.000 di valore aggiunto creato.
Il settore che danneggia di meno è invece quello immobiliare, che contribuisce con il 14,3% al valore aggiunto totale e genera minori costi esterni ambientali, con un valore inferiore a 1 euro ogni 1.000 di valore aggiunto.
I fattori che incidono maggiormente su ambiente e salute, secondo lo studio, sono dovuti principalmente (per il 72%) all’inquinamento atmosferico, il in seconda posizione arrivano i gas che causano effetto serra (27%) e solo dopo (1%) le emissioni di metalli pesanti.
Ecco che si può quindi misurare quanto le aziende poco sostenibili costano alla comunità con le proprie attività industriali, sia in termini economici che ambientali, e quale danno economico infliggano al cittadino comune, che può essere così conscio di quanto gli costino i vari settori economici sia in termini d’inquinamento che a livello d’impatto finanziario.
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