Come ogni anno la tradizione anacronistica e spietata delle doppiette promette di abbattere numerosi esemplari di specie animali nella prossima stagione venatoria a discapito della biodiversità e della salvaguardia di esseri senzienti.
Tra le battaglie animaliste quella contro la caccia è una tra le più sostenute dalla popolazione che vede nella pratica di sparare e uccidere animali indifesi non uno sport o un’attività di riequilibrio della fauna, come i cacciatori continuano a sostenere, ma piuttosto un retaggio del desiderio di sopraffazione sulla natura ad opera della mano armata dell’uomo.
DISCUSSIONI DAL FORUM:
Una mano armata che troppo spesso sbaglia anche la mira facendo salire il numero di vittime umane di questo violento “sport”. Per avere un’idea della portata di violenza e morte che l’attività venatoria trascina con sé, basti pensare che nel corso della stagione 2010-2011 le vittime delle doppiette ammontano a 100, di cui 25 hanno incontrato la morte mentre 75 sono state ferite durante le battute di caccia; a questa tragica carneficina andrebbero aggiunte anche le vittime in ambito extra-venatorio, ossia coloro i quali sono rimasti uccisi o feriti a causa di un improprio utilizzo di armi da caccia al di fuori delle battute.
Sebbene il popolo dei cacciatori sia davvero esiguo continua a dettare legge ed influenzare le vite di molti privati cittadini, spesso costretti anche a subire invasioni nelle proprietà terriere rurali.
Per queste ragioni e soprattutto per porre un termine all’uccisione di animali colpevoli solo di esistere, le associazioni animaliste continuano a mobilitarsi: quest’anno la marcia Perugia-Assisi del 25 settembre ha consentito di ribadire un ‘no’ secco ad ogni forma di violenza anche rivolta agli animali, dopo la manifestazione anti caccia del 17 settembre a Torino. Data significativa quest’ultima, visto che il giorno successivo è stata aperta ufficialmente la stagione venatoria 2011/2012; ha un significato anche la scelta del capoluogo piemontese considerato che in Piemonte avrà luogo un referendum regionale contro la caccia dopo ben 25 anni dalla raccolta di 60 mila firme grazie alla sentenza della Corte d’appello.
Tale referendum, previsto nella primavera del 2012, di certo non consentirà di dare giustizia completa e definitiva ai milioni di animali decimati dalle doppiette, ma ridurrà drasticamente il numero di specie cacciabili dai fucili dei cacciatori piemontesi a vantaggio del patrimonio di biodiversità della regione.
D’altra parte, quello del Piemonte potrebbe rappresentare anche un precedente da estendere a campagne referendarie nelle altre regioni d’Italia.
Di fatto solo un’abolizione definitiva di questa atavica e anacronistica pratica potrà consentirci di tutelare l’ecosistema affidandoci a mezzi più evoluti che non siano fucili o tagliole.
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