BedZed è una comunità (acronimo che sta per Beddington Zero Energy Development) vicino a Londra che è un quartiere ecologico. Qui le emissioni di carbone sono ridotte praticamente a zero.
Costruito dalla fondazione Peabody e da Bioregional – ente che si occupa di insediamenti sostenibili ed è senza scopo di lucro – BedZed si basa su due principi base:
Come? Grazie all’uso di materiali da costruzione “verdi” come legno riciclato e produzione autonoma di energia da fonti rinnovabili come i pannelli solari per la vita del quartiere.
Gli accorgimenti utilizzati prevedono muri mantenuti sottili per consumare poco materiale, pur se ben coibentati, per non disperdere l’energia. E poi, l’uso di grandi finestre per consentire una buona illuminazione diurna senza dover ricorrere all’elettricità.
Il condizionamento estivo è bandito. Al suo posto l’aria naturale è canalizzata in unico punto all’interno della casa per raffrescare in estate e riscaldare d’inverno.
Qui la produzione di energia è autonoma grazie alle celle fotovoltaiche che producono il 15% del fabbisogno del quartiere. Il resto è integrato dalla combustione di legno proveniente dagli alberi e i rami potati nelle città vicine.
Inoltre possiede la sua piccola centrale elettrica ma in realtà i bisogni sono minimi: Negli 82 appartamenti i muri di cemento assorbono il calore durante il giorno per restituirlo la notte grazie a dei contenitori d’acqua calda che servono anche da radiatori.
Per Bill Dunster, l’architetto, la vita senza CO2 è doppiamente migliore: «non solo perché alla fine si risparmia ma anche perché si contribuisce a salvare alberi e piante».
Nel 2002, la Fondazione Peabody che ha gestito la costruzione, ha venduto gli appartamenti destinati ad edilizia privata (circa 150 mq) a 450.000 euro. Non male se pensiamo che ci si assicura una casa con una grande terrazza e 3 camere a 20 minuti dal centro di Londra.
Gli affitti, inoltre, sono bloccati a 1.500 euro al mese: non ci sorprende che la lista d’attesa sia moolto lunga…
Nel tempo l’iniziativa ha comunque innescato un circolo virtuoso, perché il design ha risolto problemi tecnici come riscaldamento e uso delle acque mentre i servizi offerti hanno favorito scelte più sostenibili anche nello stile di vita degli abitanti (camminare e usare la bici invece che l’auto) che a sua volta ha un impatto più consistente sul consumo di risorse energetiche promuovendo una nuova eco-consapevolezza.
Il progetto secondo Bioregional – l’ente che ricordo si occupa di insediamenti sostenibili ed è senza scopo di lucro – che ha sviluppato il progetto, si è tradotto in numeri che spiegano concretamente i successi raggiunti in pochi anni.
Vediamo alcuni numeri che attestano il successo dell’operazione:
Insomma, anche io voglio andare a viverci anche io!
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