Bici aziendale invece che auto. Ecco un esempio concreto di cosa può succedere
Quando si parla di mobilità sostenibile soprattutto in città, la prima cosa che viene in mente è senza dubbio lei: la bicicletta. Elettrica, tradizionale, a pedalata assistita, pieghevole e compatta o semplicemente recuperata dal fondo di una cantina e rimessa ‘in pista’ con qualche intervento di ripristino, le due ruote a pedali rappresentano l’alternativa all’automobile più green e risparmiosa.

A conferma della grande utilità sociale, ambientale ed economica della bicicletta intesa come mezzo di trasporto individuale, alcune aziende mostrano interesse verso le cosiddette politiche di ‘mobility management’, vale a dire iniziative imprenditoriali volte ad introdurre tra i dipendenti e manager l’uso quotidiano della bicicletta nel percorso casa-lavoro e viceversa.
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Gli spostamenti in questioni, riassumibili con la sigla B2W (Bike-to-Work), rappresentano la quasi totalità del traffico cittadino nelle ore di punta e le aziende più lungimiranti e attente alla propria ‘brand reputation’ o attive nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa, hanno già messo gli occhi su un progetto che prevede la creazione di una flotta di bici aziendali e una piattaforma web per raccogliere e gestire le esigenze dei dipendenti ciclo-muniti.
Il progetto che prende il nome di ‘Cicli Aziendali’ trae spunto da un bando regionale per la CSR emanato dalla Regione Lombardia nel 2012 che a sua volta riprende le fila del vecchio Decreto Ronchi del 1998 che introduceva (anche se con scarsi risultati) la figura del mobility manager.
Cicli aziendali è anche un portale online disponibile sul sito www.cicliaziendali.it interamente dedicato al progetto della Corporate Social Responsability sui temi della mobilità: in questo spazio virtuale tutti gli utenti coinvolti possono registrarsi, ricevere indicazioni e supporto logistico, monitorare i chilometri giornalieri effettuati da tutti gli utenti, le kilocalorie bruciate e totale di CO2 risparmiata all’ambiente.
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Le attività proposte e riportate sul portale sono ispirate ai principi della ‘gamification’ (termine utilizzato per indicare l’utilizzo di elementi mutuati da giochi e dalle tecniche del game design in contesti esterni ai giochi stessi) e riassunte sotto un unico slogan: ‘il lavoro mobilita l’uomo’.
Oltre agli obiettivi sul breve e lungo periodo (‘ti sfido a bruciare l’equivalente di 4 pizze in 7 giorni’), il portale offre ai propri iscritti programmi formativi e tutorial sulla sicurezza stradale e una sezione social per condividere impressioni, consigli, e commentare notizie e ciclo-notizie con i propri ‘colleghi di bici’.
La prima azienda ad aver aderito al progetto è Terre di Mezzo Editore che, nonostante il numero ristretto di dipendenti e le piccole dimensioni, ha già pedalato per 3.275 km e risparmiato 491 chilogrammi di CO2.
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In molti paesi europei esistono già da tempo programmi e sistemi di detrazioni fiscali per le aziende che aiutano i propri dipendenti a comprare le bici attraverso iniziative simili mirate ad incentivare l’uso delle due ruote ecologiche a discapito delle auto. Grazie agli sgravi fiscali, nella sola Inghilterra, sono già 9.000 le aziende che hanno acquistato la propria flotta di biciclette aziendali con tanto di sito web dedicato… chissà poi perchè!
Si, peccato che la Cassazione poi neghi risarcimento in itinere se usi la bici per andare a lavoro se la tratta è ben coperta dai mezzi pubblici.
http://www.altalex.com/index.php?idnot=57383