Mangiare sano

Le fonti proteiche di origine vegetale alternative a quelle animali

Le proteine di origine vegetale e le recenti disposizioni della UE in materia.

E’ una notizia recente che l’UE pensa di investire 3 milioni di euro “per sfruttare le potenzialità degli insetti come fonti alternative di proteine“. Questa decisione mi lascia perplessa.

Le fonti proteiche di origine vegetale alternative a quelle animali

Capisco che, trattandosi di animali a sangue freddo, la loro produzione sarebbe meno dispendiosa in termini energetici rispetto a uccelli e mammiferi. Un modo ecologico per produrre proteine, almeno in teoria. Ed esistono già alcuni bio-allevamenti di insetti appartenenti a specie “utili” da impiegare in agricoltura biologica o per scopi di ricerca che potrebbero fornire dati in questo senso.

Ma se, da una parte, gli insetti sono efficienti produttori di proteine, ci sono aspetti cui bisognerà dare risposte: dalle biomasse necessarie a produrre volumi utili per il mercato, allo smaltimento degli scarti, al rischio di contaminare le specie selvatiche (un rischio assai probabile con animali di taglia tanto piccola e ad elevata mobilità).

Per non parlare degli ostacoli culturali che rappresenterebbero un limite alla diffusione di questo “potenziale cibo” in Occidente sebbene mangiare insetti sia già pratica diffusa in Oriente . Forse questo aspetto, con del buon marketing, sarebbe superabile… Tuttavia penso che non si tratti di una soluzione adatta.

Per le casse di Bruxelles 3 milioni non sono una gran spesa ma è curioso che si sia pensato all’entomofagia (cioè all’alimentarsi con gli insetti) e non a valorizzare un patrimonio già esistente: le colture proteiche ed i legumi in particolare, che sono un ottimo alimento e un’eccellente fonte proteica di origine vegetale, ricchi anche di folati, ferro e altri preziosi elementi.

Hanno un’azione stabilizzante della glicemia e limitano l’assorbimento dei grassi. Un più elevato consumo di proteine vegetali a scapito di quelle animali sarebbe poi anche un ottimo metodo per tagliare i costi sanitari per via della minore incidenza che si avrebbe di patologie quale obesità, malattie cardio-vascolari e diabete di tipo 2.

Poi c’è l’aspetto di consumo del suolo: a parità di quantità di proteine prodotte, la produzione di proteine di origine vegetale richiede molto meno suolo di quelle animali ed ovviamente non comporta lo stesso livello di emissioni di gas serra. Per capirci (fonte: Food and Agriculture Organisation), da 1 ettaro di terra è possibile ottenere 1.680 kg di proteine della soia oppure una bistecca da circa 68 kg.

I legumi sono potenzialmente un patrimonio enorme sotto il profilo alimentare, gastronomico e biogenetico che faremmo bene a conservare. Secondo i dati di Civiltà Contadina, circa un secolo fa si stima che, solo in Italia, fossero presenti un migliaio di varietà solo di fagioli, senza considerare le altre specie di legumi. Oggi ne sono coltivate solo cinquanta. E poi da qualche anno in Europa, si coltiva anche soia, commercializzata come tale o sottoforma di prodotti derivati.

Eppure da anni giace nel cassetto del Parlamento europeo – nel l’intento di rilanciare il consumo di legumi – una proposta di risoluzione per modificare gli accordi del GATT (oggi WTO, World Trade Organisation) del 1982 che prevedevano una specializzazione agricola di USA ed UE rispettivamente su colture proteiche e cereali. Quell’accordo ha comportato notevoli ricadute sullo stile alimentare e la ricerca dei due continenti: il consumo di legumi in Europa è diminuito nel corso dei decenni, sebbene di recente sembri in lieve ripresa soprattutto a seguito della diffidenza dei consumatori più attenti verso le moderne modalità di produzione di carne legate agli allevamenti intensivi.

Mancano campagne di informazione, investimenti sulla ricerca per il miglioramento delle varietà esistenti o per il recupero di quelle antiche, ricerca in ambito tecnologico-alimentare per offrire alternative accattivanti alla bistecca. Eppure si pensa agli insetti!

In definitiva una risposta allo scarso interesse dell’UE verso le colture proteiche ancora non l’ho trovata, però se davvero l’entomofagia è la soluzione di Bruxelles alla domanda di proteine a basso impatto ambientale, che non mi si venga poi a dire che sono “strana” perchè mangio tofu…”.l

Roberta Bartocci

Laureata in biologia, è una nutrizionista di lunga data attiva sul suo sito vegcoach.it, esperta di cucina vegetariana ma soprattutto vegana e di cucina naturale.

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