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Co-housing: utopia o realtà?

C’è anche il co-housing, una forma nuova di condivisione di servizi tra vicini nell’era della sharing economy. Scopriamo come funziona e quali benefici e aspetti negativi ha.

Co-housing: utopia o realtà?

Immaginate di fare la spesa insieme a tutti i condòmini facendo arrivare proprio davanti a casa quello che avete comprato e risparmiando. Immaginate di mandare i vostri figli in una scuola raggiungibile a piedi e con gli altri bambini del vicinato senza doverli accompagnare. Immaginate che quando si rompe un tubo in casa un vicino vi darà una mano a ripararlo e senza chiedere nulla in cambio.

Immaginate di fare il bucato in una lavanderia grande e attrezzata dove potete chiacchierare con alcuni vicini mentre aspettate che la lavatrice fnisca il suo ciclo invece di ridursi la notte in fretta a stendere di soppiatto. Immaginate di avere una caffeteria per tutto il quartiere dove incontrarsi senza pagare e prendersi una pausa in relax, magari facendo amicizia con nuovi arrivati.

mmaginate di poter affidare tranquillamente i vostri bimbi ad una mamma della zona o ad una babysitter di quartiere e andarli a riprendere quando volete e senza pagare rette salate. Immaginate… questo ed altro è il co-housing!

co-housing

Co-housing: cos’è

Il co-housing rappresenta un diverso modo di abitare ed è sempre più diffuso anche in Italia. Si tratta di una comunità residenziale di 30-40 nuclei familiari (ma anche single e coppie) in una sorta di “villaggio” con spazi e servizi in comune (orti, serre, micro-nidi, spazi conviviali, car-sharing…) che vengono condivisi tra chi li abita e ne usufruisce.

Questo tipo di insediamenti, sparsi in tutto il mondo, si ispira al desiderio di facilitare la vita delle persone sia dal punto di vista sociale che sotto il profilo economico.

Un po’ di storia del co-housing

L’applicazione reale di un abitato in co-housing nasce originariamente in Scandinavia negli anni ’60, diffondendosi specialmente nel Nord Europa e in Inghilterra ma si afferma anche negli Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone.

Esempi di comunità recenti in cui lo sharing degli spazi e dei servizi è applicato ad una struttura di buon design e ha riscosso un notevole successo in termini di incremento della qualità della vita dei suoi abitanti è Vauban, un sobborgo di Friburgo. Un ulteriore sviluppo del concetto di co-housing che vira verso l’eco-sostenibilità dell’abitato è BedZed, vicino a Londra.

Ma attenzione, non stiamo parlando della versione moderna di un kibbutz o di una comune hippy. Quali sono allora gli aspetti caratterizzanti del co-housing in tutto il mondo?

Come funziona

La progettazione partecipata è sicuramente l’elemento più interessante. Infatti la fase progettuale è il primo momento ad essere condiviso dai futuri abitanti, i quali scelgono fin da subito quali servizi e spazi adoperare in comune con gli altri.

Altra caratteristica è il cosiddetto “vicinato elettivo”. Le comunità di co-housing scelgono di aggregarsi, pur provenendo da esperienze di vita differenti, in base ad una filosofia e a una visione comune della propria vita abitativa.

Un’altro aspetto importante è la non-ideologicità. Il fattore di coesione che sta alla base della scelta di co-residenza non deve essere riconducibile ad una comune appartenenza a gruppi religiosi, ideologici o sociali.

Nell’abitato in co-housing  l’amministrazione è locale: per cui tutti i lavori di manutenzione e la gestione degli spazi comuni sono effettuati direttamente dagli abitanti.

Altro fattore determinante è che il nucleo non ha una sua struttura gerarchica perché nessun co-houser occupa una posizione di autorità rispetto agli altri e le decisioni comuni sono stabilite in base a criteri puramente democratici.

Il dubbio che può venire dato l’aspetto “comunitario” è che ci sia mancanza di privacy. In realtà la scelta di condividere alcuni spazi con altre persone non esclude la singolarità di ogni famiglia con i propri ritmi di vita, assicurando un giusto equilibrio tra privato e sociale.

Benefici del co-housing

Un elemento distintivo del moderno concetto comunitario è il design degli spazi per la socialità. In effetti il co-housing si fonda sull’idea di appartenenza ad una comunità e si sviluppa attraverso una positiva gestione dei rapporti di vicinato ma anche sulla bellezza estetica di questi spazi comuni che devono essere progettati ad hoc per garantire il corretto svolgimento della vita sia comunitaria che del singolo abitante.

Anche la sicurezza è fondamentale e garantisce un ambiente protetto soprattutto per bambini e anziani, potendo contare su forme elevate di collaborazione e socializzazione che manca nella comunità urbana “normale”, dove i nuclei abitativi sono più disaggregati e non hanno occasione di condivisione e d’incontro.

Naturalmente non è trascurabile anche il maggior beneficio economico che la condivisione di beni e servizi con altre persone porta con sè. Si riducono gli sprechi, si evita il ricorso a servizi esterni e si può contare sull’acquisto collettivo di prodotti.

Co-housing in Italia

Anche in Italia la “filosofia” del co-abitare sta incontrando numerosi seguaci: si sono formate associazioni e gruppi senza scopo di lucro come la RICO (Rete Italiana del Co-housing) che cercano di promuovere e realizzare la cultura del co-housing a livello locale.

Un altro risvolto interessante è quello costituito dalla RIVE (Rete Italiana di Villaggi Ecologici), associazione nata nel dicembre del 1996 per rendere nota l’esperienza – apparentemente utopistica – di piccole comunità che si risconoscono nei valori concreti della solidarietà, della collaborazione e dell’ecologia. La filosofia ispiratrice è quella della sostenibilità ecologica, spirituale, socio-culturale ed economica.

In qualche modo questa prospettiva ci riporta indietro nel tempo, esprimendo un bisogno quasi primordiale di recuperare una dimensione di umanità, condivisione e contatto con gli altri, valori che spesso ci sfuggono all’interno degli odierni ritmi frenetici della vita urbana.

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Un commento

  1. Proposta di Cohousing dal Piemonte!

    Scusate l’intrusione, mando questa comunicazione a tutti quelli che stanno chiacchierando sul cohousing nei forum…
    Noi stiamo avviando un esperimento di cohousing sociale in Piemonte, abbiamo la casa e la terra, basta avere 50€ al mese e tutti o quasi possono venire a provare (una facile convivenza nella natura), volendo anche provare a lavorare insieme. Attualmente siamo 4-5 vorremmo essere almeno una decina, anche per avviare tutta una serie di attività. Ad esempio, sono riuscito a trovare aggratis 20 arnie (con pure già le api dentro), ma attualmente non ci sono le persone con un minimo d’esperienza possano curare la cosa, magari anche creare una vera e propria attività. Idem per la terra (più di un ettaro è davvero tanto). Ma questo è solo un esempio. Insomma cerchiamo altre ardite persone che si uniscano a noi!! L’età, la provenienza e il retaggio culturale contano poco, basta curiosità e voglia di fare. Non so se questo è un giusto intervento sul tema del cohousing, tanto ci sarebbe da dire, ma ho imparato che a poco serve il dire se non c’è dietro il fare: ad ogni modo penso che, se uno vuole fare, il modo di provare e fare esperienza lo trova facilmente e questi sono i miei contatti x saperne di +. 389.48544020 ferdinando.ottini@gmail.com

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