Piante e fiori

Scopriamo il bulbo del Colchicum, che pur essendo tra le piante più velenose, ha dei meravigliosi fiori rosa simili allo zafferano

Il Colchicum è una pianta molto velenosa, per le cui tossine mortali non esiste antidoto. I rischi di avvelenamento sono spesso dovuti alla somiglianza dei fiori con quelli dello zafferano, con cui vengono facilmente confusi. Scopriamo qualcosa di più di questo bulbo dai decorativi fiori rosa-bianchi.

Scopriamo il bulbo del Colchicum, che pur essendo tra le piante più velenose, ha dei meravigliosi fiori rosa simili allo zafferano

Caratteristiche del Colchicum 

Si tratta di una bulbosa perenne, della famiglia delle Liliacee, una specie europea presente in tutte le regioni dell’Italia settentrionale, soprattutto in Toscana e in Sardegna. Molto diffuso nel territorio euganeo. una pianta erbacea con un bulbo ovoidale della dimensione di una noce, profondamente interrato e coperto da parecchie squame brune. Fiorisce in autunno.

Il suoi fiori rosa o bianchi, dalla forma a calice, sono molto simili a quelli dello zafferano, anche se quest’ultimo è più grande e spunta in autunno, mentre le foglie e i frutti arrivano in primavera. Per questa somiglianza il colchico è chiamato anche zafferano bastardo.

Tutte le parti della pianta, ed in particolare il bulbo, sono velenose, per il contenuto in colchicina, un alcaloide molto tossico.

Dove vive il Colchicum

La pianta di Colchicum cresce in prati umidi e nei boschi di latifoglie, su terreni argillosi ricchi di humus sia a livello del mare, sia ad altezze che superano i 2.000 metri.

Coltivazione

Di facile coltivazione, cresce in ogni terreno, ma predilige quelli con una buona quantità di sostanza organica e ben drenati.

Va piantato in autunno, dopo la fioritura, e non necessita di cure. Adatto a prati che vengano tagliati raramente o per bordure, l’esposizione ideale è soleggiata.

Le specie spontanee 

Sono sei le diverse specie spontanee:

  • Colchicum autumnale, che è la specie più nota a fioritura appunto autunnale, ha altezza tra 10 e 40 cm e foglie più larghe delle altre varietà.
  • Colchicum alpinum
  • Colchicum cupanii, deriva il suo nome dal botanco palermitano F. Cupani (1657-1711), studioso della flora siciliana, ha un’altezza fino a 16 cm e le foglie lanceolate sono già presenti al momento della fioritura, i fiori hanno antere porpora.
  • Colchicum lusitanum, è più piccolo delle altre varietà, con foglie che si sviluppano dopo la fioritura, generalmente 4-5 ed i fiori hanno antere gialle.
  • Colchicum neapolitanum
  • Colchicum bivonae, si distingue per un numero di foglie maggiore (da 6 a 9) e per le antere arancioni o rosse.

Colchicum

Il veleno del Colchicum

La pianta contiene colchicina in tutte le sue parti, ma soprattutto nel bulbo e nei semi: si tratta di un alcaloide altamente tossico che rende la pianta velenosa fino ad essere mortale.

Sintomi dell’avvelenamento da Colchicum

Il principio attivo della pianta tende ad accumularsi nei tessuti, provocando avvelenamenti anche se la sostanza viene assunta in piccole quantità.

I sintomi consistono in:

  • bruciore alla bocca
  • nausea e vomito
  • diarrea sanguinolenta
  • delirio
  • aumento della frequenza cardiaca
  • dolori toracici
  • possibile morte

A volte basta anche solo il semplice contatto con il fiore per causare danni alla pelle. I sintomi  da avvelenamento compaiono subito, entro le 5 ore dall’ingestione della pianta, accompagnati da febbre, che può persistere per alcune settimane.

Cosa fare in caso di avvelenamento 

Si ricorda che spesso avvengono casi di avvelenamento, ultimamente un’intera famiglia nel modenese: ancora una volta la pianta è stata assunta credendo che fosse zafferano!

Comunque dinnanzi ai primi sintomi il paziente va portato immediatamente in ospedale. Se il vomito tarda a manifestarsi, si consiglia di provvedere alla lavanda gastrica per far sì che lo stomaco si svuoti: bisogna agire subito perché se il vomito tarda a venire è più lontana la possibilità di cura.

L’acido tannico si è dimostrato un antidoto chimico abbastanza efficace. Ad assorbimento avvenuto, la terapia è sintomatica e consiste nel combattere:

  • il collasso e la paralisi cardiaca mediante analettici;
  • l’ipotermia con stimolazioni cutanee e riscaldamento del corpo;
  • il vomito e la diarrea (se non si fermano) con la somministrazione di pozioni alcaline e di astringenti tannici e in particolare, di oppiacei.

Bisogna comunque continuare a vigilare sull’intossicato, anche quando appare in una fase di ripresa, perché in caso di aggravamento l’avvelenamento porterebbe all’immediata morte.

Colchicum

La pianta è velenosa anche per gli animali? 

Cavalli e bovini abitualmente evitano di brucare la pianta. Capre e pecore invece possono mangiarla e sono piuttosto resistenti all’azione della colchicina, sebbene il loro latte possa divenire tossico per l’uomo: bisogna dunque fare attenzione.

Il latte di un animale che ha assunto Colchicum è molto pericoloso se bevuto dai bambini.

Il principio attivo può portare alla morte ? 

I bulbi contengono: colchina, colchiceina, amido, resina, tannino, zuccheri, acido chelidonico, salicilico e benzoico. Anche i semi sono altamente tossici: ne basta 1 solo per intossicare un bambino.

La colchicina è una sostanza alcaloide che interferisce con la divisione cellulare, inibendola. Non esiste antidoto. La colchicina oggi è stata realizzata di sintesi in farmacia: l’uso è strettamente riservato ai medici.

Proprietà curative del Colchium 

Il Colchico viene usato in omeopatia e in fitoterapia per combattere la gotta e la tachicardia. Negli ultimi anni i ricercatori hanno preso in esame la colchicina come possibile cura per i tumori.

Bisogna fare attenzione perché si tratta sempre di un rimedio tossico, anche come preparazione fitoterapica sotto forma di tintura madre, ottenibile dai bulbi.

La colchicina è invece utilizzabile come specialità farmaceutica, sotto stretto controllo medico, in alcune particolari patologie, quali l’attacco acuto di gotta e in caso d’epatite cronica. La sua attività antinfiammatoria è alla base dell’effetto antigottoso, ed ha proprietà diuretiche e analgesiche.

Uso omeopatico del Colchicum 

Fin dall’antichità questa pianta è stata utilizzata per la cura della gotta e provocò molti sintomi da intossicazione, soprattutto sul sistema nervoso e sull’apparato digerente. Proprio dalla sua tossicità arriva il suo utilizzo in omeopatia.

Sotto forma di granuli e gocce orali, si utilizza questa pianta per disturbi reumatici, infiammazioni dei reni e del tratto gastrointestinale, dolore e distensione addominali, flatulenza, nausea e vomito.

Curiosità che riguardano la pianta di Colchicum 

  • Colchicum deriva dalla Kolchis, una regione dell’est della Georgia, sul Mar Nero, l’antica Colchide, regno mitologico di Medea. La storia narra che fu proprio Medea, abitante della Colchide, a causare la nascita del fiore sulla terra, lasciando sbadatamente cadere sul terreno una goccia di una delle sue pozioni.
  • Nel medioevo la pianta veniva usata dalle fattucchiere per preparare un decotto che serviva per curare l’artrite, per debellare i pidocchi e altri parassiti (anche su gli animali).
  • Dalla pianta veniva estratto anche un colorante usato per colorare di verde le reti dei pescatori.
  • Anticamente il decotto della pianta veniva frizionato sula pelle per il trattamento delle sciatalgie e nelle affezioni del trigemino.

Altre piante e fiori velenosi di cui bisogna fare attenzione:

  • Erbe medicinali: la guida completa per curarsi con le erbe
  • Genziana, perfetta per i liquori, aiuta la digestione, ma è tossica
  • Dafne, pianta dai bellissimi fiori rosa, ma velenosa
  • Belladonna, pianta velenosa che può essere perfino mortale
  • Datura: scopriamo la Tromba del Diavolo, una pianta altamente velenosa
  • Aconito, pianta velenosa dai bellissimi fiori blu, usata in omeopatia per curare ipertensione e ansia grave
  • Mughetto: le varietà e le cure di questa pianta profumata ma velenosa
  • Dieffenbachia: tutti i segreti di questa pianta sempreverde ma velenosa
  • Dulcamara: la pianta velenosa contro i reumatismi nota come elisir d’amore
  • Dipladenia: come coltivare e curare questa pianta rampicante ma tossica

Giovanna Ferraresi

Giovanna Ferraresi  Siciliana di nascita e milanese di adozione, s'impegna con passione e voglia di imparare. Fino dal 2011 segue la sua attitudine, la scrittura. Lavora come web editor free lance per una casa editrice milanese specializzata in riviste tecniche di architettura e scrive di edilizia e architettura per 'Imprese Edili' e architetturaecosostenibile.it È appassionata di bioedilizia e architettura sostenibile. Anche oggi continua a tenersi aggiornata, non smettendo mai di ascoltare, guardare e imparare ed è esperta di bellezza naturale e autoproduzione cosmetica.

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