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Combattere il surriscaldamento della Terra e le emergenze umanitarie allo stesso tempo

I problemi del mondo non sono isolati, ma hanno cause comuni, effetti consequenziali, sono legati da sottili ma indistruttibili fili. Ed è agendo su queste leve, in maniera concertata e condivisa, che forse davvero si potrebbero sconfiggere alcuni dei mali “endemici” del pianeta.

Combattere il surriscaldamento della Terra e le emergenze umanitarie allo stesso tempo

Partiamo da uno di questi mali, un male che si fa sentire indiscriminatamente a tutte le latitudini. Si chiama surriscaldamento globale, ed è una piaga che ha origini lontane, quando l’uomo ha iniziato lo sfruttamento scriteriato di combustibili fossili, quando ha costruito fabbriche e grandi insediamenti urbani, quando ha introdotto mezzi di trasporto per ogni tipo di superficie, quando ha avviato il consumismo di massa, quando ha cercato di piegare alle sue necessità gli equilibri della natura.

Ma lei, la grande Madre Natura, ha accusato il colpo, mostrato le sue ferite e reagito con collera: pensiamo al buco dell’ozono, all’effetto serra, ma anche alle grandi e imprevedibili catastrofi, terremoti, inondazioni e uragani che si verificano con sempre maggiore incidenza e pericolosità. Quasi con cattiveria.

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Serve guarire le ferite, e dunque cercare di ripristinare l’originario equilibrio. In natura, come tra i popoli che abitano il pianeta, perchè nel terzo millennio tutti devono avere diritto a un pezzo di pane, alla sussistenza, a cure mediche. E invece, purtroppo, non è ancora così, nel mondo abbiamo immense aree di povertà che fanno il paio a distretti produttivi dominati da sprechi e lusso sfrenato.

Aree ricche che però non possono fare a meno delle aree povere, perchè è qui che hanno sede le colture intensive, la manodopera a basso costo, i grandi bacini di energie fossili. Interi territori sfruttati fino all’osso, e costretti a pagare le conseguenze dello sfruttamento, ovvero deforestazione, desertificazione, inquinamento delle risorse idriche, malattie. Le Nazioni Unite, e molte organizzazioni non governative, hanno sollevato l’attenzione sull’argomento. Ma è troppo poco.

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Basti pensare che si è arrivati al punto di togliere da mangiare agli indigenti perchè quello che avanza dalle grandi piantagioni deve essere destinato a produrre bio-carburanti. Effetto delle politiche di “sviluppo sostenbile” promosse ultimamente nell’emisfero globale. L’obiettivo è giusto, le strategie però vanno riviste, anche perchè sappiamo che la fame, lo sappiamo, è la prima causa di morte, ma anche di violenza e terrorismo. Così il cerchio dello squilibrio si chiude. Ma certo, non funziona….

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