Dopo l’ultimo disastro nucleare di Fukushima, esperti di tutto il mondo e opinione pubblica si interrogano sui rischi derivanti dall’esposizione a livelli eccessivi di radiazioni e sulla reale saturazione della terra e degli oceani. Purtroppo, quello di Fukushima, è solo l’ultimo di una serie di episodi che dimostrano quanto sia difficile tenere sotto controllo i reattori nucleari e le conseguenze che la loro attività implica sulla salute dell’uomo. Per questo, in rete si trovano diverse guide su come proteggersi dalla radioattività nel malaugurato caso di trovarsi in prossimità di un livello di radiazioni eccessivamente alto: facciamo un riassunto di quelle diffuse dai principali organi regolatori e ONG mondiali.
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Non molto tempo fa una ONG francese (Commission de Recherche et d’Information Indépendantes sur la Radioactivitè), in collaborazione con l’Istituto sulla sicurezza nucleare francese ha compiuto una serie di rilevazioni sull’acqua piovana, il latte, le verdure a foglia, la carne e i formaggi freschi per misurare i livelli di radioattività, arrivando poi a sconsigliare alla popolazione il consumo di tali alimenti. Un risultato che dimostra – se mai ce ne fosse bisogno – che anche il continente europeo non è per nulla immune dal rischio radiazioni.
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Nell’attesa che i ‘grandi della Terra’ decidano cosa fare dell’energia nucleare, la domanda che ci poniamo è: ci sono modi efficaci per proteggersi il più possibile dall’assorbimento di radiazioni nocive? Cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per limitare i rischi di fronte ad improvvisi aumenti dei livelli di radioattività nel cibo o nell’acqua?
Sono molti gli ingredienti attualmente allo studio della comunità scientifica che sembrano offrire qualche forma di difesa contro la radioattività. Particolarmente promettenti sembrano essere alcuni esperimenti fatti coi funghi reishi (ganoderma lucidum), ma va detto che si tratta di ricerca sperimentale e che siamo all’inizio del percorso di comprensione di complessi e per ora misteriosi meccanismi naturali.
Naturalmente, in caso di fall-out nucleare, è fondamentale cercare di minimizzare l’esposizione alle radiazioni. Quindi l’unico rimedio vero è allontanarsi dalla zona dell’epicentro e togliersi vestiti venuti a contatto con polvere radioattiva. Inoltre, è fondamentale cercare di evitare il contatto con cibo e bevande potenzialmente contaminate.
Tuttavia, come evidenziavamo prima, non esistono rimedi naturali di una qualche efficacia contro altri isotopi radioattivi, in particolare il cesio e lo stronzio, che vengono rilasciati quando si verificano danni al nucleo del reattore nucleare, come successo per esempio a Chernobyl. Questa è la ragione per cui la popolazione che viveva nell’area circostante Chernobyl sta ancora pagando gravi conseguenze di questo disastro nucleare.
Il cesio 137 ha tempi di dimezzamento fisico lunghissimi, anche più di trent’anni. Ci vogliono poi circa 200 anni per una sua riduzione all’1%. Viene trasportato anche dall’aria ed è assorbito rapidamente dall’organismo umano. Comporta rischi maggiorati di leucemie e diversi tipi di tumori.
Anche lo stronzio viene assorbito rapidamente dal nostro organismo, fissandosi nelle ossa delle persone esposte. Anche questo è altamente cancerogeno. In particolare, si concentra nel latte degli animali. Per questa ragione può essere opportuno fare attenzione a non consumare latte e ai formaggi freschi a seguito di un’emergenza nucleare.
Per questi isotopi radioattivi, va ribadito, non esistono difese naturali o non. L’unica è assicurarsi la minima esposizione. Una cosa che deve fare comunque pensare i convinti assertori della sicurezza del nucleare. E se pensiamo che la cosa non ci riguardi… Purtroppo la risposta è negativa. Anche in Italia, dove poco distante dai nostri confini si trovano le centrali nucleari di Krsko (Slovenia) e St. Alban (Francia) il peggio in teoria può accadere.
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