La muffa non è un problema degli edifici vecchi. Anzi, è una realtà abbastanza frequente all’interno di tutti i tipi di abitazione, anche quelle nuove o di recente costruzione.
Viene spesso sottovalutato, ma va affrontato in maniera tempestiva. La muffa provoca non solo danni antiestetici alle pareti, alla casa, ai mobili e vestiti, ma anche problemi di salute di chi vi abita, legati all’inalazione delle sue spore.
È quindi fondamentale conoscere quali siano i migliori rimedi per risolvere il problema della muffa in casa, ma anche sapere come e perché si forma. Così si evita il suo riformarsi.
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Riconoscerla in casa al primo sguardo è facile, ma di cosa si tratta veramente? Muffa è un termine generico usato per indicare un microrganismo appartenente alla vasta famiglia dei funghi (se ne contano 100mila!).
Si tratta di un agglomerato di miceli che si riproducono, per mezzo di spore, esclusivamente in ambienti umidi. A seconda di vari fattori, può manifestarsi con aspetti e colori differenti.
Oltre che antiestetica e dannosa per l’ambiente, può provocare seri problemi di salute. Le ife che crescono dalle spore possono causare allergie e problemi respiratori, particolarmente pericolosi in soggetti asmatici o immunodepressi.
Ne esistono diversi tipi. In base alle condizioni ambientali e al livello di umidità se ne possono manifestare diverse. Vediamo quali sono le più diffuse.
La muffa dipende dall’umidità e dalla condensa. Senza di loro, infatti, non esiste. Concorrono anche altre cause, che favoriscono il proliferare delle spore in casa.
Per diverse persone l’annoso problema della muffa in casa, dopo ripetuti e costosi interventi proposti a vario titolo da esperti e continue ricerche effettuate sul web per capire come affrontarlo in maniera definitiva, è sconfortante.
I problemi, non solo estetici, ma anche per la salute, spingono le persone a ricercare qualunque informazione e soluzione che prometta di sbarazzarsi del problema
Il Centro Studi sulla Muffa di Bastamuffa ha rilevato diverse informazioni grazie alla raccolta di un campione di ben 13.000 famiglie che si sono rivolte a loro. Questo lavoro di raccolta ha permesso di produrre un’importante pubblicazione che raccoglie diverso materiale informativo sulla muffa e su quali indicazioni vengono ricercate: la tipologia di edifici soggetti a muffa, le informazioni ricercate da chi vuole risolverlo, quanto si attende prima di rivolgersi a un esperto o cercare soluzioni professionali, quali prodotti sono stati usati per tentare di risolvere il danno…
Se in un ambiente si crea condensa, si genera anche umidità, la conditio sine qua non per la proliferazione delle spore di muffa.
La condensa si crea quando il vapore acqueo contenuto nell’aria viene a contatto con una superficie a temperatura più bassa. E si trasforma in goccioline d’acqua. Il caso più semplice, è il vapore e l’appannamento dello specchio del bagno dopo la doccia.
Analogamente, i muri freddi, a contatto con l’aria umida, fanno condensare il vapore acqueo. E questo costituisce l’ambiente ideale per la proliferazione delle spore di muffa che, grazie alla sostanza organica presente sui muri, si riproducono.
Chiariamo, l’umidità in casa è sempre presente, come diretta conseguenza di normali attività quotidiane come lavarsi e cucinare.
Anche le persone, respirando o tramite sudore, immettono nell’aria vapore acqueo. Giusto per dare l’idea, una famiglia media composta da 3-4 persone produce dai 10 ai 15 kg di umidità al giorno all’interno dell’abitazione.
Per questo è fortemente consigliato effettuare un adeguato ricambio d’aria alcune volte al giorno, per circa 10 minuti.
Alcuni edifici sono maggiormente soggetti all’umidità, in particolare quelli esposti a nord, con poca illuminazione solare, in zone ricche di falde acquifere o di verde. In questi casi, si devono mettere in campo adeguate protezioni dall’umidità per le murature.
Ma ci sono altri casi in cui si forma la muffa. Vediamoli.
Purtroppo il problema compare anche nelle recenti e nelle nuove costruzioni, ed in diversi casi, dopo sanificazioni anche costose.
In questi casi la presenza di muffa può avere diverse cause:
La sostituzione degli infissi è un intervento fatto per ottenere un importante incremento dell’efficienza energetica. Gli infissi sono responsabili fino al 40% delle dispersioni e sono fondamentali per il risparmio energetico di una abitazione.
Dopo la loro sostituzione, a volte compare della muffa che prima non c’era. Perchè questo è un intervento che va ad alterare l’ecosistema domestico.
A volte, vecchi serramenti con vetri sottili, nonostante i loro spifferi e la scarsa tenuta termica, garantiscono un naturale ricambio dell’aria e una ventilazione che sono impediti dagli infissi ad alta tenuta, come la vetrocamera. In questo modo tengono bassi i livelli di umidità e riducono la possibilità che si formi la muffa.
Basti pensare che in un appartamento con vecchi infissi il ricambio d’aria avviene 3 volte in 24 ore. Con le finestre di nuova generazione il ricambio avviene in 3 giorni! È quindi fondamentale che la sostituzione delle finestre sia associata a:
Infine, la muffa a seguito della sostituzione dei serramenti può derivare da un errore puramente progettale. Se gli infissi vengono montati su vecchi controtelai metallici, può crearsi una zona più fredda che, entrando in contatto con il caldo interno, porta alla formazione di condensa. Di conseguenza arriva la muffa.
In questo caso, il discorso è abbastanza simile a quello fatto per la muffa presente nelle case di nuova costruzione.
Vediamo quali possono essere le cause della muffa che si forma entro un anno dalla ristrutturazione.
Il problema nelle case nuove è affine a quanto visto per gli infissi. Le nuove case (in classe A) sono spesso ‘sigillate’ da cappotti e vetri termici. Questo garantisce efficienza e risparmio energetico, ma genera problemi di condensa e di scarsa ventilazione naturale.
Può esserci condensa interstiziale nelle murature, intercapedini e isolanti, causata da errori strutturali, di esecuzione e progettazione o rotture. Talvolta non sono perfetti neppure gli isolamenti dei tubi dell’acqua e del condizionatore.
Se non siamo in presenza di errori da parte del costruttore, né in fase progettuale né in fase operativa, per risolvere la situazione occorre cambiare abitudini:
Il ponte termico è uno dei principali responsabili della muffa in casa. Si tratta di punti di discontinuità dell’isolamento che generano un passaggio di calore interno-esterno. Questo abbassa la temperatura superficiale della parete interna, generando sulle parti interessate dal ponte termico, in genere finestre e porzioni di muro con giunti, prima condensa e poi muffa.
Anche lavori sbagliati, errori da parte del costruttore o del progettista circa l’isolamento dell’edificio, possono causare questi ponti termici.
Si tratta di punti di discontinuità dell’isolamento che generano un passaggio di calore interno-esterno. Questo abbassa la temperatura superficiale della parete interna, generando sulle parti interessate dal ponte termico, in genere finestre e porzioni di muro con giunti, prima condensa ed infine muffa.
Si verifica in quei punti dove l’isolamento termico manca totalmente o risulta insufficiente per avere una adeguata coibentazione: nei punti di giunzione tra pareti e pavimenti, tetti e pareti, solai e pareti, e negli angoli di intersezione tra i muri.
Oltre a questo, comporta anche una notevole perdita di calore ed essere un problema di efficienza e risparmio energetico.
Soluzione. Per risolvere il problema occorre una valutazione seria prevede una termografia effettuata da un tecnico per confermare i punti soggetti a questa fuga di calore e stabilirne l’entità e un intervento di impermeabilizzazione completa per eliminare il ponte termico.
Ideato per isolare le case dal freddo invernale e dal caldo estivo, nonché per insonorizzare gli ambienti abitativi, il cappotto termico è la soluzione ideale per evitare problematiche di freddo, umidità e muffa.
Una volta investito nella sua realizzazione, anche grazie al superbonus 110%, molti condomini e singole abitazioni si ritrovano però con il problema muffa.
Il cappotto non va assolutamente bene con muri umidi. Vi è il rischio di peggiorare la situazione. Applicare pannelli di polistirene, EPX, XPS all’esterno di un muro vecchio e umido, significa imprigionarne l’umidità.
Non potendo evaporare, questa deve andare verso l’interno del muro o del cappotto. Il risultato sono intonaci interni che si sgretolano, umidità che fuoriesce tra i giunti dei pannelli e dal rivestimento, condensa all’interno del cappotto…
In caso di muri umidi meglio rifare la facciata utilizzando materiali traspiranti e resistenti all’umidità come canapa o sughero, ma senza isolamento termico.
Dal momento che la muffa si manifesta sotto forma di orribili chiazze scure, la cosa più semplice che viene in mente per risolvere – almeno da un punto di vista estetico – è coprire il tutto dando una mano di pittura.
Ovviamente questa non è la risoluzione al problema.
Lavando e poi coprendo la parte ‘infestata’ con una vernice tradizionale, la muffa continuerebbe a crescere sia sull’area già interessata che altrove, proseguendo a svilupparsi sui muri adiacenti e poi sul soffitto.
Prima di tinteggiare un muro soggetto a muffa è fondamentale trattare la parete con un intervento completo di sanificazione per eliminare la muffa presente, disinfettare. Così si azzera il rischio di recidive.
Per ridipingere una parete affetta da muffa in genere si prendono in considerazione due prodotti: la pittura termoisolante e la pittura antimuffa. Qual è meglio scegliere? Capiamo meglio le differenze.
La pittura termoisolante, oltre ad imbiancare, è arricchita da microsfere con potere isolante. È quindi in grado di coibentare gli ambienti. Riesce ad isolare intere stanze con pochissimi millimetri di spessore e con appena 2 o 3 mani di prodotto.
Attenzione: prima di procedere all’isolamento termico degli ambienti è fortemente consigliato eseguire una opportuna igienizzazione degli stessi, mediante specifici prodotti disinfettanti.
Al contrario, la pittura antimuffa è una normale vernice traspirante cui è stato aggiunto un biocida, ovvero un principio attivo che uccide i microorganismi presenti sui muri, ma NON permette alcun isolamento termico. La sua funzione è semplicemente quella di disinfettare il muro da eventuali spore e funghi presenti sulle superfici murarie e dare colore.
L’azione del biocida rimane circoscritta a livello superficiale. Non arriva a distruggere le spore della muffa radicate in profondità. E, soprattutto, non va alla radice del problema. Ciò vuol dire che, non appena si ripresentano le condizioni favorevoli, la muffa ricomincerà a svilupparsi nel giro di breve tempo.
Il fattore temperatura e l’areazione degli ambienti sono le due misure fondamentali. Il loro equilibrio è la chiave della prevenzione.
Riscaldare troppo o troppo poco è sbagliato. Più è caldo l’ambiente e più è secco, perché l’umidità viene assorbita dall’aria. Se all’improvviso la temperatura cala, ecco che l’aria non è più in grado di mantenere il giusto grado di umidità.
La condizione ideale è una temperatura ambiente stabile di 18°-20°. In presenza di grandi sbalzi si forma troppa umidità.
Il deumidificatore è un elettrodomestico in grado di controllare l’umidità di un ambiente. Qualora il suo valore fosse troppo elevato, diventa nociva per la salute (oltre il 60-65%). Così l’apparecchio entra in funzione per ridurre sensibilmente la presenza di acqua nell’aria.
Sulla base di questo principio il deumidificatore è in grado di prevenire la formazione di funghi o muffe, sottraendo l’umidità eccessiva dall’aria di una stanza.
Non si tratta tuttavia di un intervento risolutivo, bensì preventivo. L’essiccazione dell’aria generata dal deumidificatore rende il fungo ‘inattivo’ e disinnesca la sua capacità riproduttiva. Ma non è in grado di eliminare del tutto la muffa.
Il suo utilizzo in presenza di umidità di risalita ad uno stato avanzato può provocare lo sgretolamento dell’intonaco.
Il deumidificatore è indicato quando la muffa si presenta in uno stadio iniziale e a scopo preventivo.
‘Prevenire è meglio che curare’. Dunque, vediamo quali sono i parametri da tenere sotto controllo per evitare che si sviluppi.
Il problema non solo è antiestetico e nocivo per la nostra salute, ma costituisce anche una bella spesa.
Indicativamente, il costo per il trattamento antimuffa ha un prezzo che varia dai 4 ai 7 euro/mq. A cui va poi eventualmente sommata la spesa per la tinteggiatura post-trattamento. Per tale lavoro il prezzo si aggira tra i 3,5 e i 7 euro/mq.
Prendendo infine come riferimento le situazioni più gravi, in cui si rende necessaria la ristrutturazione totale delle pareti coinvolte, il costo per un lavoro completo per una stanza potrebbe oscillare dai 1.100 euro ai 3.300 euro circa.
Si tratta di un valore indicativo, poiché gli interventi possono essere più complessi e richiedere vari accorgimenti, e la cifra potrebbe salire.
È uno dei luoghi prediletti dalla muffa. Dietro gli armadi riesce a svilupparsi in tutta tranquillità senza farsi notare per molto tempo.
Si rischia di non intervenire in tempo utile e dover poi sostituire l’intero armadio ed i vestiti contenuti. L’odore di muffa resta, infatti, attaccato ai tessuti anche dopo ripetuti lavaggi e alcune fibre non possono subire trattamenti igienizzanti aggressivi.
Il primo segnale che deve far sospettare è un odore acre quando si apre l’anta dell’armadio. Se solo si ha il dubbio, meglio smontarlo. Potrebbero esserci macchie sul muro, sulla parete e, nei casi più gravi, addirittura su pavimento e battiscopa.
Di certo la scoperta non deve far prendere dal panico. Evitate azioni come:
Le cose da fare sono davvero poche e semplici. Se l’unico elemento intaccato è il pannello posteriore che appoggiava al muro, sostituitelo.
Se invece è ormai abbondantemente presente, bisogna per forza sostituire l’intero armadio. Sicuramente non si tratta di una spesa di poco conto ma, seppur a malincuore, occorre farla.
Ricordiamo sempre che la muffa è nociva per la salute e un armadio ammuffito in camera da letto non rende ideale trascorrere 7-8 ore della giornata. Non solo, pensiamo anche solo agli indumenti contenuti, che poi indosseremmo tutti i giorni…
Se ad essere colpiti dalla muffa sono stati i mobili la prima cosa da fare è toglierli dalla stanza ‘incriminata’ e portarli fuori all’aperto.
La rimozione delle spore potrebbe infatti diffonderle nell’aria e, colpendo altre superfici, farle nuovamente proliferare.
Per pulire la superficie bisogna passate un panno morbido imbevuto con acqua e un detergente apposito. Quindi strofinate in maniera decisa, ma neppure troppo energicamente. Il rischio è di rovinare il mobile e far saltare la vernice.
Qualora permanessero alcune macchie particolarmente ostinate e difficili da togliere, attendete qualche minuto e ripetete l’operazione.
Dopo aver eliminato tutta la muffa, applicate una cera protettiva (di solito trasparente) per evitare il riformarsi.
Concludiamo con un consiglio generico: per evitare la ricomparsa della muffa è bene tenere mobili e oggetti leggermente distaccati dalle pareti; così facendo i muri possono ‘respirare’ e l’aria circola meglio.
La principale causa è la presenza di condensa. Per limitarne la formazione è buona norma:
Alcuni accorgimenti vanno praticati quotidianamente, come arieggiare i locali e limitare la condensa, altri devono essere organizzati con degli interventi sull’esterno dell’edificio.
Per sbarazzarsi delle macchie scure e verdi sulle pareti bisogna utilizzare acqua e aceto, acqua ossigenata o alcuni dei rimedi naturali di cui parleremo più sotto. Evitate assolutamente la candeggina.
Per i casi più gravi, in cui sono stati eseguiti costosi interventi radicali come l’installazione di un cappotto sulle murature esterne, il cambio degli infissi e l’eliminazione dei ponti termici, è opportuno affidarsi alle mani di una ditta specializzata per risolvere il problema alla radice e in maniera definitiva.
Diversi studi hanno ormai dimostrato la connessione tra esposizione a muffe e umidità ed una maggior presenza di patologie di tipo respiratorio, quali asma, allergie e danni funzionali respiratori.
Il Ministero della Salute riferisce che i risultati complessivi di studi effettuati su bambini di 6-12 anni hanno confermato la relazione tra muffa visibile e tosse notturna e diurna nei bambini. Nelle famiglie più affollate la relazione con asma e sensibilizzazione ad allergeni inalanti è diretta.
Vediamo nello specifico quali sono le patologie riconducibili a questo inconveniente:
I danni alla salute sono numerosi e potenzialmente gravi. Se poi le macchie sono presenti in camera da letto, è bene non sottovalutare la questione.
Le muffe tendono a svilupparsi in questo ambiente, perché durante la notte viene emessa una considerevole e prolungata umidità attraverso la sudorazione e la respirazione di chi dorme.
I sintomi dell’intossicazione da muffa possono essere:
Nei bambini i danni alla salute possono addirittura risultare anche permanenti. I più piccoli possono manifestare cambiamenti di umore e di comportamento. Nei casi più gravi può anche insorgere l’asma cronica.
Nei soggetti allergici i sintomi sono a carico delle vie respiratorie e possono diventare più evidenti e portare ad un generale peggioramento dello stato di salute.
Particolare attenzione va posta alle persone immunodepresse, in convalescenza, o che già soffrono di problemi respiratori.
Il rischio è di incorrere in patologie più gravi. Tra queste, ad esempio, ricordiamo l’aspergillosi broncopolmonare allergica, che può causare gravi danni ai polmoni, all’interno dei quali si formano grosse cicatrici.
Ma non solo, le persone con un sistema immunitario indebolito possono più facilmente contrarre delle infezioni.
Vivere in una casa con la muffa è dannoso per la propria salute e per quella della famiglia. Sono tanti i casi di inquilini di case in affitto e proprietari che si ritrovano a dover convivere con intense muffe, umidità ed infiltrazioni.
L’inquilino che si trova in una situazione del genere ha tutto il diritto di recedere immediatamente dal contratto di locazione, senza la necessità di rispettare alcun preavviso. Può richiedere un risarcimento o chiedere un abbassamento del canone d’affitto.
Il proprietario dovrà invece rivalersi sull’impresa che ha eseguito i lavori non a regola d’arte o il precedente proprietario che non gli ha segnalato il problema. Meglio ricorrere ad una perizia che stabilisca i motivi della presenza di muffa e la sua antecedenza all’acquisto, in caso di rivalsa sul vecchio proprietario.
L’articolo 1578 del Codice Civile afferma: “Se al momento della consegna la cosa locata è affetta da vizi che ne diminuiscono in modo apprezzabile l’idoneità all’uso pattuito, il conduttore può domandare la risoluzione del contratto o una riduzione del corrispettivo, salvo che si tratti di vizi da lui conosciuti o facilmente riconoscibili.
Il locatore è tenuto a risarcire al conduttore i danni derivati da vizi della cosa, se non prova di avere senza colpa ignorato i vizi stessi al momento della consegna a relazione dell’ASL ti può essere molto utile per avanzare le richieste al proprietario di casa che non si dimostra collaborativo”.
I vantaggi di presentare un esposto sono quindi molti. In primis, si ha la possibilità di ottenere un risarcimento dei danni (anche non patrimoniali, ma relativi alla salute).
È possibile abbandonare immediatamente la casa e non pagare le 6 mensilità di ammenda. In particolare nel caso in cui la salute di uno degli inquilini sia gravemente compromessa. Non da ultimo, è possibile ottenere una rimodulazione del contratto di affitto.
Per poter procedere in tal senso, e prendere provvedimenti in sede legale, è fondamentale presentare un esposto alla ASL di competenza e chiedere un sopralluogo.
Tale comportamento è fortemente consigliato quando il proprietario non si dimostra collaborativo nel pagare a spese proprie la bonifica dell’appartamento o, addirittura, scarichi la responsabilità della muffa in casa sull’inquilino stesso.
Per richiedere un sopralluogo, occorre presentare all’ASL di competenza del proprio territorio:
Trascorso un breve periodo dalla richiesta, verrà effettuato il sopralluogo che andrà a certificare che l’alloggio è antigienico ed inagibile.
Ricordiamo l’importanza di continuare a pagare il canone di locazione. Anche solo un pagamento mancato può infatti invalidare la richiesta.
Passiamo ora a delle soluzioni naturali, amiche dell’ambiente e del portafogli, per la rimozione della muffa.
Se le avete provate tutte, ma il problema della muffa in casa non vi da tregua, la soluzione è il trattamento Bastamuffa, garantito 10 anni.
Ogni muffa si sviluppa per cause e fattori differenti. Non esiste pertanto un metodo uguale per tutti, in grado di agire incondizionatamente in ogni situazione.
Bastamuffa non è una soluzione miracolosa, ma semplicemente un metodo che utilizza principi attivi davvero efficaci contro la muffa, che vengono applicati nelle giuste quantità, a seconda della situazione specifica.
Il trattamento di Bastamuffa si snoda in 10 fasi, a partire dalla richiesta di valutazione del tipo di muffa online.
Da questa prima valutazione visiva (tramite foto e video inviati dal potenziale cliente) e dall’analisi delle informazioni emerse dal questionario da compilare, i professionisti di Bastamuffa sono in grado di capire se si tratta di una problematica riguardante la condensa o causata da altre condizioni.
A questo punto viene elaborato un trattamento su misura. Bastamuffa infatti non è un trattamento standard, ma è un vero e proprio “vestito cucito su misura” per il singolo e specifico problema.
Bastamuffa è garantito 10 anni. Se la presenza di muffa dovesse persistere, il cliente verrà rifornito, a titolo totalmente gratuito, di tutti i prodotti necessari per ritrattare l’area.
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