Come scegliere il pellet migliore è un passo fondamentale per trarre la massima efficienza e il risparmio dall’utilizzo di una stufa, e renderla così una scelta ecologica e soddisfacente per il proprio benessere domestico.
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Come scegliere il pellet è il primo passo per avere una reale convenienza della stufa, trattandosi di un combustibile di facile reperibilità e dal prezzo contenuto. Vediamo allora come individuare il pellet migliore e raffrontarlo ad altri combustibili.
Il pellet ha sicuramente molti pregi: è pratico, facilmente trasport
Confrontando con gli altri combustibili, infatti, salta facilmente all’occhio la possibilità di risparmio.
Se siete indecisi tra pellet e legna, cercheremo di aiutarvi fornendovi anche alcuni numeri.
Senza assillarvi con altre cifre, vi diciamo anche che metano, gasolio e GPL presentano maggior rendimento medio e potere calorifico rispetto ai biocombustibili presi in considerazione, ma anche prezzi più alti ed un impatto ambientale notevolmente superiore.
Secondo i dati forniti dall’Aiel, in base ai prezzi aggiornati:
Resta da capire, però, come scegliere il pellet migliore.
Prima di tutto, è largamente consigliato l’acquisto di prodotti certificati. Esistono vari tipi di certificazioni:
Quest’ultima è largamente preferibile poiché la più diffusa e perché prende in considerazione non solo la qualità del prodotto, ma anche la tracciabilità e il ciclo di vita del pellet.
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Il marchio europeo EN plus divide poi i prodotti in tre categorie:
Diffidate comunque dai prodotti che recano semplicemente il marchio EN plus, perché, per aver la sicurezza che il prodotto sia veramente certificato, tale dicitura deve esser accompagnata da un numero identificativo dell’azienda (le cifre da 0 a 299 indicano i produttori, mentre quelle da 300 in poi si riferiscono agli importatori) e da due lettere che simboleggiano il Paese di provenienza (ad esempio IT per Italia).
Se ti serve, puoi acquistare anche qui il pellet più adatto alle tue esigenze:
Gran parte del pellet in commercio – circa l’80% – non risulta certificato, anche perché importato dall’estero.
Nella maggioranza dei casi, infatti, questo combustibile proviene dall’Europa e, più facilmente, dai Paesi dell’Est, anche se non mancano i sacchi che giungono dagli Usa, dal Canada e perfino dall’Australia e dalla Nuova Zelanda.
Nell’assenza di segnalazione del marchio di certificazione, controllate almeno che siano riportate le indicazioni in merito al produttore o all’azienda responsabile della commercializzazione.
Se vi chiedete come mai il colore del pellet appaia spesso diverso, più chiaro o più scuro, sappiate che tali caratteristiche non hanno nulla a che vedere con la qualità, perché il colore più scuro, ad esempio, dipende unicamente dal processo di essiccazione, in questo caso effettuato a tamburo, con una leggera tostatura che conferisce tale aspetto.
Stesso discorso vale per il tipo di materia prima. L’unica cosa importante è che il pellet sia fatto con legno vergine, sottoposto a trattamento di tipo meccanico.
Niente scarti di falegnameria, mentre per quel che riguarda le specie legnose, fermo restando la preferenza per faggio e abete, bisogna considerare che vi sono specie più difficili, anche se quest’ultime, ad esempio il castagno o la quercia, vengono sempre mischiate ad altre per la produzione del pellet.
Tra i parametri riportati nella confezione, il contenuto idrico, il potere calorifico e il residuo di ceneri, sono sicuramente i più importanti.
Tutti i prodotti con residui inferiori allo 0,7% sono dunque di ottima qualità, mentre il mantenimento entro l’1,5% garantisce affidabilità.
Accorgimento: occhio a cosa succede nel vostro sacco. Se in fondo a questo trovate sbriciolature o un eccesso di residui, allora vorrà dire che il vostro prodotto è di scarsa qualità e ha subito troppi spostamenti. Se il vostro pellet si presenta invece compatto, complimenti per aver azzeccato l’acquisto!
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