La terra nel Centro Italia continua a tremare dallo scorso fine agosto. Con vari piccoli centri tra Umbria e Marche ridotti ormai allo stremo. E sui quali sta anche cadendo impietosa la pioggia autunnale. L’INGV parla di un possibile abbassamento del suolo “fino a 70 centimetri”, visibile osservando due scatti del monte Vettore pubblicati sul sito geologi.it.
Comunque, l’analisi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia lascia ben sperare, giacché non si tratterebbe del ‘risveglio’ di una nuova faglia, bensì “semplicemente”, del distacco di quella attivatasi con il primo forte sisma di fine agosto. Tuttavia, l’ottimismo è cauto. Infatti, secondo i geologi, esiste la possibilità che altra energia sarà presto liberata.
Ma cosa sta causando tutte queste scosse e anche di una certa entità? Visto che molte hanno superato i quattro gradi?
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Lo spiega il geologo Alessandro Amato su Il Fatto quotidiano. La colpa principale va data all’allontanamento della costa tirrenica da quella adriatica. Un fenomeno lento ma costante, che sta riguardando Lazio, Marche e Umbria.
L’Appennino, dunque, si sta allargando dall’Adriatico al Tirreno. Con una velocità media di circa 5 millimetri ogni anno. Il tutto funziona come una rotazione della microplacca adriatica che spinge contro le Alpi. Mentre la parte meridionale di questa ruota in senso antiorario. Le faglie, un sistema ramificato tra la Calabria e Pianura Padana, resistono a questo fenomeno provocando una separazione della faglia. Di qui la scossa di terremoto.
Da agosto ad oggi la faglia provocatasi è lunga circa 20 chilometri. Superando così quella generatasi in Irpinia nel 1980 e ad Avezzano all’inizio del ‘900. Quando la faglia creatasi era di circa 40 km generando terremoti di magnitudo 7.
Per quanto concerne la vicinanza di terremoti così forti, come quelli verificatisi mercoledì 26 ottobre, a distanza di circa due ore con magnitudo 5.4 e 5.9, Amato ammette che non è facile capire perché siano passati ben due mesi dalla prima forte scossa di oltre sei gradi. I geologi ritenevano che ormai il grosso dell’energia fosse scaricata. Ancora più enigmatica la forte scossa del 30 ottobre, per i quali ci vorranno i dati dei satelliti.
La spiegazione più plausibile è che la parte di faglia mossasi il 24 agosto con la prima forte scossa, non si è staccata del tutto. Le successive scosse seguono la stessa direzione, ma provenienti da una faglia parallela.
Infine, la fatidica domanda: il fenomeno tellurico può dirsi concluso? Alessandro Amato dell’Ingv risponde purtroppo che è difficile capirlo. Se è da escludere la creazione di una nuova faglia, non bisogna escludere che le ultime scosse abbiano provocato l’attivazione di un altro pezzo della stessa faglia o di una contigua. Insomma, come già noto, i terremoti non sono prevedibili.
Immagini via: Shutterstock
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