Crisi anche nelle rinnovabili? Tagliati posti nell’eolico per andare in Cina
L’espansione del mercato delle rinnovabili e il conseguente business che ne è derivato ha comportato effetti negativi sui lavoratori europei. Il motivo è legato alla forte concorrenza del continente asiatico dove molte aziende europee hanno deciso di trasferire la produzione, allettate dai costi del lavoro più bassi e dalle interessanti prospettive di sviluppo. La Cina, in particolare nel settore dell’eolico, sta diventando la meta ideale per numerose imprese del comparto del Vecchio Continente che invece di creare occupazione nei rispettivi paesi decidono di licenziare i lavoratori per aprire nuovi stabilimenti nell’est asiatico.

Le ultime in ordine cronologico ad aver compiuto un’operazione simile sono due fabbriche danesi (una navale e un fabbricante di pale eoliche) che nel giro di pochi mesi hanno licenziato rispettivamente 1.356 e 1.650 lavoratori, tanto da indurre la Commissione Europea ad approvare un pacchetto di sussidi per sostenere chi ha perso l’impiego.
Anche il colosso mondiale ‘Vestas Wind Systems’, il maggior produttore di turbine eoliche, ha annunciato un imminente taglio pari al 10% della forza lavoro nell’ambito di un piano di ristrutturazione aziendale che comporterà l’esternalizzazione di numerose attività del gruppo.
Secondo gli analisti le cause della crisi convoglierebbero tutte nelle stesse direzioni: la crescente concorrenza cinese ma anche la diminuzione degli incentivi in molti paesi occidentali, inclusa l’Italia, e i ritardi nella realizzazione dei mega progetti offshore nel Nord Europa.
In parole povere, ancora una volta le logiche di mercato e la burocrazia farraginosa stanno trasformando in un limite ciò dovrebbe essere la più grande opportunità di sviluppo e crescita economica degli ultimi tempi.
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