C’è anche la deforestazione in Europa : ecco cosa accade in Romania
Se pensavate fosse un fenomeno solo dell’Amazzonia o del Sud-Est asiatico, vi sbagliate, c’è anche la deforestazione in Europa, specialmente in Romania.
Quando si parla di deforestazione, non bisogna pensare che sia un fenomeno attribuibile solo alle lontane Amazzonia, Indonesia o Congo, purtroppo esiste anche la deforestazione in Europa. In particolare nelle più vaste e intricate foreste del Vecchio Continente, quelle dei Carpazi, che si sviluppano lungo 1.500 chilometri dividendosi tra Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Ucraina, Romania e Serbia.

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Sono le ultime foreste vergini ancora esistenti nel nostro continente, ricche di fauna, abitate da orsi bruni, branchi di lupi, linci e perfino dal bisonte europeo, con una rigogliosa vegetazione rimasta intatte per secoli.
E purtroppo sono queste ad essere intaccate dall’attività di disboscamento illegale – e il Paese dove si consumano gli scempi maggiori è la Romania. Qui, da oltre 30 anni, la corsa all’oro verde non sembra rallentare. Del resto, un terzo della sua superficie – parliamo di 6,6 milioni di ettari – è coperto da boschi.
Uno studio del 2012 di Greenpeace ha rivelato che ogni ora scompare una superficie di foresta equivalente a tre campi da calcio. Il Governo romeno stimato un taglio illegale di circa 4 milioni di mc di legname ogni anno. Altre denunce sono arrivate da associazioni ambientaliste quali Green Agent e Nostra Silva.
Il taglio illegale di legname è la principale causa della deforestazione e dei cambiamenti climatici (a livello mondiale, il 25% delle emissioni di gas serra è causato dalla degradazione delle foreste e dalla deforestazione), gestito dal crimine organizzato, spesso collegato a corruzione, violenza e riciclaggio di denaro.
Inoltre questa pratica criminale si ripercuote negativamente su tutta la filiera ‘legale’ del legname perché abbassa i costi del legname, con gravi perdite economiche per Governi, industrie e comunità locali.

Tra le aziende maggiormente incolpate troviamo l’austriaca Schweighofer, società che domina il mercato attuale del legname rumeno con quattro stabilimenti produttivi. Come riporta Der Spiegel nel 2013 l’azienda ha registrato un fatturato di 465 milioni di euro, generando profitti impressionanti, pari a 96,5 milioni.
Anche un’agenzia internazionale con sede a Londra e a Washington, la Environmental investigation agency, si è occupata del caso Schweighofer. Essa è andata oltre, con un suo inviato che si è finto un addetto ai lavori entrando nella multinazionale, filmando così dichiarazioni del direttore dell’azienda austriaca e di altri dirigenti che incentivano i tagli aggiuntivi attraverso un sistema di gratifiche ai fornitori.
Come viene utilizzato tutto quel legname? Principalmente per produrre pellet, parquet e pavimenti in laminato, semilavorati e pannelli per l’edilizia e l’arredamento, venduti soprattutto in Germania e in Austria.
Il Governo rumeno, seppur con lentezza, sembra muoversi. Il Ministro dell’ambiente e delle foreste ha avviato una serie di controlli sull’azienda austriaca e il Primo ministro, il socialdemocratico Victor Ponta, parla di un possibile divieto di esportazione del legname.
La Corte dei conti romena ha calcolato che dall’inizio degli anni Novanta, siano stati tagliati illegalmente circa 400 mila ettari, ovvero 6% di tutta l’area boschiva del Paese. Anche grazie a mappe catastali manipolate ad arte da falsari amatoriali. E se vogliamo continuare con i numeri, questo si traduce in un danno al patrimonio dello Stato (e del Pianeta) di 5 miliardi di euro.