Una delle malattie che chi non viaggia non ha probabilmente mai sentito nominare, ma che è ben conosciuta da tutte le persone che hanno viaggiato almeno una volta fuori dall’Europa è la diarrea del viaggiatore.
Si tratta di una sindrome che colpisce l’intestino e che generalmente è autorisolutiva, nonostante sia meglio per tutti riuscire ad evitarla.
La diarrea del viaggiatore, infatti, colpisce generalmente le persone nella prima settimana della loro vacanza, anche se può presentarsi nelle successive.
La diarrea del viaggiatore è una condizione non causata da un batterio o da un virus ben preciso (anche se di solito entra in gioco l’Escherichia coli), ma da una serie di batteri e di virus a cui noi semplicemente non siamo abituati mentre le persone del luogo hanno sviluppato anticorpi.
Sono microrganismi che hanno come bersaglio l’intestino, ed è per questo che viene la diarrea.
Nonostante le cure esistano, di solito il sistema immunitario riesce a far fronte da solo a questa situazione, e così si consiglia, per evitare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, di non utilizzare farmaci almeno nelle fasi iniziali. Fatelo solamente se la situazione diventa piuttosto grave.
Come abbiamo detto prima, la diarrea del viaggiatore è una sindrome che causa diarrea, per effetto dei microrganismi che arrivano nell’intestino.
La trasmissione è di tipo orofecale. Si trasmette mangiando anche indirettamente le feci animali o umane e questo ci fa capire abbastanza bene che il problema che causa questa malattia è l’igiene degli alimenti.
Siamo infatti abituati a pensare che gli alimenti che mangiamo siano sempre igienici. Nei paesi più progrediti effettivamente è così, ma questo non vale per altre situazioni, in cui le regole non esistono e, se esistono, sono di qualità ben inferiore a quella del nostro paese.
Lavarsi le mani è un esempio di comportamento igienico che per noi è naturale, per molti altri invece no.
Ad esempio, spesso gli ambulanti e chi lavora nelle cucine dei ristoranti in alcuni paesi non lo fa e se ha toccato dello sporco (quello sporco, in particolare) questo finirà sul nostro cibo, magari una specialità locale che eravamo ansiosi di assaggiare.
Così i batteri presenti nello sporco arrivano nel nostro intestino, e lì iniziano a fare danni.
Alcuni, come E. coli, producono particolari tossine che danneggiano l’intestino facendo in modo che venga attirata acqua dentro il canale intestinale.
Altri batteri provocano infiammazione, quindi una situazione simile, mentre i virus rompono le cellule superficiali dell’intestino e il liquido presente al loro interno fuoriesce, e arriva anche in questo caso nel canale intestinale.
Come si può intuire la conseguenza è sempre la stessa, ed è la diarrea.
Il fatto che la sindrome non venga curata dipende principalmente dalla scarsa specificità dei farmaci disponibili.
Visto che solitamente la sindrome è causata da microrganismi di tipo diverso, e visto che di solito guarisce nel giro di una settimana, i farmaci non si somministrano:
Se, invece, la diarrea continua per più di tre giorni con quattro-cinque scariche quotidiane bisogna recarsi in un ospedale per gli accertamenti del caso.
In tutto questo, però, il sistema immunitario non rimane a guardare anzi, inizia a combattere i microrganismi, di solito vincendo. Si inizia a stare meglio qualche giorno dopo i primi episodi fin quando, nel giro di una settimana, la diarrea del viaggiatore sarà passata del tutto.
Per prevenire questa sindrome rovina-vacanze, in realtà bisogna fare attenzione a quello che si mangia, in modo simile a come facciamo attenzione a casa nostra:
Le regole che vengono date a chi viaggia nei paesi a rischio sono principalmente:
I paesi a rischio, invece, secondo le indicazioni del CDC, l’ente americano che si occupa del controllo delle malattie infettive, sono quelli dell’America Latina, Asia, Africa e Medio Oriente.
Per questo, se avete intenzione di intraprendere un viaggio in questi paesi, pensate bene a cosa mangiate:
Eccovi le nostre guide per prevenire le conseguenze di altri batteri molto comuni:
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