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Diminuiscono gli animali: anche le grandi migrazioni annuali in Tanzania sono a rischio

Fino a qualche tempo fa poteva sembrare impossibile, eppure anche le grandi migrazioni faunistiche che da sempre invadono le regioni tra il Masai Mara e Serengeti (Tanzania) sono a rischio estinzione. Nel giro di 30 anni giraffe, zebre, antilopi, gazzelle e facoceri sono diminuiti del 70%, mentre bufali e licaoni sono quasi scomparsi. Resistono solo elefanti e struzzi.

Diminuiscono gli animali: anche le grandi migrazioni annuali in Tanzania sono a rischio

Gli allarmanti dati provengono dallo studio condotto dall’università tedesca di Hohenheim secondo il quale, a provocare la drastica diminuzione di alcune specie animali, sarebbe soprattutto l’aumento dei bovini da allevamento e il disboscamento di molte aree per il reperimento di nuovi pascoli. Un fenomeno destinato non solo a danneggiare gli animali, ma anche l’uomo visto l’incombente pericolo desertificazione a cui è esposta la regione.

In questi paesi, inoltre, la corruzione è tale che a poco servono i programmi di protezione promulgati dai governi: nella sola Tanzania più del 50% del legname viene esportato illegalmente. Nell’Eastern Arch il disboscamento spinge gli animali verso le cime dei massicci mettendo a rischio molte decine di specie a causa del fenomeno che gli scienziati chiamano ‘trappola di sommità’: è una migrazione senza possibilità di ritorno, prigionieri sulle vette, in un habitat diverso dal loro, dove questi animali finiscono con l’estinguersi.

Così, una delle più importanti aree naturalistiche dell’africa, dichiarata dall’Unesco ‘Patrimonio naturale dell’umanità’ e ‘Riserva internazionale della Biosfera’, rischia di scomparire per sempre, vittima anche del bracconaggio sempre più selvaggio che mette a dura prova la sopravvivenza di specie rare come leoni e ghepardi.

Secondo l’ultimo rapporto dell’International Union for Conservation of Nature, infatti, negli ultimi anni si è registrata una diminuzione di tutti i grandi felini africani: ne restano circa 39.000 in Africa, sono totalmente scomparsi dall’Europa e sono ridotti a poche decine in India. Tra le cause principali, oltre alla caccia illegale finalizzata al contrabbando, ci sono l’inquinamento che riduce la fertilità dei felini e l’uccisione perpetrata dagli allevatori a protezione delle greggi.

Dati per nulla confortanti che dovrebbero far riflettere, e non poco, sulla necessità di cercare di non alterare ulteriormente delicati meccanismi che la natura ha affinato in migliaia di anni di evoluzione.

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Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata a Cosenza il 25 febbraio 1980, all'età di 4 anni si trasferisce dalla città alla campagna, dove trascorre un'infanzia felice a contatto con la natura: un piccolo orticello, un giardino, campi incolti in cui giocare e amici a 4 zampe sullo sfondo. Assieme a lattughe, broccoli e zucchine coltiva anche la passione per la scrittura e la letteratura. Frequenta il liceo classico della città natale e dopo la maturità si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali del bolognese. Nel 2011 approda alla redazione di TuttoGreen con grande carica ed entusiasmo. Determinata, volitiva, idealista e sognatrice, spera che un giorno il Pianeta Terra possa tornare ad essere un bel posto in cui vivere.

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