Dopo l’inceneritore, Parma rischia di ritrovarsi pure senza acqua pubblica
La città di Parma è stata defifita da diversi cronisti come la prova del fuoco per il Movimento Cinque Stelle. Ormai vi governa da quasi un anno e non poche sono state le delusioni. Su tutte, l’accensione dell’Inceneritore tanto contestato da Grillo e Pizzarotti in campagna elettorale, al punto da promettere che non sarebbe stato avviato; o meglio, che sarebbe stato riconvertito. Una strategia che ha sicuramente fatto la fortuna del M5S, alla luce del grande successo ottenuto dal candidato sindaco Pizzarotti.

Significative a questo proposito, alcune domande che pone Parma Bene Comune – un movimento che ha partecipato anche alle elezioni del 2012 – sottolineando come, alla vigilia dell’accensione, sia difficile che si possa ottenere ciò che sarebbe in linea con la volontà espressa da una larghissima maggioranza dei cittadini (quelli che hanno votato Pizzarotti, in sostanza).
L’Associazione si pone diverse domande: “perché il comune non ha detto di avere il Pef di Iren, se non con notevole ritardo? È accettabile che la stessa ditta, cioè Iren, che guadagna incenerendo, si occupi della raccolta differenziata? In che modo si giustifica la nomina di Lorenzo Bagnacani in qualità di rappresentante del comune di Parma, dato l’evidente conflitto di interessi che lo riguarda? Quali sono state le effettive interlocuzioni fra il vicesindaco Paci e l’assessore Folli e il vicepresidente Villani (Pdl) in merito all’inceneritore? È stata avanzata ad Iren la richiesta di drastica riduzione dell’attuale costo pagato per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati a Parma (164 euro/tonnellata rispetto ai circa 100 euro pagati nelle altre città)”?
Un’altra questione spinosa per la città ducale potrebbe essere rappresentata ora dall’acqua pubblica. E c’entra ancora l’Iren, che gestisce i servizi relativi al ciclo idrico integrato.
FOCUS: Per l’acqua la gestione pubblica meglio della privata. L’esperienza di Parigi parla da sé
Il Comune di Parma detiene “solo” il 6,11% del pacchetto azionario di questa società, il cui azionista di maggioranza risulta essere la Finanziaria sviluppo utilities s.r.l. (33,3%); il restante 60% è disseminato tra vari azionisti. Uno squilibrio, nella composizione azionaria, tra pubblico e privato, che pone seri interrogativi sulla capacità di controllo strategico che il comune di Parma ha affermato di sapere e volere mantenere.
Il Coordinamento Acqua pubblica di Parma ha espresso forte preoccupazione sul fatto che, per far quadrare il bilancio, il Comune si appresterebbe a cedere il pacchetto azionario di sua proprietà; il quale, come visto, è già risicato. Una scelta che di fatto renderebbe la gestione del servizio idrico parmense privata al 100%.
Altra nuova sfida, dunque, per la giunta Pizzarotti, sempre sotto la lente di un elettorato disorientate e in cerca di risposte, tanto a livello locale, che nazionale.
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L’inceneritore al momento non verrà attivato proprio per le vicende legali che Iren ha in corso.
Intanto di sta cercando di installare un impianto di trattamento biologico dei rifiuti che segue il modello tedesco che ci costerà 60€ a tonnellata contro i 160 dell’inceneritore. Parmigiani informatevi