Ecoballe, dopo 10 anni forse verranno smaltite
Il neogovernatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca (neo fino ad un certo punto, dato che occupa quello scranno da quasi un anno) ne ha fatto un punto del suo programma: smaltire finalmente le cosiddette ecoballe giacenti sul territorio di Giugliano di Napoli dal 2007.

Ecoballe di nome e di fatto. Sa perché si tratta di veri e propri imballaggi con cui è stata accatastata per svariati metri quadri, e all’aria aperta, la spazzatura di Napoli e provincia, al fine di tamponare la drammatica emergenza rifiuti che attanagliò la Campania nella prima metà degli anni 2000 (per poi riesplodere tra fine 2007 e inizio 2008). Sia perché di balle, nel senso di bugie, su di esse, se ne sono dette molte. Intanto loro sono ancora lì, in attesa del proprio destino, da nove anni. Qualcosa però per loro finalmente sembra muoversi.
La storia
Sigillate nel 2007 dalla procura di Napoli (perché costituivano “discariche abusivamente gestite”), sono state dissequestrate nel novembre 2013 dopo l’assoluzione in primo grado dell’ex governatore Antonio Bassolino (peraltro tornato in auge partecipando alle primarie del Pd, uscendone però sconfitto tra ricorsi e controricorsi) e dei vertici di Impregilo dall’accusa di truffa e frode. Ora la Regione Campania ha bandito una gara per lo smaltimento di una prima partita di 789mila tonnellate di rifiuti ormai definiti tecnicamente (e non) “mummificati”.
L’appalto
Quanto all’appalto, di un valore complessivo di 118 milioni di euro, ad occuparsi delle 95mila tonnellate di ecoballe di Avellino, Casalduni ed Eboli (per 14 milioni di euro) sarà il raggruppamento di imprese Sarim (Salerno) e Bps (Lecco). Rimasto unico in gioco per effetto dell’esclusione dell’Ati Ge.Si.A, Dhi e Sorgeko di Caserta. Altro soggetto che si aggiudicato altre 200mila tonnellate di ecoballe di Villa Literno è la Vibeco di Saronno, per un importo di 30 milioni.
Restano invece ancora in ballo le 81mila tonnellate di Masseria del Pozzo e Marcianise, contesi dalle imprese Ecosistem-Econet di Lamezia Terme (Catanzaro), e De.Fi.Am-Ecobuilding (Avellino). Così come la parte più cospicua del sito di stoccaggio di Giugliano, che ospita 100mila tonnellate di ecoballe, per un importo di 15 milioni di euro. A contendersela sono quattro ditte, due del nord e due del sud.
Dove andranno a finire
Dove andranno a finire queste tonnellate di ecoballe una volta finalmente raccolte? Potrebbe essere il Portogallo (dove i rifiuti sarebbero destinati in alcuni impianti di trattamento meccanico-biologico e inviati in discarica o ai cementifici) ma anche Pavia e Milano e anche Rotterdam (città che ha già avuto il piacere di conoscere i rifiuti campani nel 2011, dato che un lotto partì dal porto di Napoli). Tutto dipende da chi vincerà gli appalti, dato che ogni ditta ha riportato una destinazione.
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Cosa c’è in queste eco balle?
Come detto, queste ecoballe sono definite ‘mummificate’ perché dopo nove anni di giacenza nel loro interno è rimasta solo la cosiddetta “frazione secca”, mentre la parte organica è percolata col tempo. Possono comunque essere utilizzate negli inceneritori, essendo un ottimo combustibile, sebbene, nella sentenza emessa dal Tribunale di Napoli in data quattro novembre 2013, viene riportato il fatto che tali ecoballe nel loro ingresso negli impianti di trattamento fossero di “pessima qualità” e dunque pure potenzialmente nocive se bruciate. D’altronde, stando ai tanti verbali di contestazione scritti nei loro riguardi, in quelle ecoballe si trova di tutto. Perfino motoscafi interi, metà autovettura, ordigni risalenti alla Seconda guerra mondiale, carcasse di animali probabilmente provenienti dalle attività agricole (molte sono state trovate anche nelle acque dei Regi Lagni, non lontani da lì.
I pubblici ministeri di Napoli Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, i quali chiamarono in causa per la perizia tecnica l’ingegner Paolo Rabitti, hanno pure segnalato il tutto (ne è stato fatto anche un libro, dal titolo inequivocabile “Ecoballe”). Ma secondo i giudici di primo grado non si è verificata alcuna adulterazione delle analisi sui rifiuti trattati nelle ecoballe. Dunque l’ex Governatore della Campania in quegli anni e i vertici della ditta che li ha imballati, la Impregilo, e della struttura commissariale, sono stati tutti assolti in fase di primo grado; e buona parte di quei reati sono andati in prescrizione.
I timori dei cittadini di Acerra
Infine, consideriamo pure i timori di chi con quelle ecoballe ci convive o potrebbe conviverci. Si pensi ai cittadini della città di Giugliano, già alle prese con il problema dei roghi tossici che, nonostante le chiacchiere dei governi susseguitisi, continuano ad infiammare la ‘Terra dei fuochi’. Timori condivisi anche dai cittadini di Acerra, dove c’è un inceneritore (inaugurato nel 2008 ) che potrebbe ospitare questi rifiuti. Già nel 2014 gli acerrani hanno bloccato i camion davanti all’inceneritore. Potrebbero rifarlo.