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Design e prodotti per un ambiente sostenibile a Milano: alcune riflessioni

Milano, da sempre capitale della moda e del design, per un giorno cambia veste e parla di stile sì, ma ecologico.

Design e prodotti per un ambiente sostenibile a Milano: alcune riflessioni

Ecodesign e prodotti per un ambiente sostenibile”, il tema patrocinato dalla Camera del Commercio, in collaborazione con Remade in Italy e Agrimercati, è stato oggetto di dibattito nel corso della conferenza del 29 giugno scorso.
Un incontro dovuto tenendo conto delle trasformazioni del mercato, dove l’interesse per l’ecologia sta conquistando fette sempre più importanti del vivere e del consumare quotidiano: dalla sfera privata a quella pubblica è caccia al prodotto in grado di garantire rispetto dell’ambiente, secondo un nuovo concetto di benessere sostenibile.

L’incontro si è tenuto significativamente a Milano, città leader nel settore, con 1.400 imprese operative nel design, e capoluogo della Lombardia, la regione che detiene il primato nazionale di fucina di talenti progettuali, non a caso un designer italiano su quattro è originario di queste zone.
Un appuntamento voluto per fare il punto su questa nuova forma di creazione/produzione, delinearne le peculiarità e proporne una regolamentazione che ne ufficializzi l’esistenza e il valore artistico-sostenibile.

Dieci le regole messe a punto dai partecipanti, in prima fila Remade in Italy. E’ il primo marchio che risponde alla domanda di maggiori garanzie sulla origine green di ogni acquisto promuovendo prodotti e materiali derivanti dal riciclo e dal riuso realizzati in Italia.
Un modo per informare e rassicurare sia il privato che le pubbliche amministrazioni, sulla bontà e sulle caratteristiche di sostenibilità ambientale del proprio acquisto, certificato Remade in Italy per il risparmio di materie prime, l’abbattimento dei consumi energetici e la riduzione delle emissioni di CO2.

Di seguito il decalogo green dell’Ecodesign:

1. Ideare un prodotto pensando al suo sviluppo sostenibile nel tempo. Quando si progetta qualcosa di green non è solo il concetto iniziale ad acquisire valore, ma l’intero ciclo di vita, che per il suo protrarsi nel tempo è in continuo mutevole dialogo con l’ambiente, cui deve garantire in ogni fase la massima salvaguardia.

2. I materiali naturali non sono sempre la soluzione migliore. Ecologico non vuol dire per forza derivante dalla natura, è più importante tenere conto della sua adattabilità al riciclo. Come dimostra ad esempio la produzione di legname, dove solo la quantità di materiali non recuperabili e il dispendio di energia necessaria alle diverse fasi di lavorazione, lo rende già un materiale meno “green” di quanto ci si aspetterebbe. Paradossalmente la plastica, al confronto, ha talvolta un profilo più interessante perché può essere spesso riciclata.

3. Il consumo energetico deve essere valutato meglio. L’impatto spesso viene sottostimato, ma se si pensa che 10 KWh di elettricità hanno bisogno di 2 Kg di petrolio o che una macchina del caffè impiega 300 KWh nella sua vita, pari a 60 Kg di petrolio, ci si rende conto di quanto sia importante tenere conto anche della ottimizzazione dei sistemi di alimentazione.

4. E’ fondamentale progettare sul lungo termine. L’ideazione del prodotto deve avere come obiettivo il prolungamento della durata di vita nel tempo, secondo logiche anticonsumistiche che puntano a ridurne l’impatto globale in un continuo ciclo vitale.

5. La concezione del prodotto deve considerarne il riutilizzo. Proprio per il suo carattere eco l’oggetto che si va a creare deve essere sviluppato tenendo conto delle sue possibilità di riutilizzo a “fine vita”.

6. Ridurre al minimo l’impiego di diversi materiali. Un aspetto particolarmente sentito nei trasporti, dove la diminuzione del peso equivale ad un taglio dei consumi di benzina.

7. Prediligere l’utilizzo di elementi riciclati. Una buona abitudine che può enfatizzare, anche agli occhi del consumatore finale, il valore di questi oggetti e le svariate possibilità di riutilizzo.

8. Rendere un prodotto riciclabile. Preoccuparsi di adottare tecniche che ne permettano il recupero in modo semplice ed immediato. Una buona abitudine spesso ostacolata dalla difficoltà di smontaggio.

9. Approfondire la conoscenza del riciclo e del riuso. Le soluzioni sono tante, conoscendole è possibile massimizzare le performance del proprio prodotto.

10. Associarsi, ad esempio aderendo alla O2. E’ importante aggregarsi per condividere e scambiare le reciproche esperienze e condividere gli intenti. Il vantaggio è duplice, perché il dialogo porta sia alla scoperta di nuove soluzioni che alla creazione di interesse intorno all’iniziativa, come dimostra O2, network internazionale di design sostenibile.

Nutrito il programma di interventi, a partire dalla riflessione su “Ecodesign e strategie di mercato” dell’architetto Marco Cappellini dell’Associazione Remade in Italy.
Una fase che sottolinea l’importante passaggio concettuale dall’ecodesign al “design for sustainability” e la parallela necessità di comunicare e di informare il cliente finale sul valore sostenibile del prodotto che sta acquistando, promuovendo una più approfondita conoscenza dell’ecosostenibile.

Di rilievo le esperienze portate ad esempio delle diverse realtà produttive operanti secondo principi di ecodesign, come Regenesi di Maria Silvia Pazzi. L’azienda ha fatto suo il concetto di estetica sostenibile, attraverso la “trasformazione dei rifiuti in bellezza”, dimostrando come sia possibile far convivere armoniosamente praticità, design ed eco-compatibilità.
Nata nel 2009, ha saputo unire all’alto contenuto estetico, espressione del migliore Made in Italy, il rispetto dell’ambiente proponendo una serie di prodotti, dai gioielli ai complementi di arredo, etici e di tendenza.

Originalità e intraprendenza, contraddistinguono anche la filosofia produttiva di Alisea-Arte e Object Design in Italia, rappresentata da Susanna Martucci. Al centro la volontà di dare nuova vita a materiali che si pensavano perduti per sempre, donando loro una nuova funzionalità. Interessanti e inusuali i risultati: i banner pubblicitari in PVC, una volta smontati, diventano borse, beauty, accessori, o ancora i catarifrangenti delle auto e i pneumatici fuori uso dei camion si trasformano in penne e portapenne, anche le bucce scartate dalla lavorazione del pomodoro diventano oggetti di design.

C’è chi invece ha fatto dell’alluminio, riciclabile e resistente, il protagonista di questo processo di valorizzazione ecologica, come dimostra il contributo di Massimiliano Uzzo, proprietario di Alulife®.
Presente nel settore da oltre quarant’anni, Alulife® ha unito l’esperienza maturata nella tecnologia e nella ricerca alla più sofisticata sperimentazione estetica per offrire soluzioni dal design innovativo in alluminio 100% riciclabile.

Alla Camera del Commercio di Milano è stato piantato il primo seme di un’estetica sostenibile destinata a fiorire.

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