Negli ultimi anni, il nostro rapporto con strumenti elettrici ed elettronici è diventato sempre più forte. Pensiamo solo a alla tv, al cellulare, al computer e al tablet. In alcuni casi, si è addirittura arrivati a livelli di dipendenza (esempio emblematico i social). Tutti questi apparecchi, ed ovviamente anche molti altri non citati, emanano onde elettromagnetiche che vanno ad influire sul nostro corpo. In questo articolo ci occuperemo di elettrosensibilità, un disturbo che colpisce numerose persone e che si ritiene sia proprio causato da una eccessiva e prolungata esposizione a tali onde. L’ipersensibilità alle onde elettromagnetiche non è ancora riconosciuta come vera e propria malattia. Ciò è dovuto alla mancanza di conferme – o smentite – scientifiche sufficienti. Sta di fatto che, comunque, i soggetti che si ritengono elettrosensibili hanno disturbi molto fastidiosi che, spesso, provocano conseguenze invalidanti nello svolgimento della loro vita.
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L’elettrosensibilità (ES) è una ipersensibilità alle onde elettromagnetiche provocata da un eccesso di inquinamento elettromagnetico. Si tratta di un problema che può incidere sulla salute di molte persone, in Italia e nel Mondo. Chiamata anche elettroipersensibilità (EHS), è un disturbo che provoca un insieme di sintomi fisici e psicologici correlati alla vicinanza di campi magnetici, elettrici ed elettromagnetici, ad un livello tale di esposizione che le persone normalmente tollerano senza percepire alcun tipo di effetto negativo.
Gran parte dei malati mostrano sintomi simili che, seppur ad un diverso livello di gravità, diminuiscono con l’allontanamento dai Cem, per poi ripresentarsi puntualmente alla esposizione successiva.
In generale, per poter riuscire ad identificare una malattia, vecchia o nuova, è fondamentale definire i sintomi direttamente collegabili ad essa. Nel caso dell’elettrosensibilità, non ci sono sintomatologie certe; inoltre, spesso queste vengono anche confuse con quelle provocate dall’effetto nocebo o da altri motivi. Come meglio spiegheremo più avanti, l’elettrosensibilità non è infatti riconosciuta come malattia dall’OMS.
Ma torniamo ai sintomi. I più frequenti sono:
Nonostante il lungo elenco di sintomi, ad oggi, la diagnosi è molto controversa. Sono infatti molte le società medico-scientifiche che escludono una natura organica dei predetti sintomi, riconducendoli invece a stress e cause di natura psicosomaticha.
Gli elettrosensibili sono le persone che accusano uno o più dei sopra descritti disturbi ogni qualvolta si trovano in prossima di fonti elettromagnetiche e non non hanno la possibilità di ritirarsi in luoghi isolati da WI-FI o di allontanarsi da apparecchiature elettroniche, elettrodomestici etc…
Questi soggetti presentano una condizione di iper-sensibilità che, esattamente come accade nel caso delle allergie, regredisce con I’allontanamento dalle zone inquinate.
Di contro, al ripetersi delle esposizioni, lo stato di malessere può diventare continuo al punto da compromettere anche gravemente l’efficienza fisica e la qualità della vita in tutti gli ambiti, familiare, sociale e lavorativo.
Molti malati, ad esempio, sono stati costretti a cambiare casa o a modificarla per renderla vivibile. Altri ancora hanno dovuto cambiare lavoro ed evitare di frequentare determinati ambienti e mezzi pubblici. Nei casi estremi, alcuni sono stati costretti a smettere di guidare l’automobile, smettere di usare il computer o qualsiasi altro strumento elettrico.
Oltre a tali disagi, le persone convinte di soffrire di elettrosensibilità si trovano davanti ad un ulteriore disagio, ovvero quello di non vedere riconosciuta la propria malattia in quanto tale. In Italia, l’ES o l’EHS, infatti, non è stata ancora riconosciuta come vera e propria malattia dalla comunità scientifica, poiché non è stato dimostrato il rapporto di causa-effetto tra esposizione e sintomi.
Nel 2015, in Francia, il Tribunale di Tolosa ha concesso un’indennità mensile – prorogabile – di 800 euro per 3 anni, a Marine Richard, una giovane donna di 39 anni affetta da deficit funzionale dell’85% causato, o comunque legato, agli effetti delle onde elettromagnetiche che si trovano normalmente nelle case di tutti noi.
La donna si è vista costretta a ritirarsi in un vecchio fienile sui Pirenei dove vive addirittura senza elettricità.
L’ elettrosensibilità è un argomento molto controverso. Nonostante la gravità della sintomatologia descritta da chi ne è colpito, ancora non esistono sperimentazioni scientifiche ne attestino la scientificità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità dice che esistono molti sintomi aspecifici che variano da persona a persona, ma che ancora non esistono basi scientifiche valide che leghino tali sintomi ad una eccessiva esposizione di campi elettromagnetici.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inoltre rilevato che i sintomi riferiti non sono correlati ai campi elettromagnetici, ma ad alcune condizioni psichiatriche e psicologiche preesistenti, come lo stress o la paura stessa del campo.
Secondo l’OMS, i campi elettromagnetici a cui normalmente sono esposti i cittadini, non risultato avere effetti misurabili sulla salute. Tuttavia, raccomanda comunque ai medici di esaminare con attenzione i soggetti che si dichiarano elettrosensibili. È infatti necessario capire se è presente una patologia che possa spiegare i sintomi dichiarati o se, invece, tali sintomi sono dovuti a disturbi psicologici e/o psichiatrici.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha suggerito l’utilizzo dell’espressione “Intolleranza Ambientale Idiopatica” per identificare questa apparente – ma invalidante – ipersensibilità alle onde elettromagnetiche presenti nell’ambiente.
Ovviamente, la posizione ufficiale dell’OMS è stata contestata dalle numerose associazioni di coloro che si ritengono malati di ES e che sono diffuse in tutto il mondo (Associazione Italiana Elettrosensibili, Associazione svedese degli Elettroipersensibili, Collectif des Electrosensibles de France).
La medicina ufficiale non considera l’elettrosensibilità una malattia vera e propria, perché non è stato scientificamente dimostrato il rapporto causa-effetto tra l’esposizione a onde elettromagnetiche e l’insorgenza dei sintomi.
Alcuni studiosi ritengono che si tratti di una patologia di natura psicosomatica.
Ad oggi, non esistono trattamenti clinici dichiarati definitivi. Non esiste un piano di intervento coordinato all’interno del Servizio Sanitario pubblico. Le linee guida accreditate per il trattamento dell’elettrosensibilità raccomandano la Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC), come unico tentativo efficace per coloro che riferiscono ipersensibilità a campi elettromagnetici di debole entità. In particolare, si raccomanda un lavoro psicologico rivolto alla soluzione di problematiche quotidiane, evitando di focalizzarsi sulla loro origine.
Alcuni studiosi ritengono che l’origine dell’elettrosensibilità sia da ricondurre al cosiddetto effetto nocebo. In pratica, in tutte le situazioni in cui il soggetto è convinto di essere esposto ad un campo elettromagnetico, comincia a manifestare la classica sintomatologia, nonostante, in realtà, non ci siano apparecchiature in funzione nelle vicinanze. Al contrario, se il medesimo soggetto è esposto alle invisibili onde elettromagnetiche senza che lo possa dedurre dal contesto ambientale, egli non avvertirà i sintomi.
Il termine nocebo sta quindi ad indicare un processo psichico in cui le previsioni negative rispetto ad un evento conducono allo sviluppo di un disturbo. L’effetto nocebo è stato confermato da ricerche scientifiche: esiste quindi un legame tra la convinzione di essere esposti a campi magnetici e problematiche di salute.
Studi scientifici hanno dimostrato che l’esposizione ai campi elettromagnetici può avere effetti nocivi per la salute. In particolare, tra le principali conseguenze si parla di:
L’elettromagnetismo è un dato di fatto. Tuttavia, se si parla di problemi di salute legati a questo genere di onde, non vi sono certezze né prove scientifiche. Nel dubbio, è fortemente consigliato adottare dei rimedi utili per evitare ogni possibile conseguenza:
I materiali di schermatura elettromagnetica sono carta stagnola, o tessuti in rete metallica, pellicole speciali per finestre, carte da parati speciali e vernici che riflettono oltre il 99% delle radiazioni wireless a causa della loro particolare composizione conduttiva.
Bisognerebbe applicare, nelle aree più sensibili della casa, come la zona letto e negli ambienti di lavoro, degli specifici sistemi di protezione che consentono di ridurre il “carico elettromagnetico” presente nel corpo. Successivamente, si dovrebbe poi proteggere le apparecchiature elettriche/elettroniche più usate (cellulari, WI-FI, piccoli elettrodomestici…) con dei dispositivi che ne vanno a modificare l’emissione.
Se la casa è in fase di costruzione o ristrutturazione:
Quando la casa è in uso e non sono previsti lavori di ristrutturazione, ecco quali sono gli interventi di protezione consigliati:
Vediamo ora dei consigli pratici da mettere in pratica quotidianamente.
Ovviamente, i suggerimenti sopra esposti sono molto utili per aiutarci a ridurre l’impatto dell’elettrosmog in casa. Tuttavia, esistono fattori su cui non possiamo avere il controllo diretto. Basti solo pensare alle reti dei vari operatori di telefonia cellulare e alle reti Wi-Fi disponibili che avvolgono le nostre abitazioni.
Per limitare i rischi per la nostra salute, potrebbe essere utile utilizzare delle speciali carte da parati in grado di schermare le pareti della casa.
Già usate da anni sia in campo medico che nelle ambasciate e consolati, sono ora disponibili anche per uso domestico. Una delle prime arrivate sul mercato è il modello “GUARDIA – Scudo elettromagnetico”, che offre una schermatura semplice da installare e relativamente economica. Prodotta da una piccola ditta tedesca specializzata in carta da parati, questa innovativa tappezzeria è in grado di bloccare fino al 99% delle radiazioni elettromagnetiche. Esteticamente, appare come una normale carta da parati grigia in tessuto non tessuto. Al suo interno, durante il processo di produzione, sono però state aggiunte fibre di carbonio capaci di bloccare praticamente tutte le radiazioni ad alta frequenza, trasformandole in calore e senza conseguenze per la nostra salute.
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