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Emergenza rifiuti e discariche a Roma: presto Roma come Napoli?

Dal primo gennaio 2012 anche la Capitale d’Italia rischia di ritrovarsi in piena emergenza rifiuti come Napoli lo è da 18 anni. Ciò perché a mezzanotte del 31 dicembre, oltre all’arrivo del nuovo anno, arriverà anche la chiusura di Malagrotta, la storica discarica che per trent’anni ha ricevuto milioni di tonnellate di rifiuti di Roma.

Emergenza rifiuti e discariche a Roma: presto Roma come Napoli?

E cosa ancor più tragica è che ad oggi non ci sono concrete alternative. Nei pratoni della valle di Pizzo del Prete, vicino Fiumicino, non sono di fatto ancora partiti i lavori per la costruzione del nuovo invaso e di un quinto impianto di lavorazione meccanica, nel quale ogni giorno dovrebbero arrivare ed essere triturate almeno mille tonnellate di mondezza.

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Aiutandoci con un articolato reportage condotta da La Repubblica, cerchiamo di ricostruire le ragioni di questo possibile, se non probabile, disastro ecologico.

Partiamo con i numeri dello smaltimento. Roma produce ogni giorno 4 mila tonnellate di rifiuti, quattro volte di più dei milleduecento del 1964. La raccolta differenziata oscilla tra il 22 e il 24 per cento. E cioè nei contenitori della carta, quelli bianchi, e del multimateriale, (vetro, plastica e metalli), ne arrivano circa 450 tonnellate, che vengono riciclate.

E il resto? Per Roma gli impianti di Trattamento Meccanico Biologico dei rifiuti, i Tmb, che selezionano plastica e metalli e per il rimanente producono il Cdr, combustibile da rifiuti, che viene fatto bruciare nei termovalorizzatori per produrre energia, sono quattro: due di Cerroni nell’area di Malagrotta, e due dell’Ama, uno a Rocca Cencia e un altro al Salario.

Sono capaci di smaltire 3000 tonnellate al giorno, mandando in discarica solo pochi “inerti”. Ma alcuni lavorano a scartamento ridotto e in media ogni giorno rimangono da “lavorare”, come ormai detta la legge, almeno mille tonnellate, per le quali è necessario costruire un nuovo impianto.

Non solo. I gassificatori o termovalorizzatori che bruciano il Cdr per produrre energia nel Lazio sono tre: uno sempre a Malagrotta, uno a Colleferro e l’altro a San Vittore.

Ne servirebbe un altro che la Regione ha deciso di costruire ad Albano ma i lavori sono bloccati da un anno per una serie di ricorsi. E infine a Maccarese c’è uno stabilimento dove arrivano quotidianamente i camion che portano il cosiddetto “umido”, gli scarti del mangiare, che ora vengono raccolti con molti problemi come la differenziata in alcuni quartieri di Roma e che servono per il compostaggio, cioè per produrre fertilizzanti.

Maccarese però non riesce a lavorarli tutti, per cui a volte entrano ed escono dallo stabilimento per prendere la via di altre aziende al nord, che bisogna pagare, oppure una malinconica strada per Malagrotta.

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Per completare il quadro, ecco i siti che i tecnici della Regione hanno selezionato per la nuova, più piccola, discarica: una quarantina di ettari rispetto ai 160 di Malagrotta. Al primo posto c’è Pizzo del Prete, a Fiumicino. Poi vengono Monti dell’Ortaccio, vicino Malagrotta, dello stesso Cerroni, Pian dell’Olmo, sempre dell’avvocato, alle cave di Riano, e poi Corcolle, Castel Romano-Quartaccio, Quadro Alto, ancora a Riano, e Osteriaccia nella zona di Fiumicino.

Da segnalare la polemica anche folcloristca fra il capo del sistema di smaltimento dei rifiuti a Roma Manlio Cerroni, 78 anni, ed il sindaco Alemanno. Ovviamente Manlio Cerroni alla chiusura di Malagrotta non ci sta. Non solo, ma non accetta neanche di ad essere chiamato monopolista,  e di essere accusato di aver imposto i prezzi al Campidoglio.

Snocciola le cifre scritte in una lettera al sindaco Alemanno: “In trent’anni Roma ha pagato per ogni tonnellata di rifiuti portata in discarica un terzo di quello che si pagava in Italia”. E c’è anche la tabella dei raffronti. Ancora. “In tutto questo tempo abbiamo smaltito 33 milioni e 663 mila tonnellate di rifiuti alla tariffa più bassa d’Italia facendo risparmiare ai cittadini un miliardo e 683 milioni di euro, ovvero 3 mila miliardi di vecchie lire“.

Lo sfogo è un turbine: “Alemanno mi dovrebbe far venire a prendere in carrozza e portarmi in Campidoglio per ringraziarmi“.

Cerroni ha anche un’alternativa a Malagrotta. Si chiama Monti dell’Ortaccio il suo asso nella manica per rimanere il “re della mondezza” di Roma. Già le pale delle benne hanno preparato l’invaso. “In tre mesi si può allestire. Pizzo del Prete a Fiumicino è una follia. Chi ha proposto un luogo così lontano che ci vorrebbero 15 milioni in più all’anno solo per gli spostamenti? Qui vicino è già progettato perfino un braccio della ferrovia da Ostiense che potrebbe portare i rifiuti, che sarebbero lavorati e dunque inerti, niente odori, niente problemi per i quartieri intorno“.

Ovviamente Cerroni ha vari detrattori. Partendo da Sergio Apollonio, lo storico presidente del Comitato contro la discarica, che di anni ne ha 81. Per lui Monti dell’Ortaccio è ancora peggio penso del nuovo invaso che hanno già costruito proprio dentro l’area di Malagrotta, a Testa di Cane.

Testa di Cane sta proprio a ridosso di Massimina. Sarebbe un impatto clamoroso, scandaloso. Ma devono stare attenti alle multe dell’Unione europea che ha già riscontrato l’infrazione“. E poi: “Monti dell’Ortaccio? La gente qui è stata bastonata per decenni dalla discarica. Ci sarebbe pericolo per l’ordine pubblico”. Infine sul parco che verrà. “E’ la solita mitologia di Cerroni, che lo chiama Central Park con la c e dice che si farà pagare il biglietto. Lui che per far posto ad altri rifiuti ha fatto espiantare e ripiantare altrove almeno tremila palme che aveva messo a dimora con un gran battage“.

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Per il presidente della Federazione dei Verdi Angelo Bonelli. “Altro che parco, l’area di Malagrotta è ad alta criticità ambientale. Ci sono studi dell’Ispra che dimostrano che le falde sono inquinate in maniera preoccupante. C’è anche la Raffineria lì vicino. Bisognerebbe applicare la direttiva Seveso 2. Impossibile mettere uno spillo. Niente discarica a Monti dell’Ortaccio. E poi a chi vuole un altro gassificatore ad Albano diciamo che quelli che ci sono devono importare Cdr da bruciare da fuori perché il Lazio non ne produce abbastanza. La soluzione? Una nuova discarica piccola la cui localizzazione deve essere decisa di concerto con i cittadini e non a Pizzo del Prete, un’area agricola pregiata e di grande valore ambientale. Ma il vero obiettivo è un altro: aumentare la raccolta differenziata con un porta a porta spinto. Però l’Ama, dopo le dimissioni dell’amministratore Panzironi, quello dello scandalo di Parentopoli, ancora non ci sente“.

Oltre all’individuazione delle discariche dove portare l’indifferenziata, altro grosso problema, un po’ come a Napoli, è la differenziata che non parte. In cinquant’anni è stata quasi quadruplicata la quantità di scarti prodotti. Sono 4mila le tonnellate di rifiuti prodotte ogni giorno dal comune di Roma, 1200 nel 1964; 22-24% la percentuale di rifiuti recuperati a Roma attraverso la raccolta differenziata, mentre nel Comune di Ciampino è al 60%; 3000 le tonnellate di rifiuti che possono essere smaltite ogni giorno nelle discariche di Malagrotta, Rocca Cencia e Salario; 30 sono gli anni necessari per depurare i terreni della discarica di Malagrotta, dopo la chiusura.

Secondo Carlo Podda, segretario del Lazio della Cgil Funzione Pubblica, l’Ama, la municipalizzata preposta alla raccolta dei rifiuti, fa fallire “il porta a porta” appositamente: “In alcuni quartieri della Capitale abbiamo sperimentato la raccolta diretta negli androni dei palazzi dei rifiuti già divisi e la sparizione dei cassonetti dalle strade. Il risultato è stato che la differenziata ha raggiunto in breve il 60%. Ma la municipalizzata ha poi scelto un nuovo metodo che fa rimanere in strada i contenitori della carta e del multimateriale. E’ stato un fallimento“.

Insomma, la situazione monnezza di Roma appare tristemente simile a quella di Napoli: aziende lottizzate, discariche mal gestite, soluzioni tampone che finiscono solo per rinviare e peggiorare il problema. Il tutto a danno ovviamente dei cittadini, che si ritrovano strade sommerse dai rifiuti, aria irrespirabile, tasse sempre più alte.

E cosi’ come a Napoli, quando tutto ciò accade nella nostra Capitale e in una città che tutto il Mondo ci invidia, la nostra preoccupazione si amplifica sempre di più…

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Luca Scialò

Nato a Napoli nel 1981 e laureato in Sociologia con indirizzo Mass Media e Comunicazione, scrive per TuttoGreen da maggio 2011. Collabora anche per altri portali, come articolista, ghost writer e come copywriter. Ha pubblicato alcuni libri per case editrici online e, per non farsi mancare niente, ha anche un suo blog: Le voci di dentro. Oltre alla scrittura e al cinema, altre sue grandi passioni sono viaggiare, il buon cibo e l’Inter. Quest’ultima, per la città in cui vive, gli ha comportato non pochi problemi. Ma è una "croce" che porta con orgoglio e piacere.

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Un commento

  1. Senso di responsabilite0? Ma stamio scherzando?Volete aprire discariche vicino ai parchi nazionali e all’interno di un sito archeologico (Villa Adriana).Malagrotta e8 abusiva da sempre e voi lo avete negato per ovvi interessi!Il riciclo e8 il futuro. Guardate cosa riescono a fare a Vedelago, non serve guardare fino a San Francisco.Personalmente, come cittadino mi opporrf2 a questo disastro ecologico!

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