Energia solare domestica anche nella yurta…
La popolazione della Mongolia è storicamente nota per il suo stile di vita nomade e ad impatto zero, nel pieno rispetto dei ritmi della natura.

Tuttavia negli ultimi anni la tecnologia è riuscita a raggiungere le lontane steppe tanto che ad oggi su 2,8 milioni di abitanti, solo 800.000 continuano a seguire le tradizioni, rifiutando categoricamente l’elettricità e l’acqua corrente.
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Adesso però le cose stanno lentamente cambiando e parte della popolazione si sta avvicinando alle fonti rinnovabili, in particolar modo al solare, sfruttando i 250 giorni di luce di cui possono godere ogni anno. Non a caso gli altipiani della Mongolia sono noti come “terra dal cielo azzurro“.
Il nuovo Governo ha pensato di sponsorizzare un’iniziativa che mira a dotare la classica yurta, la tenda a forma di cupola, con dei sistemi solari domestici.
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Installando questi pannelli si può ovviare all’inconveniente di non potersi appoggiare ad una linea elettrica fissa.
In questo modo i nomadi hanno a disposizione la corrente elettrica necessaria per ricaricare i cellulari, seguire le previsioni meteo in tv e refrigerare gli alimenti.
L’introduzione dei telefoni cellulari ha avuto un impatto positivo sulla popolazione che fino a poco tempo fa era costretta a fare lunghi viaggi per raggiungere uno studio medico in caso di necessità. Inoltre questo ha consentito loro di restare in contatto con i figli che spesso vengono mandati a studiare in collegio lontano dalla propria famiglia.
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Tuttavia i costi per l’installazione sono ancora proibitivi e molti pastori hanno dovuto rinunciarvi.
La Banca Mondiale si è offerta di coprire la metà delle spese per l’investimento iniziale e per la manutenzione, ma questo non è bastato per consentire a tutte le famiglie di potersi avvicinare al solare.
Per generazioni questa popolazione è riuscita a sopravvivere tramandando da nonno a nipote una cultura nomade fatta di sacrifici, rispetto per la famiglia, amore per la natura.
Le tecnologie modificano abitudini e stili di vita, speriamo solo che questo non rappresenti l’inizio di un lento processo di estinzione.