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Energie rinnovabili in India: uno scenario che muta a grande velocità

Energie rinnovabili, senza alcun dubbio il futuro dell’umanità, l’unico possibile, probabilmente.  Non solo le società ultra-modernizzate  stanno puntando  su questo tipo di sostentamento. Il passaggio alle energie di fonti rinnovabili caratterizza infatti anche paesi ormai divenuti vere e proprie potenze economiche ma che, come reddito medio sono ancora lontane dal cosiddetto primo mondo: è il caso, tra questi, dell’India.

Energie rinnovabili in India: uno scenario che muta a grande velocità

Se dall’India è recentemente arrivato addirittura un concorrente diretto dell’iper-tecnologico Ipad della Apple, Al Gore, l’ex vice presidente USA diventato paladino della causa ambientale, crede che le potenzialità di modernizzazione della nazione indiana possano andare ben al di là di un semplice tablet. In un convegno a tema svoltosi di recente, ha infatti sostenuto la concreta possibilità da parte dell’India di farsi interprete di una vera e propria rivoluzione ambientale, diventando uno dei massimi leader mondiali nel campo della produzione di energie rinnovabili  e pulite. Altro che nucleare, verrebbe da dire.

Per fare questo, ha continuato il politico statunitense, c’è bisogno di un’accelerazione del passaggio dalle fonti convenzionali a quelle rinnovabili, della predisposizioni di rilevanti incentivi che mettano in condizione milioni di utenti di fare il “gran salto”. Gore si è riferito in particolare all’energia solare e quindi  al fotovoltaico come strumento  tecnologico principale da utilizzare per riscaldamento ed illuminazione.

In India nei prossimi tre anni l’aumento di produzione energetica di fonti rinnovabili dovrebbe consistere in 500 MW. La metà di quanto, in un convegno di settembre, autorità governative avevano annunciato di voler produrre nei prossimi tre anni. Il suddetto progetto vede la collaborazione i tre colossi: l‘Asian Development Bank, la NTPC (National Thermal Power Corporation, la più grande compagnia energetica indiana) e la Kiushu elettric Power, proveniente dal Giappone.  I 1000 MW previsti dall’India dovrebbero basarsi sia sull’energia fotovoltaica che sul solare termico.

Anche nel finitimo Sri Lanka, la cosiddetta “lacrima dell’India”,  l’obbiettivo istituzionale  è divenuto quello di procurarsi il 10% dell’energia necessaria attraverso fonti alternative entro il 2015, ma questo potrebbe essere solamente l’inizio. C’è infatti chi pretende almeno il 20% entro la stessa data. Al posto dell’energia solare, lo Sri Lanka sembrerebbe puntare più su eolico ed idroelettrico.

In India di “10%” si parlava già ad un convegno nel 2007, ma con un previsto “fine lavori” molto più in là nel tempo: “In India – aveva detto il Ministro Vilas Muttemwar – le rinnovabili arriveranno a produrre circa 80.000 Mw nel 2032 (appunto il 10 % dell’energia) Stiamo lavorando per facilitare l’attuazione di un programma di ampio spettro che copra l’intera gamma di varie energie da fonti rinnovabili”.

E’ chiaro che il paragone tra l’enorme nazione indiana e il “minuscolo” (a confronto) Sri Lanka non può essere fatto su basi assolute. Da qui la necessità di un tempo molto maggiore da parte dell’India per arrivare ad analoghi risultati rispetto alla sua “lacrima”. Il subcontinente indiano ha stimato che a “fine lavori”, il suo potenziale produttivo per quanto riguarda l’energia da fonti alternative si avvicinerà ai 90GW.

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