La complessa situazione energetica del pianeta sembra aver lanciato la corsa a nuove soluzioni in fatto di propulsione per i veicoli a motore.
Tra le varie tecnologie studiate per trovare fonti alternative ai combustibili fossili (petrolio, gas e metano), ormai sempre più esigua risorsa in natura, esiste anche il dibattuto e controverso motore ad aria compressa.
Per quanti possono stupirsi a sentirne parlare, i primi studi effettuati su questo tipo di applicazione risalgono alla metà del diciannovesimo secolo, ancor prima che venisse progettato il motore a combustione interna.
L’aria presente in natura, come risorsa illimitata nel nostro eco sistema, ha – teoricamente – tutti quei requisiti che potrebbero soddisfare una tecnologia ad impatto zero sull’ambiente. Ciò che ha ostacolato fin ora i progressi di questo innovativo sistema di alimentazione, sono le complesse dinamiche di stoccaggio ed utilizzo di questo tipo di gas all’interno di un motore.
Infatti, l’aria da sola semplicemente non basta per sostituire la funzione di un carburante. La spinta necessaria a muovere un pistone richiede un certo grado di energia, che l’aria può accumulare solo con elevati livelli di compressione.
La Engineair, con sede a Melbourne in Australia, è una società votata allo sviluppo di tecnologie basate sui motori ad aria compressa ed è stata fondata da un emigrante del nostro paese, originario di Avellino, Angelo Di Pietro.
Il prototipo di motore ad aria compressa progettato da Angelo Di Pietro si basa su un concetto di un semplice cilindro a pistone rotante che si sposta senza attrito all’interno dello statore cilindrico (vedi video sotto).
Secondo Di Pietro questo tipo di motore potrebbe essere applicato a diversi tipi di veicoli, non sono quelli più leggeri e di minori dimensioni come per il golf o i motorini, ma anche ad autobus, barche, macchinari industriali e addirittura locomotive.
Chiaramente c’è anche l’opportunità di utilizzarlo in coppia ad impianti per la generazione di energia rinnovabile.
Secondo Di Pietro, il grosso vantaggio sarebbe dato dalle ridotte dimensioni di Engine Air, il loro motore ad aria compressa, rispetto quelle dei motori a diesel o a benzina con la medesima potenza.
Ad oggi, però, resta il fatto che non esistono mezzi di trasporto alimentati con questa tecnologia: l’aria compressa, per quanto a noi noto, rimane una tecnologia a limitata densità energetica immagazzinabile (per muovere un veicolo omologabile con tutti i crismi di sicurezza e comfort minimi servirebbero in altre parole bombole enormi).
Parimenti, non sono chiari i dati di efficienza di questo motore.
Difficile dire dunque, se e quando questo tipo di tecnologia potrà essere applicata concretamente sugli attuali mezzi di trasporto.
Anche in tema di risparmio energetico, non mancano le ombre e i dubbi: apparentemente si dovrebbe assistere ad una riduzione dei consumi. Dati provenienti dalla casa costruttrice francese Motor Development International (MDI) – unico costruttore al mondo che pare interessarsi a questo tipo di propulsione – sembrano stimare in circa 2 euro il costo di un rifornimento grazie a compressori alimentati elettricamente: il punto però è proprio questo, per comprimere l’aria ci vuole energia elettrica. Usare energia elettrica per far funzionare un compressore e trasformare questa energia in altro tipo (aria compressa), per poi di nuovo trasformarla in energia meccanica, quando ad ogni passaggio c’è una perdita ed è invece possibile trasformare direttamente energia elettrica in meccanica, è la perplessità di fondo che ci accompagna mentre vediamo discutere su questi progetti.
Per ulteriori informazioni: engineair.com.au
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