Expo Milano 2015: vince la linea Moratti, ma ora vogliamo trasparenza
A fine settembre il Fatto Quotidiano aveva riassunto con sagacia l’impasse che stava mettendo a rischio l’assegnazione dell’Expo 2015 a Milano. Rischio per altro più teorico più che reale, perchè la mancata assegnazione dell’Expo sarebbe stata un fuguraccia politica non accettabile.

L’impasse era dovuta in estrema sintesi al mancato accordo sulla modalità di acquisizione dei terreni a nord di Milano previsti per l’Expo stessa, terreni di proprietà del gruppo Cabassi e di Fiera Milano.
Su questi terreni, il progetto originario prevedeva una enorme e profittevole speculazione immobiliare, ma successivamente è stato modificato, prevedendo invece molte più aree verdi, un enorme orto botanico e fortunatamente molto meno cemento.
Da qui un piccolo problema per la cordata Cabassi-Fiera (con dietro il Presidente della Regione Lombardia Formigoni), che ha visto sfumarsi davanti agli occhi la posibilità di fare profitti enormi: per salvarsi in corner, la menzionata cordata proponeva la costituzione di una newco mista pubblico-privata, che avrebbe dovuto acquistare quei terreni, oggi a destinazione agricole, e quindi a valore basso, a un gran prezzo, a cambio della possibilità di costruirci sopra in un futuro: quindi salvaguardando la possibilità di una futura speculazione immobiliare, usando in parte denaro pubblico.
Ipotesi che alla fine non ha trovato d’accordo, nè Comune, nè Provincia, nè Giulio Tremonti, tutti contrari in linea di principio ad una soluzione che pesasse sulle finanze pubbliche.
E’ quindi passata la linea Moratti, che prevede il comodato d’uso delle aree interessate, con la modifica ultim’ora dei paletti posti dai legali della Regione: i privati dovranno cedere in comodato le aree in modo incondizionato e quanto e come costruire sulla parte dei terreni che tornerà a loro disposizione a evento finito dovrà essere deciso solo a Expo 2015 finita.
La Regione, inoltre, ha preteso una congrua (quanto è da vedere ndr) partecipazione dei proprietari alle opere di infrastrutturazione delle aree.
Ma cosa succederà a fine Expo, allora?
Probile l’ennesima colata di cemento su quasi metà dell’area (quella non adibita a Parco), un’area grande come la Bicocca, che i proprietari si troveranno nel frattempo infrastrutturata, in prevalenza – è facile immaginare – con denaro pubblico.
In altri termini, un regalo di una quantità enorme di metri cubi edificabili ai privati proprietari dei terreni.
Per questo, lanciamo la nostra richiesta: cari Moratti, Podestà e Formigoni, vi invitiamo a pubblicare tutti i dettagli dell’accordo, nonchè la destinazione di ogni singolo Euro di denaro pubblico sul sito dell’Expo 2015 (abbiamo fatto un po’ di fatica a trovarlo, magari non è ancora indicizzato benissimo 😉 )
Trasparenza, sul web, come si farebbe in un paese civile.