Conoscete il farfaraccio? Dietro questo nome così caratteristico si cela una pianta erbacea adoperata come pianta medicinale in ambito erboristico. Nota fin dall’antichità, ha una caratteristica forma, simile a quella di un cappello, e grandi foglie che ricordano la forma di un cuore. Si tratta, tuttavia, di una pianta da usare con cautela data l’elevata concentrazione di sostanze alcaloidi che potrebbero avere degli effetti tossici sulla salute umana.
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Questa pianta, il cui nome scientifico è Petasites (con le sue varietà), appartiene alla famiglia botanica delle Compositae. Il suo nome botanico deriva dal greco petasos e si riferisce al cappello la cui forma ricorda le foglie di questa pianta. Nel linguaggio popolare è nota anche come lampazzo, tossillaggine maggiore, lavasse, barde e petasite.
Il suo habitat naturale è rappresentato da zone caratterizzato da clima rigido e poco soleggiati. Si trova prevalentemente all’interno di boschi o sui monti. Questa pianta si riconosce con facilità per le particolari caratteristiche esteriori, specialmente la forma e la dimensione delle foglie.
Quello bianco è la varietà di questa pianta più diffusa sul territorio nazionale. Il suo nome scientifico è Petasites albus.
Si tratta di una pianta facilmente riconoscibile: la caratteristica principale è data probabilmente dalla forma delle foglie dei farfaracci. Sono facili da riconoscere per la particolare forma a cuore.
Il periodo di fioritura è variabile in relazione alle diverse varietà di questa pianta. In genere i farfaracci iniziano la fioritura a partire dal mese di gennaio.
Le proprietà terapeutiche di questa pianta la rendono un rimedio naturale utile da utilizzare in ambito fitoterapico ed erboristico. Tra le proprietà più rinomate di questa pianta si annoverano quelle antimicotiche e di tipo antinfiammatorio. Inoltre, questa varietà botanica è utile anche per chi presenta sintomi a carico dell’apparato gastrointestinale ed uro-genitale. Presenta, inoltre, interessanti proprietà utili anche per la cura della pelle, soprattutto in caso di arrossamenti oppure per sfruttare la sua efficacia depurativa.
La droga della pianta è costituita da rizomi e foglie.
Gli usi di questa interessante pianta sono molteplici sebbene occorra valutare sempre l’effetto potenzialmente tossico dovuto alla presenza di alcaoidi. Non si può pertanto considerare del tutto sicuro e privo di effetti collaterali e ciò spinge a preferire altri tipi di varietà botaniche. Queste piante tengono comunque ad essere usate come rimedi erboristici e fitoterapici oppure in cucina.
Grazie alla sua efficacia antispasmodica, viene adoperata anche come un interessante rimedio naturale per combattere l’emicrania. Meglio, tuttavia, farne un uso molto moderato poiché gli studi sull’efficacia sono limitati mentre sono noti i potenziali effetti di tossicità.
Viene considerata una pianta utile anche come rimedio naturale per chi soffre di allergie stagionali e disturbi come la rinite allergica o per gli attacchi d’asma. Occorre tuttavia valutare con cautela l’uso di questo prodotto che, seppure naturale, può avere effetti collaterali gravi se usato in modo massiccio e prolungato.
Come rimedio naturale in ambito erboristico è molto usata per alleviare sintomi legati a tosse e raffreddore. Ulteriori applicazioni sono quelle per uso cosmetico. La pianta ha un’azione purificante sulla pelle del viso e possiede un’efficacia anti-arrossamento in caso di irritazioni cutanee applicando una maschera realizzata con gli estratti ricavati dalla pianta.
Nonostante le sue criticità, è riconosciuta come una pianta officinale i cui estratti erano noti ed adoperati fin dall’antichità.
Alcune parti di questa pianta sono commestibili. Ad esempio, i gambi delle foglie di questa varietà botanica possono essere mangiati dopo averli bolliti e mescolati con altre verdure, come, ad esempio, le bietole. Il loro sapore è simile a quello di altre verdure come gli asparagi. Le foglie appena raccolte possono essere utilizzate per preparare tisane ed infusi.
Si tratta dunque di una pianta che viene adoperata anche ad uso culinario, sia come verdura, che infine per la preparazione di infusi e tisane.
L’uso di questa pianta è controindicato per alcune categorie di persone, come le donne in gravidanza o in fase di allattamento. Occorre, inoltre, prestare particolare attenzione all’interazione di questa pianta con altri farmaci con cui potrebbe interagire. Le controindicazioni sull’uso di questo ingrediente naturale sono legate anche alla presenza di sostanze alcaloidi.
All’elevata concentrazione di alcaloidi contenuti all’interno di questa varietà botanica vengono attribuiti potenziali effetti collaterali. In particolare, occorre fare attenzione per il potenziale effetto tossico nei confronti del fegato. Meglio evitare, quindi, di assumerne elevate quantità soprattutto per le persone che soffrono di problemi epatici.
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